la Repubblica, 18 maggio 2025
Intervista a Gianna Nannini
Gianna Nannini porta una bellissima giacca con pantaloni di un brillante color elettrico sul corpo magro. I capelli come sempre spettinati, una voglia di muoversi felice e quel parlare un toscano forte. Ma lei lo sa che in giugno compirà 71 anni? Con le piccole rughe sulle guance che non hanno mai visto un chirurgo plastico, quelli che ormai si consultano a 14 anni, mostra come le donne sono più belle a 70, con l’aria serena, che con vent’anni di meno e tutte massaggiate. «Io sono una donna anomala».
«Perché non faccio vedere le tette, il culo e le gambe. Non lo faccio perché altrimenti le altre non avrebbero lavoro. Scherzi a parte, ora partiamo con i concerti: il 26 giugno al Circo Massimo, sul palco anche De Gregori, poi giriamo l’Italia, da Pompei alla Reggia di Caserta all’Arena di Verona».
Hai ancora a che fare con la pasticceria di famiglia, a Siena?
«Quando mio padre ha avuto dei problemi, mio fratello Alessandro, con cui ho un ottimo rapporto, ha preso l’azienda e io ho comprato la terra, dove faccio l’olio e il vino».
Hai 70 anni…
«Sì, in teoria. Sai, la morte è obbligatoria, ma l’età è facoltativa. Dico sempre che sono nata nel 1983, quando ho avuto un trauma mentale, un cortocircuito come quando si bruciano i computer. Ci ho scritto anche una canzone. Ero in Germania quando sono stata male. Sono nata allora. Nuova. Con delle reminiscenze simili a quelle dei sogni. È chiaro che c’è un passato, ma è passato».
A 56 anni hai deciso di avere un figlio. Lo hai fatto per l’idea del futuro? Per avere qualcuno che ti volesse bene?
«Lo volevo da tempo, ma non a tutti i costi. Non arrivava mai e pensavo che non sarebbe più successo. Mi sono detta: faccio l’ultimo tentativo. E lì è nata Penelope. Sai, mi sembrava che la mia funzione non fosse completa. Fare un figlio era dare la vita, credere nella vita che ho fatto. E Penelope ha una grande voglia di vivere, è una persona gioiosa, con molto senso dell’humor».
Dopo che hai fatto questa figlia, che l’hai avuta lì da guardare, accarezzare, per te è stato importante sentirti madre?
«Penso di essere abbastanza brava, magari l’ho un po’ viziata. Ma è la prima e unica, l’ho desiderata tanto... Volevo che il mio corpo mettesse al mondo un essere umano. È una grande opportunità per una donna e va vissuta bene. Ho avuto una bella gravidanza, ho continuato a cantare, ho fatto un disco mentre ero incinta».
Non l’hai mai mostrata.
«No, mai. Prima perché era una bambina e non aveva consapevolezza, ora ha 14 anni e non mi sembra rispettoso nei confronti dell’adolescenza. E a lei dà fastidio fare foto, non vuole».
La tua notorietà la spinge a essere come te?
«No, al contrario. Io sono euforica, lei molto riservata. Mi sgrida: mamma, non si urla. Mi riprende in continuazione. Io faccio tutto sbagliato».
Le dà fastidio la tua notorietà?
«Non lo dice,ma è orgogliosa. Non si mette in mostra, non vuole essere una cantante famosa, anche se ha una bella voce. Ballava benissimo ma ha smesso di andare a lezione. I cavalli e il pattinaggio sul ghiaccio sono le sue cose preferite».
Il fatto che tua figlia avrà la sua vita…
«Ma ce l’ha già. E mi dispiace. L’accompagno a scuola tutte le mattine, si mette gli auricolari e ascolta la musica. Non la mia, eh. So tutte le sue materie. Come è andata oggi? “Bene, bene”. Mi emoziono quando i professori parlano di questa ragazza educata, compita. Quando siamo tornate a vivere a Milano cinque anni fa, non andava bene in italiano, non lo aveva mai studiato, si è messa di impegno e ora è perfettamente bilingue».
Ti crea disperazione il fatto che poi anche lei se ne andrà?
«Ci siamo vicini… Disperazione no. Ma sono rimasta male quando l’ho capito. Vorrebbe studiare veterinaria. “Amore, ma se lavorerai con i cavalli come faccio che sono allergica?”. “Ma mamma, mica vivrò con te”. Non ci avevo pensato, capisci? La verità è che fai un figlio e te lo godi per i primi dieci anni».
Le hai raccontato come è nata?
«Sì, lo sa. In realtà non ha detto niente. È nata in un ambiente in cui non c’era discriminazione, mamme single, donne, uomini... Ha vissuto con normalità il fatto che un papà le ha dato la vita ma non è presente, non è un papà. C’erano delle sue amiche un po’ antipatiche: “Ma tu come fai senza un papà?”. E lei: “Mah, non l’ho mai visto, non ci ho mai vissuto”. È molto risolta, aperta. È indipendente».
Penso che tu abbia fatto una cosa molto bella, avere un figlio senza un marito. A parte che oggi i mariti danno fastidio…
«Le donne sono ad alti livelli, in tutti i sensi. Sembra che sminuiscano gli uomini ma non è vero. Dovrebbero ringraziarci».
Anche per quello vengono maltrattate…
«Quella è una questione di retaggio, di sentirsi fintamente forti. Ma quando maltratti una donna sei uno sconfitto».
In questo Paese, con questo governo, ti senti frenata o libera?
«Io ho sempre fatto quello che volevo. Un Paese ha il governo che si merita. Io mi sento libertaria. Rispetto l’opinione degli altri: se tu non sei d’accordo che io possa avere una gravidanza a una certa età, lo rispetto. Ma chi sei tu per dire a me quello che devo fare? Il mio pensiero libero è rispettare l’altro. Se chi è al governo non è d’accordo io rispetto il loro parere, ma loro rispettino me. Siamo pari».
Tu sei stata, diciamo così, “violata” in senso lato quando aspettavi tua figlia.
«Quando ero piccola avevo un maestro di musica che mi molestava. Ma la violenza verbale e scritta che ho subito quando sono rimasta incinta, è superiore a qualsiasi molestia. Trovavo i fotografi nelle valigie, spuntavano come funghi. Sono cintura nera di karate e, tra l’altro, quando sei incinta diventi molto potente. La mia guardia del corpo difendeva i fotografi da me».
A parte tua figlia, cosa ti rende felice?
«Il momento creativo. Quando finisco una canzone. Sto bene quando trovo la frase giusta».
C’è qualcosa che ti manca?
«I miei genitori. Mio padre è morto il giorno di San Valentino del 2007, mia madre sette anni dopo. Penelope era piccina. Mi chiedeva: “Ma la nonna non può fare come te e rinascere?”».