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 2025  maggio 20 Martedì calendario

Giuli offre 17 € al giorno per suonare l’inno. Il ‘no’ dei musicisti della Fenice di Venezia

La Fenice di Venezia rifiuta di intonare l’inno nazionale? È esploso un caso, ieri, dopo che le rappresentanze sindacali del Teatro hanno detto “no, grazie” alla richiesta ministeriale di registrare l’inno, video e immagini, da mandare in onda il 2 Giugno dopo il Tg1. “I sindacati facciano i sindacati, ma si rendano conto che è realmente stupefacente rifiutarsi di intonare l’inno nazionale se non di fronte a un’ulteriore elargizione di 45 mila euro, vostri, nostri, contributi pubblici – ha detto Giuli ai cronisti –. L’Italia è piena di italiani che pagherebbero per avere l’onore di intonare l’inno d’Italia”. Posizioni simili a quelle espresse da diversi esponenti di maggioranza.
La trattativa su lavori extra è stabilita dal contratto nazionale, in questo caso si parla di due giorni di lavoro. La Fenice non è un teatro a caso: ogni anno ottiene uno straordinario successo con i concerti in Rai. La proposta iniziale rifiutata dai sindacati era di 35 euro lordi totali, per le due giornate. Marco Trentin, violoncellista e sindacalista, spiega che la controproposta (registrare solo con l’orchestra, tagliando il coro, cioè 70 lavoratori) era irricevibile. “Sono proposte poco serie, siamo tutti d’accordo, l’inno non può essere usato come scusa per stracciare i contratti collettivi”. I sindacati non hanno mai chiesto 45 mila euro, ma circa 18 mila in più rispetto ai 20 mila stanziati, che avrebbero portato a un centinaio di euro a lavoratore, per due giorni. Per Giuli non se ne parla, l’inno ha “un valore inestimabile”.