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 2025  maggio 19 Lunedì calendario

Centrosinistra in piazza per i referendum. Ognuno a modo suo

La lotta all’astensionismo predicato dal centrodestra – cariche di governo incluse – a far da collante tra i leader di opposizione. Tutti ( o quasi) pronti a scendere in piazza, e a sotterrare almeno per un pomeriggio i distinguo che li condurranno alle urne in vista dei referendum dell’8 e 9 giugno. La “maratona contro l’astensionismo”, come l’ha ribattezza la Cgil, organizzatrice dell’evento, prenderà il via questo pomeriggio, alle 18, nei giardini di Piazza Vittorio, e servirà anche a «rompere il silenzio mediatico che continua ad oscurare i cinque referendum». Ma non elimina, almeno alla vigilia, tutte le incognite: dal numero di adesioni alla possibilità per le diverse forze politiche di salire sullo stesso palco, evitando di pestarsi i piedi con indicazioni di voto contrastanti.
I PARTECIPANTI
In linea con la Cgil, schierata per cinque sì al referendum ( i quattro sul lavoro e il quinto sulla cittadinanza) sono i leader di Alleanza verdi e sinistra e la segretaria dem, Elly Schlein. Insieme a loro, salirà sul palco Giuseppe Conte, il presidente del M5S favorevole ai quattro quesiti sul lavoro, ma che sulla cittadinanza ha lasciato libertà di coscienza (con la premessa che voterà a favore). E ancora, Riccardo Magi, reduce da un’apparizione da fantasma alla Camera, per protestare contro chi vuole boiocottare i referendum. Per Più Europa, promotrice in prima battuta del quesito della cittadinanza – quello che fino al momento ha raccolto il consenso più ampio – solo un quesito, in materia di lavoro, avrà il sì: quello sulla sicurezza sul lavoro che chiede l’abrogazione della norma che non permette al lavoratore in subappalto che ha un incidente di chiedere il risarcimento anche all’impresa che ha commissionato l’opera. Per cinque leader che hanno deciso di provare a fare fronte comune contro l’astensionismo, due hanno deciso di non rispondere all’appello della Cgil: Matteo Renzi e Carlo Calenda. Con Azione, orientata verso un unico sì – quello sulla cittadinanza – e Italia viva contraria – e non potrebbe essere altrimenti – ai due quesiti che abrogano norme contenute nel Jobs Act, varate dal governo di Matteo Renzi ( nello specifico, il primo e il terzo relativi ai licenziamenti illegittimi e all’obbligo di causali nei contratti a termine). Libertà di coscienza, invece, sulla cancellazione del tetto all’indennità nei licenziamenti nelle piccole imprese e sulla norma relativa alla sicurezza sul lavoro, e un sì, come per Azione, sulla cittadinanza. Uno schema di voto, per ironia della sorte, quasi più “aperturista” rispetto a quello messo in campo dalla minoranza riformista dem, orientata a due soli sì ( sulla cittadinanza e sulla sicurezza). Tant’è che pure sulla partecipazione alla manifestazione della Cgil, il Nazareno non ha forzato la mano. Nessuna indicazione o invito esplicito: «Non era la circostanza per cui richiedere la partecipazione come “prova d’amore”», ironizza un dem. Come dimostrano le risposte date da molti esponenti del partito, divisi tra chi ha detto di non essere al corrente dell’evento e chi non riuscirà a partecipare. Complice il lunedì: «Molti parlamentari sono ancora sul territorio». Ad accompagnare la segretaria saranno i più vicini, incluso il capogruppo dei dem in Senato, Francesco Boccia e il deputato romano Andrea Casu. «Penso che l’Italia possa sorprenderci con un’ondata di partecipazione – ha detto Schlein ieri sera – per dire basta alla precarietà, per aumentare la sicurezza sul lavoro e riconoscere la cittadinanza a chi nasce e cresce in Italia».
LE PROTESTE RAI
Se per il raduno di Piazza Vittorio ha prevalso il libera tutti, quasi militaresca è stata, invece, l’organizzazione dei presidi che avranno luogo in mattinata in tutte le sedi regionali della Rai. L’idea, tutta farina del sacco del Pd, si intitola «Spegniamo TeleMeloni, accendiamo la democrazia». Ed ha previsto un coordinamento massiccio dei vari responsabili regionali che, di fronte alle sedi locali dell’emittente, hanno chiamato a raccolta anche parlamentari, esponenti provinciali e semplici militanti. Sul banco degli imputati, il black out informativo in corso sui referendum. «Tutti i cittadini – recita la nota del Pd- hanno il diritto di essere informati correttamente e il servizio pubblico radiotelevisivo ha il dovere di informare correttamente. I dati Agcom certificano invece che la Rai ha dedicato finora lo 0,62 per cento degli spazi alle consultazioni: TeleMeloni sta spegnendo il servizio pubblico». Il raduno più grande è quello che avrà luogo di fronte alla sede Rai di Via Teulada, a partire dalle 11. Ci saranno esponenti dem della Vigilanza Rai, come Stefano Graziano. Ma pure riformisti, come l’ex ministra Marianna Madia e Filippo Sensi. A dimostrazione, commenta un deputato che «unirsi si può e si deve».