la Repubblica, 18 maggio 2025
Ripartire dai dati.
Si definiscono «patrioti» arrivati da Inghilterra e Spagna, Austria e Germania, Belgio, Olanda. «Bistrattati dai media e rifiutati dagli hotel» che gli hanno cancellato le prenotazioni. «Contrastati dalla sinistra e i centri sociali» ma, alla fine, comunque vittoriosi, perlomeno dal loro punto di vista, dato che l’evento non solo c’è stato, «ma è stato un successo, e ora ci diamo appuntamento al 2026».
Gallarate, Teatro Condominio: è qui che ieri mattina, alla fine, si è svolto il Remigration Summit, convegno dedicato alla “remigrazione” – la paternità dell’idea è dell’austriaco Martin Sellner, che qualche anno fa si inventò la nave anti-ong “Defend Europe”, e ieri era in completo grigio a parlare dal palco – cara alle destre estreme. La teoria verte sull’idea di riportare nei loro Paesi d’origine gli immigrati, e in Italia piace assai alla Lega di Matteo Salvini, che infatti nei giorni scorsi a chi gli chiedeva se fosse il caso di vietare il summit, rispondeva «mica siamo in Urss». E non a caso alla fine all’evento i salviniani hanno contribuito, seppur in modo indiretto. Dato che la location individuata dopo la cancellazione dell’hotel di Somma Lombardo che all’inizio avrebbe dovuto ospitare il summit, è questo teatro che è sì gestito da un privato ma è di proprietà del comune di Gallarate guidato da Andrea Cassani, segretario della Lega a Varese.
I neonazisti e l’Afd: quegli incontri segreti in una villa per progettare la deportazione degli stranieri
Tonia Mastrobuoni
10 Gennaio 2024
Senza contare che, al raduno, i leghisti hanno partecipato eccome, con in platea l’eurodeputata Isabella Tovaglieri e il capogruppo al Pirellone Alessandro Corbetta, e i videomessaggi dei due vice del Carroccio freschi di nomina, Roberto Vannacci e la pasionaria Silvia Sardone. «La remigrazione non è uno slogan, ma una proposta concreta. Porterò questa battaglia a Bruxelles», le parole dell’ex generale. «Io non voglio un futuro in cui le croci devono essere nascoste e una Europa che rinnega le proprie radici», il messaggio di Sardone.
Il summit ha visto alternarsi sul palco una quindicina di speaker, esponenti delle destre europee, ma non solo. Come quando prende la parola un’analista del “White papers policy institute”, think tank dell’estrema destra a stelle e strisce: slide alla mano, prova a dimostrare che la remigrazione avrebbe anche benefici economici. Ed ecco che all’improvviso sembra quasi di essere a un simposio universitario, mentre fuori sono in vendita tazze e cappellini targati “Remigration summit”. A cancellare ogni patina intellettuale e a scaldare la platea ci pensa il belga Dries Van Langenhove, condannato per aver negato l’Olocausto. Con 300 persone in giacca e cravatta – il dress code era business “casual” o “formal” – ma in piedi con le braccia alzate, a urlare «Save our nation! Remigration!».