la Repubblica, 20 maggio 2025
Le truppe di Mosca davanti alla Finlandia “È il prossimo fronte”
Mentre si discute di pace, la Russia ha iniziato un massiccio schieramento militare a ridosso della frontiera finlandese. I satelliti hanno fotografato un’installazione creata negli ultimi mesi con centinaia di tende e piazzole per elicotteri: sembra essere un campo di addestramento, destinato a formare reparti scelti. Altre cinque basi risalenti ai tempi dell’Urss stanno venendo ristrutturate: sorgono hangar per caccia, sono stati dislocati squadroni di elicotteri e ci sono atterraggi frequenti di bombardieri.
L’iniziativa non sorprende: il confine finlandese è il settore nord della nuova Cortina di Ferro, che prosegue nei Paesi Baltici e in Polonia. Queste nazioni stanno costruendo barriere sulla frontiera orientale con ostacoli anti-tank: si preparano a uscire dal Trattato di Ottawa, che vieta gli ordigni anti-uomo, per munirle di campi minati.
L’adesione alla Nato di Helsinki e Stoccolma ha fatto svanire il “cuscinetto neutrale” su cui Mosca poteva contare nella regione, mettendola per altri mille chilometri a contatto diretto con l’Alleanza atlantica. Ma i piani del Cremlino non sono ritenuti soltanto difensivi: si comincia a delineare la postura che l’armata di Putin prenderà dopo la fine delle ostilità in Ucraina. «I militari russi hanno intrapreso una significativa espansione delle forze – ha dichiarato alNew York Times Michael Kofman, analista del Carnegie Endowment –. Dopo la guerra, l’esercito sarà piùgrande di quello del 2022. Alla luce della ristrutturazione dei loro distretti, sembra che stiano dando la priorità al confronto con la Nato».
C’è un’altra notizia che conferma questo spostamento del baricentro strategico di Mosca. La scorsa settimana il Cremlino ha insediato al vertice dell’esercito Andrey Mordvichev, un generale di 49 anni che dall’inizio dell’invasione non ha perso una sola battaglia. Di lui si ricorda un’unica intervista, concessa nel 2023 alla tv statale: «Quanto durerà la guerra? L’Ucraina è solo una fase intermedia: ci dobbiamo impegnare ancora, non metto date. Ma se andiamo alle cose concrete e parliamo dell’Europa Orientale – perché è di questo che bisogna parlare – allora richiederà più tempo». Alla domanda «Siamo preparati per scontrarci con la Nato?», ha risposto: «Saranno più deboli degli ucraini, molto più deboli: l’Ucraina ha l’approccio slavo e la scuola sovietica».
Kiev lo considera un criminale, responsabile dell’uccisione di 25 mila civili a Mariupol. Quell’assedio è stato l’inizio della sua ascesa: si riteneva che i russi non avessero truppe sufficienti per espugnarla. Mordvichev ha usato i tank per spezzare la città in tanti quadranti, poi li ha sommersi di cannonate, quindi ha mandato i ceceni a cancellare i nuclei di resistenza.
Nessuno si è reso conto del suo ruolo: gli ucraini lo avevano dato per morto nel marzo 2022, vittima di un raid. Invece nella primaveradel 2023 ha preso il comando delle brigate impegnate nel Donbass. Il conflitto si era trasformato in una lotta di trincea e lui ha cambiato le tattiche. Ha compreso la rivoluzione determinata dai droni; fatto i conti con i limiti dei volontari, anziani e poco motivati; infine ha sfruttato il potenziale delle bombe plananti appena adottate dall’aviazione. Ed ecco che in pochi mesi ha messo a punto un nuovo modo di combattere, lento ma vincente. Nell’ottobre 2023 Mordichev ha dato l’assalto ad Avdiivka, una città-fortezza, e in quattro mesi l’ha conquistata: è stato un punto di svolta, da allora l’avanzata russa non si è più fermata.
Per gli ucraini è un macellaio, che manda al massacro i suoi soldati. Per i russi è l’ufficiale più brillante, paragonato al conquistatore di Berlino Zukhov, che ha saputo innovare il conflitto e rompere gli schemi. Adesso il Cremlino ritiene di non avere più bisogno di lui al fronte: dovrà rifondare l’esercito, preparandolo a fronteggiare la Nato. Mordvichev, nato in Kazakhistan, è un figlio dell’era putiniana: vuole riportare Mosca alla potenza dell’Urss.