la Repubblica, 20 maggio 2025
“Almasri, omicidi e torture”: le nuove accuse della Cpi
Nuove accuse per quello che è accaduto negli ultimi dieci anni, dal 2015 a oggi. Con ipotesi di omicidi, torture, «persecuzione per motivi religiosi e ideologici». Un maxi sequestro di beni da 12 milioni di sterline in Gran Bretagna con il sospetto che la grande cassa del traffico di essere umani sia altrove, in Europa, forse, o in altri Paesi arabi, in conti cifrati di cui soltanto Almasri detiene le chiavi. La possibilità concreta che, se l’attuale governo di Abdulhamid Dbeibah riesce a superare i prossimi giorni, e se nessuno, come è accaduto per Bijia, il trafficante di uomini, lo ammazza prima, Osama Najim Almasri possa essere arrestato e consegnato alla Corte penale internazionale. «Non posso lasciarlo nel suo incarico» ha detto Dbeibah in un discorso alla nazione nel fine settimana. «Non ho chiesto la sua rimozione all’Italia, non lo conosco e non l’ho mai incontrato. L’Italia ha forse subito le pressioni di una milizia».
Mentre la Libia continua a tremare (ieri da Est hanno provato l’ennesima spallata al governo), in Italia c’è molta preoccupazione per il caso Almasri. Nei giorni scorsi la Libia ha firmato un nuovo accordo con la Cpi scaricando di fatto il capo delle milizie che Roma non aveva arrestato e rimpatriato in Libia.
Nelle ultime 48 ore la situazione però è diventata ancora più complessa. Perché Dbeibah ha nei fatti sostenuto che l’Italia ha subito pressioni da parte delle milizie che hanno usato l’ambasciata libica (Repubblica aveva pubblicato il documento inviato al ministro degli Esteri, Antonio Tajani). E che il suo governo era restato fuori dalla trattativa. «Siamo sorpresi da chi lo difende» ha detto Dbeibah. «Secondo la Cpi avrebbe stuprato una ragazza di 14 anni, come possiamo fidarci di una persona del genere? Io ho avuto pressioni da più parti ed anche dall’ambasciata italiana per il suo rilascio».
Potrebbe essere una mossa della disperazione, quella del presidente libico, di rifugiarsi sotto il cappello protettivo della giustizia internazionale. Ma è altrettanto vero che un eventuale arresto ed estradizione di Almasri creerebbe non pochi problemi all’Italia: e non soltanto un imbarazzo politico, dopo la riconsegna a gennaio del criminale libico. Ma perché potrebbe raccontare cosa è accaduto nei giorni del suo arresto e i suoi rapporti in questi anni con i Paesi occidentali.
Come ha ricordato il sottosegretario Alfredo Mantovano nella nota del 30 aprile con cui l’Italia si è difesa dalle accuse della Cpi, Almasri ha girato per settimane in Europa prima dell’arresto in Italia. Ed è proprio in Gran Bretagna, dove il capo delle milizie era volato prima di farsi arrestare a Torino, che aveva nascosto 12 milioni di sterline. Un piccolo pezzo del suo tesoro.