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 2025  maggio 18 Domenica calendario

In 200 al raduno anti-immigrati. Scontri al corteo degli antagonisti

Al mattino il teatro Condominio di Gallarate (Varese). Al pomeriggio la stazione Cadorna, nel centro di Milano. Due piazze blindatissime, distanti meno di quaranta chilometri. Eppure opposte: da una parte il raduno delle destre estreme europee che teorizza la deportazione coatta degli immigrati; dall’altra il corteo degli antagonisti, con bandiere della Palestina e dei centri sociali, sfociato in scontri con le forze dell’ordine.
Dopo giorni di notizie rincorse e nascoste, l’ufficialità dell’appuntamento del Remigration summit è arrivato solo alle sei di ieri via mail: ritrovo alle 9 al teatro di Gallarate. Così è stato e forse non poteva essere altrimenti con 400 biglietti venduti (200 invece i partecipanti) a viaggiatori che convogliavano soprattutto sull’aeroporto di Malpensa. Americani, inglesi, polacchi, olandesi e anche italiani. L’area è stata cinturata dalle forze dell’ordine ma non ci sono state tensioni. Una delegazione del Pd ha contestato pacificamente con lo striscione «il razzismo non si discute, si combatte».
L’appuntamento si è aperto con le parole dell’eurodeputato della Lega, Roberto Vannacci, che ha voluto inviare un videomessaggio: «Vi do il mio sostegno. La remigrazione non è uno slogan ma una proposta concreta. Vuol dire mettere al centro gli italiani, gli europei. Porterò questa battaglia a Bruxelles», ha detto l’ex generale di fatto alla sua prima uscita pubblica da vicesegretario del partito. Tra i membri del Carroccio al Remigration summit anche Alessandro Corbetta, capogruppo in Consiglio regionale e l’eurodeputata Isabella Tovaglieri. «Ringraziamo Gallarate per aver garantito quello che Milano ha negato: il rispetto della libertà di espressione. Saremo sempre in prima linea», ha sottolineato Tovaglieri insieme a Alessandro Verri, consigliere comunale a Milano. Mentre la vicesegretaria del partito Silvia Sardone ha mandato anche lei un video messaggio in cui si è rivolta agli esponenti del Pd: «Si arrogano il diritto di decidere chi può manifestare, riunirsi organizzare un discorso perché ovviamente per loro organizzare un incontro è possibile solo se il pensiero è esattamente il loro». Sul tema è intervenuto anche il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi: «In democrazia non bisogna avere paura di nulla, anche di idee che possano apparire molto forti, molto controverse».
Il sipario sul primo Remigration summit è calato alle 14.30. Un’ora a dopo a Milano 600 manifestanti dell’area antagonista si sono mossi in corteo da largo Cairoli. Dopo venti minuti, un gruppetto di cinquanta ragazzi si è cambiato, nascondendosi dietro lo striscione «Make Europe antifa again». Sono riemersi vestiti di nero, con il passamontagna e con i caschi. Hanno provato a sfondare il cordone di polizia e carabinieri due volte con lanci di bottiglie, sassi, petardi e fumogeni: prima a fianco della stazione di Cadorna, con l’obiettivo di raggiungere in treno proprio Gallarate. Poi quasi all’incrocio con corso Magenta dove si trova il Palazzo delle Stelline, sede delle rappresentanze europee a Milano. Le forze dell’ordine hanno risposto con cariche, lacrimogeni e idranti. Nessun ferito e sembrerebbe nessun danno, nelle stesse vie scenario degli scontri nel giorno dell’inaugurazione di Expo 2015. «I soliti professionisti del disordine, con il pretesto di manifestare contro il Remigration summit», ha commentato il numero uno del Viminale, cui ha fatto eco il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, che ha parlato di «teppisti di sinistra».