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 2025  maggio 18 Domenica calendario

«Recito parti da sensibile ma sono permaloso»

Premessa N° 1 Il genovese Maurizio Lastrico è un attore bravo e divertente, e da qualche anno non sbaglia un colpo: ultimamente l’abbiamo visto in Call My Agent su Sky, Lol su Prime Video, FolleMente di Paolo Genovese al cinema, il film più visto dell’anno. Più o meno fa sempre quello un po’ fragile, emotivo, molto sensibile. Però funziona.
Adesso Lastrico è nel cast di Maschi veri, nuova serie Netflix online dal 21 maggio, ben scritta e recitata, versione italiana della spagnola Machos Alfa del 2022 (l’hanno rifatta anche in Francia, Super males, sul web dal 24 gennaio). In pratica, si raccontano le tragicomiche vicende di quattro amici ultraquarantenni alle prese con il loro maschilismo inconscio che cercano di superare partecipando a incontri di “ricostruzione della mascolinità”. Come Call My Agent, è soltanto un altro adattamento di un’idea brillante, ma molto piacevole. Lastrico è una guida turistica timida e colta, separato dalla moglie (Nicole Grimaudo), con una figlia 17enne che lo iscrive a forza su Tinder per fargli superare il trauma di quel fallimento. Francesco Montanari è il titolare di un bistrot che tradisce la compagna (Sarah Felberbaum) ma va in crisi quando lei per non tradirlo gli dice che vuole una coppia aperta; Matteo Martari è il maschio alfa del gruppo, un dirigente tv che viene clamorosamente licenziato, teme di perdere tutto e fatica a gestire il rapporto con una compagna lanciatissima come influencer (Laura Adriani); Pietro Sermonti, infine, è un autista di autobus, mammo di due figli e maniaco dell’ordine, con una moglie (Thony) che cerca di rianimare in tutti i modi la loro inesistente vita sessuale.
Premessa N° 2 Forse Lastrico lavora troppo e dovrebbe prendersi una pausa per riposare un po’. Sembra molto stressato. La bizzarra e brevissima intervista che avete sotto gli occhi (fatta al telefono), con un pirotecnico finale, ne è la prova.
Lei è di Sant’Olcese, a due passi da Genova: è vero che ultimamente quando la vedono per strada la salutano dicendo: “È arrivato Mastroianni”?
«Sì, mi prendono in giro e mi sta benissimo così. Dalle mie parti l’affetto passa anche per le battute».
Vive sempre lì o si è trasferito per motivi di lavoro a Roma?
«Ho la residenza a Sant’Olcese, a due passi da Genova, ma le cose stanno andando così bene che da tempo vivo a Roma e scappo a casa solo di tanto in tanto. Ora abito a Monteverde».
Quanto si è romanizzato?
«Non saprei. Un po’ resisto, perché mi sembrerebbe di tradire la mia amata patria ligure, però devo dire che tra clima e tutto il resto qui si sta molto bene. L’umorismo è ovunque, tutti a ogni età – fanno battute meravigliose. Sempre».
Lavora tanto, quindi è riuscito a entrare nei famosi circoletti chiusi del cinema romano di cui tanti suoi colleghi si lamentano: come ha fatto?
«A me non sembra che ce ne siano. E di sicuro non ne faccio parte. Non so da cosa sia determinato il fatto che, rispetto al lavoro che c’è, forse sono pochi gli attori impiegati. Non ci ho mai riflettuto, ci farò più caso».
Se ripensa agli inizi, cosa le è servito di più per farsi strada?
«Chiedersi sempre se quello che faccio è veramente ciò che mi piace. Ho fatto l’educatore per una cooperativa impegnata con le persone fragili, ma quando ho capito che mi mancava qualcosa ho provato a entrare all’Accademia del Teatro Stabile di Genova. Poi ho cercato anche di assecondare la mia parte comica, e ho fatto cabaret, poi il cinema... Insomma, provo ad evolvermi».
Quindi come si presenta oggi?
«Libero professionista mi salva da tutto. Se dico solo attore sembro un po’ superficiale. Meglio artista, è una qualifica che dà un tono».
A proposito di comici, in “Maschi veri” grazie a Tinder il suo personaggio fissa un appuntamento in un locale con una donna, che poi scoprirà essere la comica “La pantera di Roma nord”, alla quale dice: “Detesto i comici. Sono dei patetici falliti, attraggono l’attenzione con le loro sfighe per monetizzare...”. La battuta l’ha scritta lei? Quante volte se l’è sentito dire?
