la Repubblica, 20 maggio 2025
Patto sulle pandemie l’Italia si astiene all’Oms con la Russia e l’Iran
All’Oms l’Italia si schiera con altri dieci Paesi, tra cui Russia e Iran, e si astiene sull’“Accordo pandemico”, che passa in commissione con i voti favorevoli di ben 124 Stati (e nessuno contrario). Oggi il testo arriverà all’assemblea mondiale della sanità, l’organo decisionale più importante dell’Organizzazione, e verrà approvato. La rigidità del governo italiano quando si tratta di Covid, e quindi anche del rischio di future pandemie, ha raggiunto la sua massima espressione ieri a Ginevra, all’incontro di quell’Oms dalla quale una forza di maggioranza, la Lega, vorrebbe uscire.
Ad astenersi sono stati, oltre a Italia, Russia e Iran, anche Bulgaria, Polonia, Giamaica, Israele, Romania, Paraguay, Guatemala e Slovacchia, il cui presidente Robert Fico ha chiesto che ci fosse una votazione e non un’approvazione “per consenso”, quindi senza che i singoli stati esprimessero una preferenza. Il ministro alla Salute Orazio Schillaci ha seguito le indicazioni arrivate dalla presidenza del Consiglio. Da molto tempo nel mondo No Vax, ma anche tra esponenti leghisti, c’è subbuglio per il documento dell’Oms, anche se nel tempo è stato molto ridimensionato, tanto che all’inizio doveva chiamarsi “Trattato pandemico” e invece è diventato appunto un “accordo”. I cambiamenti non sono bastati, nella maggioranza evidentemente si ritiene il testo non in linea con le politiche che metterebbe in atto l’esecutivo in caso di nuova pandemia.
I negoziati per arrivare all’accordo pandemico, che anche dopo l’approvazione di oggi dovrà affrontare diversi passaggi prima di diventare operativo, sono durati circa tre anni. Nel testo definitivo si parla di prevenzione, preparazione e risposta alle future minacce pandemiche. Sono state invece escluse disposizioni che avrebbero dato all’Oms l’autorità di intervenire nelle politiche nazionali, di imporre agli Stati azioni specifiche e provvedimenti come quelli sui limiti agli spostamenti, sugli obblighi di vaccinazione, oppure su misure come il lockdown. Nel testo si parla invece della possibilità di condividere informazioni sui patogeni, di sviluppare capacità di ricerca in varie aree del mondo, di trasferimenti di tecnologie, conoscenze e competenze per la produzione di dispositivi sanitari connessi alla pandemia. Si prevede anche la possibilità di muovere personale specializzato tra i vari Paesi, di istituire un meccanismo finanziario di coordinamento, di creare una catena di approvvigionamento globale e una rete logistica. Niente imposizioni agli Stati, dunque.
Mentre il ministero alla Salute e il governo prendono le distanze dall’Oms, la stessa Organizzazione è il punto di riferimento di un documento interno del nostro Paese,cioè il Piano pandemico nazionale, che dice cosa fare nel caso di una nuova infezione globale. Anche questo è un testo che, visto che tratta lo stesso tema, vive tempi di traversie. Addirittura era pronto un anno e mezzo fa e non si è riusciti mai ad approvarlo, tra critiche della maggioranza parlamentare in un senso e delle Regioni in un altro. Una stesura faticosissima, che racconta molto bene gli imbarazzi, i dubbi e le lentezze di chi gestisce la sanità quando si deve occupare di pandemia. Nell’ultima versionedel Piano, l’Organizzazione mondiale della sanità viene citata ben 53 volte, per fare riferimento alle sue linee guida su cosa fare nel caso scoppi una nuova epidemia mondiale. Se la destra italiana cerca di svilire il ruolo dell’Oms, anche astenendosi – in netta minoranza- sui suoi documenti più importanti, i tecnici continuano a usarla come punto di riferimento.