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 2025  maggio 21 Mercoledì calendario

Caporalato, finte coop e frodi La mafia dei campi si espande

Un giro d’affari plurimiliardario e nuove forme di criminalità, come il caporalato transnazionale sostenuto da «gigantesche agenzie informali di brokeraggio e intermediazione illecita». Dopo le mafie dei pascoli e il pizzo nei mercati generali, la criminalità organizzata che agisce lungo la filiera agroalimentare si è evoluta. E colpisce duro con un “fatturato” che arriva a 25,2 miliardi di euro. Lo dice il nuovo “Rapporto sui crimini agroalimentari in Italia” elaborato da Coldiretti, Eurispes e Fondazione Osservatorio Agromafie e presentato a Roma. L’indagine lancia un nuovo allarme: l’Europa non fa abbastanza per arginare il fenomeno.
La cosiddetta agromafia rappresenta un’azienda dagli indici di efficienza elevatissimi: «Nel giro di poco più di un decennio – spiega una nota – ha praticamente raddoppiato il volume d’affari, recuperando in breve tempo il terreno perso con la pandemia ed estendendo la sua azione a sempre nuovi ambiti». Negli affari illeciti da nord a sud c’è davvero di tutto: caporalato, a falsificazione e sofisticazione dei prodotti alimentari, controllo della logistica, appropriazione di terreni agricoli e fondi pubblici, fino all’usura, al furto e al cybercrime. Ed è proprio il caporalato a costituire uno degli esempi più eclatanti. Gian Carlo Caselli (presidente del Comitato scientifico dell’Osservatorio) e Gian Maria Fara (presidente di Eurispes), parlano di «nuove organizzazioni transnazionali che gestiscono gli invisibili». Network del crimine agroalimentare che si occupano di tutto e che macinano miliardi a suon di vite umane.
Ma è tutto il settore agroalimentare ad essere «diventato sempre più attrattivo per le organizzazioni criminali che aumentano i tentativi di estendere i propri tentacoli su molteplici asset legati al cibo». Un altro esempio è fornito dall’accorto sfruttamento delle «pieghe della burocrazia per promuovere il credito illegale, acquisire aziende agricole e riciclare denaro, mentre gli imprenditori subiscono minacce e danni per cedere terre e attività». Obiettivi principali sono i fondi pubblici e il controllo di mercati e appalti. Con meccanismi sofisticati come quello delle “imprese senza terra”, realtà con la forma giuridica di cooperativa che si propongono alle aziende agricole come fornitrici di addetti per le varie attività, soprattutto stagionali e che impongono ai lavoratori l’adesione formale alla cooperativa senza però vantaggi; agli stessi addetti invece le retribuzioni possono risultare fino al 40 % inferiori rispetto a quanto previsto dai contratti leciti, all’insaputa delle stesse aziende agricole che pagano il servizio direttamente alla cooperativa. «Ma le infiltrazioni – precisa poi la ricerca – si estendono a ristorazione, mercati ortofrutticoli e grande distribuzione, senza risparmiare vere e proprie le frodi alimentari, con prodotti adulterati o senza etichetta». Tra i prodotti più colpiti sono vino, olio, mangimi e riso.
Alla base di tutto ci sono molte cause; le crisi internazionali e dell’economia, il cambiamento climatico ma anche, paradossalmente, il successo miliardario del buon agroalimentare nazionale la cui filiera allargata vale ormai 620 miliardi di euro e 69,1 di esportazioni, come ricorda Ettore Prandini, presidente nazionale di Coldiretti. Primati che generano però un mercato di “falsi alimentari italiani” che da solo vale circa 120 miliardi di euro. E c’è anche l’ingente quantità di fondi messi a disposizione dall’Europa per sostenere uno dei comparti cruciali dell’intera economia.
Ma quindi che fare? La ricetta è sempre la stessa: aumentare i controlli e il coordinamento tra gli enti. E usare, appena possibile, i nuovi strumenti messi a disposizione. È di pochi giorni l’approvazione del disegno di legge che introduce nel codice penale un nuovo titolo dedicato ai “delitti contro il patrimonio agroalimentare”. Una volta legge, il provvedimento introdurrà il reato di frode alimentare e il reato di commercio di alimenti con “segni mendaci”.
In attesa della nuova legge, si delinea però un altro rischio. L’Europa, spiegano i promotori dell’indagine, sta sottovalutando il problema. «L’individuazione delle agromafie in Europa – denuncia il Rapporto risulta estremamente deficitaria». Gruppi criminali organizzati che agiscono in agricoltura sarebbero però stati individuati in Austria, Belgio, Germania, Slovacchia, Spagna e Paesi Bassi. E non solo. All’orizzonte si stanno delineando anche le «mafie cinesi, interessate all’acquisto di terreni e piccole aziende, e per la stessa logica».