ilsole24ore.com, 20 maggio 2025
Contraccezione in Europa: disparità nell’accesso alla pillola. L’Italia tra ritardi e criticità
In Inghilterra, entro la fine del 2025 la pillola del giorno dopo sarà distribuita gratuitamente in tutte le farmacie, una svolta che sancisce il riconoscimento del diritto alla contraccezione d’emergenza come parte integrante della salute pubblica femminile. La decisione evidenzia quanto il panorama europeo sia disomogeneo, sia per l’accessibilità ai contraccettivi, sia per il sostegno economico garantito dallo Stato. Se da un lato Paesi come la Francia hanno avviato una piena gratuità per i più giovani, e altri — come la Spagna — iniziano a colmare le lacune regionali, dall’altro ci sono realtà come la Romania dove la contraccezione resta un costo totalmente a carico delle donne.
In questo contesto a due velocità, l’Italia sembra essersi fermata a metà strada. Le pillole anticoncezionali, così come la contraccezione d’emergenza, sono formalmente accessibili ma raramente gratuite. Il sistema sanitario nazionale non garantisce una distribuzione omogenea né supporta pienamente l’accesso ai metodi contraccettivi, lasciando alle regioni margini ampi di discrezionalità.
Secondo i dati della Società Italiana di Ginecologia e Ostetricia (SIGO), la pillola contraccettiva viene utilizzata solo dal 16-18% delle donne italiane in età fertile — una percentuale molto più bassa rispetto alla media europea. Le ragioni? Mancanza di campagne informative capillari, barriere culturali ancora forti, e soprattutto un accesso economico limitato: la pillola non è rimborsata se non in casi specifici, e la gratuità della contraccezione d’emergenza (disponibile senza ricetta per le maggiorenni) non è garantita in tutte le farmacie.
Inoltre, l’educazione sessuale nelle scuole italiane è assente o estremamente limitata, lasciando i giovani spesso disinformati o vittime di pregiudizi. In un’Europa che discute sempre più apertamente di salute riproduttiva come diritto fondamentale, il nostro Paese rischia di rimanere ai margini del dibattito.
Spagna: l’accesso resta diseguale
La Spagna sta registrando un miglioramento costante nell’adozione della contraccezione, grazie anche a un lavoro continuo di monitoraggio da parte della Sociedad Española de Contracepción (SEC). Secondo l’ultima indagine condotta tra giugno e luglio 2024 su un campione di 1.736 donne tra i 15 e i 49 anni, solo il 19,7% delle intervistate dichiara di non usare alcun metodo contraccettivo — il dato più basso dal 2014.
La pillola anticoncezionale è il secondo metodo più utilizzato, in particolare nella fascia d’età tra i 20 e i 29 anni. Inoltre, il 39,7% delle donne ha dichiarato di aver utilizzato almeno una volta la contraccezione d’emergenza. Tra le adolescenti, oltre il 63% richiede regolarmente farmaci per il dolore mestruale, un dato che dimostra la necessità di una presa in carico più strutturata della salute riproduttiva femminile.
L’accesso alla pillola del giorno dopo è formalmente garantito in farmacia, senza prescrizione, per entrambe le formulazioni: il levonorgestrel (da assumere entro 72 ore) e l’ulipristal acetato, commercializzato con il nome ellaOne (efficace fino a 120 ore). Tuttavia, solo alcune comunità autonome (tra cui Catalogna, Paesi Baschi e Madrid) ne garantiscono la distribuzione gratuita nei centri sanitari pubblici, mentre in altre regioni resta un costo a carico delle donne.
Il recente report della Federación de Planificación Familiar SEDRA denuncia proprio questa disomogeneità, mappando le differenze regionali nell’accesso ai metodi contraccettivi. In particolare, si sottolinea come in molte zone rurali o periferiche manchino centri informativi e servizi per una consulenza contraccettiva tempestiva.
Infine, un altro ostacolo importante è la disinformazione. Molte donne, per esempio, non sanno che esistono due tipi diversi di pillola del giorno dopo o pensano erroneamente che questa sia efficace solo entro 24 ore. La SEC insiste quindi sulla necessità di potenziare le campagne educative nelle scuole e attraverso i canali digitali, per garantire un accesso non solo materiale ma anche consapevole alla contraccezione.