«Non è mia, però è bella e la sottoscrivo. Forse l’hanno scritta pensando a chi doveva dirla. Sui comici ci sono tanti luoghi comuni, tipo che sono tristi e cupi, anche se forse un po’ è vero. Diciamo che una certa sensibilità bisogna pur pagarla».
È più coraggioso o incosciente?
«Coraggioso. Per aver scelto lo Stabile di Genova rispetto al lavoro di educatore. Coraggioso e fortunato: grazie a Don Matteo, Zelig, FolleMente etc. E poi ho avuto un’insegnante favolosa che vorrei nominare...».
Prego.
«Anna Laura Messeri dello Stabile di Genova. È morta un anno fa e mi ha cambiato la vita».
Ha fatto in tempo a ringraziarla?
Sì. Però confesso che la gratitudine in questo mestiere è poco praticata. C’è molta rivalsa, quasi uno spirito da trapper: sono arrivato dal ghetto e ce l’ho fatta da solo...».
Sta dicendo che è stato un po’ tirato con la gratitudine?
«Sì. Avrei dovuto ringraziare qualche collega, soprattutto registi, invece di dare tutto per scontato».
Si è imposto con personaggi simpatici e fragili, sensibili, emotivi: le assomigliano o, come si dice in giro, è soprattutto molto permaloso e si incazza facilmente?
«Ho quella sensibilità, sì, però è anche vero che me la prendo per poco. Poi da quando ho smesso di fumare, è difficilissima... Sono un po’ ingestibile, ma sto cercando di prendere più decaffeinati».
Ha già notato che le arrivano copioni molto simili e quindi deve già emanciparsi da quel tipo di personaggi?
«Può essere un rischio, è vero. Per fortuna devono uscire altre cose un po’ diverse. Comunque, se arriveranno proposte a senso unico e divento specializzato in emotività, vedrò che fare. Magari mi emanciperò facendo altro a teatro».
Mattia di “Maschi veri” quanto le assomiglia?
«Un po’. Soprattutto quando non ha fiducia in se stesso».
Lei da quanto è iscritto a Tinder?
«Adesso non lo sono più. Sono fidanzato con Liz. È stata una roba del passato, più o meno per un anno e mezzo».
Immaginando per gioco di trovarle su Tinder, su quale delle colleghe di “FolleMente”, metterebbe un match: Vittoria Puccini, Maria Chiara Giannetta, Emanuela Fanelli, Claudia Pandolfi?
«Claudia Pandolfi, l’unica che non non conoscevo. La poesia che ha messo in quel personaggio mi ha conquistato, quindi rischiando di prendere schiaffi, lei».
Dopo lo scambio di battute fra il ministro della Cultura Giuli ed Elio Germano, lei non ha firmato l’appello di tanti registi e attori da Bellocchio a Moretti, Favino e Buy – per chiedere un incontro sulla crisi del cinema: non è roba per lei?
«Me l’hanno sottoposto? Non ho firmato, ma non sono rimasto avulso da queste situazioni, anzi... Il discorso di Elio lo sottoscrivo però mi fa sentire ignorante in tema e in dovere di informarmi senz’altro di più, cosa che conto di fare assolutamente».
La legge sul tax credit è da riformare?
«Non ho la competenza di fondo. Ma di sicuro in alcuni casi è stata una grande attrattiva per delinquenti, questo è fuor di dubbio, quindi bisogna riformare i criteri di accesso e vigilare ancora di più».
In qualche modo si sente rappresentato politicamente?
«Faccio politica cercando di fare il mio mestiere meglio che posso».
Quindi non c’è nessuno in cui si riconosce?
«Non voglio dirlo».
Non le ho chiesto per chi vota. A proposito, va a votare?
Clic.
Pronto?
Riprovo a chiamare. Niente. Dopo qualche secondo arriva un messaggio su whapp della sua addetta stampa. «Niente mi ha detto che non se la sente di proseguire».
Segue telefonata. Lastrico non parla più, è sparito. E non si farà più vivo.
Messaggio arrivato il giorno dopo, sempre dalla sua addetta stampa: «Ciao Andrea, mi scuso ancora per l’episodio di ieri con Maurizio. Non era mai successo, è un momento particolare in cui l’emotività ha preso il sopravvento e non si è sentito all’altezza di affrontare temi che in questo momento colpiscono il suo settore e che potrebbero essere strumentalizzati. Spero comprenderai per l’intervista. Grazie».