Austria: nessun rimborso nazionale, ma un progetto pilota prova a cambiare le regole
In Austria, la contraccezione è ancora considerata una responsabilità individuale, prevalentemente femminile, e i costi sono quasi interamente a carico delle utenti. Secondo il rapporto pubblicato dal Ministero della Salute nel giugno 2024, una donna su due paga di tasca propria il proprio metodo contraccettivo; solo una su quattro divide i costi col partner.
I prezzi variano tra i 30 e i 230 euro l’anno a seconda del metodo scelto. L’Austria si colloca nei gradini più bassi del Contraception Policy Atlas europeo, sia per quanto riguarda la copertura pubblica sia per l’accesso a una consulenza contraccettiva efficace.
Nonostante questo quadro critico, ci sono segnali di cambiamento: a ottobre 2024 è stato avviato un progetto pilota nel Land del Vorarlberg (regione occidentale del paese), che durerà fino a fine 2026. Circa 3.500 donne riceveranno consulenze gratuite e contraccettivi su richiesta, con l’obiettivo di misurare l’impatto su scelte e benessere.
Uno studio collegato al progetto ha già rilevato che il 37% delle donne userebbe metodi diversi se fossero gratuiti — segno che il costo è ancora un ostacolo importante all’autodeterminazione sessuale.
Romania: contraccezione completamente a carico delle donne
La Romania rappresenta uno degli scenari più problematici in Europa in termini di accesso ai metodi contraccettivi. A oggi, nessun tipo di contraccezione è coperto dal sistema sanitario nazionale. Né la pillola anticoncezionale, né quella del giorno dopo, né gli IUD o altri dispositivi vengono rimborsati o distribuiti gratuitamente dallo Stato.
Le donne rumene devono quindi sostenere tutti i costi da sole, e spesso affrontano barriere anche di tipo culturale e informativo. L’educazione sessuale nelle scuole è pressoché assente, e i centri di pianificazione familiare — eredità di un passato più progressista negli anni ’90 — sono stati progressivamente smantellati o sottofinanziati.
Le organizzazioni femministe e le ONG attive nel settore della salute riproduttiva denunciano da anni questa situazione, che contribuisce a tassi elevati di gravidanze indesiderate e aborti tra le adolescenti. In mancanza di una volontà politica chiara, però, non sembrano esserci all’orizzonte riforme strutturali.
La Romania rimane così un caso emblematico di arretratezza europea, dove il diritto alla contraccezione è di fatto un privilegio economico.
Regno Unito: presto la pillola del giorno dopo sarà gratuita
Nel Regno Unito, la contraccezione è storicamente accessibile grazie al National Health Service (NHS), che fornisce gratuitamente tutti i principali metodi contraccettivi attraverso consultori e medici di base.
Ma la vera notizia è arrivata a marzo 2025, con l’annuncio che la pillola del giorno dopo sarà gratuita in tutte le farmacie del paese. Attualmente la contraccezione d’emergenza è disponibile solo in alcuni consultori o a pagamento in farmacia (tra le 10 e le 30 sterline).
Questa misura — considerata una “rivoluzione per l’accesso equo alla salute riproduttiva” — si propone di eliminare uno degli ultimi ostacoli economici e logistici per le donne inglesi. Secondo i dati NHS, una donna su tre tra i 16 e i 30 anni ha utilizzato almeno una volta la pillola del giorno dopo, ma molte evitano di farlo per ragioni economiche o stigmatizzazione.
Anche l’educazione sessuale nel Regno Unito è obbligatoria e ben strutturata, con programmi aggiornati che includono la contraccezione, il consenso e la prevenzione delle infezioni sessualmente trasmissibili. Tuttavia, restano disuguaglianze territoriali e culturali — ad esempio in Irlanda del Nord, dove alcune prescrizioni restano più restrittive.
La riforma del 2025 punta dunque non solo a migliorare l’accesso, ma anche a normalizzare la contraccezione d’emergenza come un elemento essenziale della salute pubblica.
* Questo articolo rientra nel progetto di giornalismo collaborativo europeo “Pulse”.