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 2025  maggio 18 Domenica calendario

Cambia il dl infrastrutture: accolte le obiezioni del Colle su Stretto e porto di Genova

Era diventato un caso politico. Grande abbastanza per far saltare un Consiglio dei ministri, rinviarlo con tutto il pacchetto a domani mattina, fra qualche tensione. Il decreto infrastrutture ora cambia pelle dopo i ritocchi concordati fra gli uffici legislativi di Palazzo Chigi e del Quirinale.
Salta la norma “salva-Spinelli” che permetteva alle società dell’imprenditore genovese finito al centro delle cronache giudiziarie di superare una sentenza del Consiglio di Stato che bloccava una importante concessione portuale. E insieme, nell’ultima bozza del decreto legge visionata dal Messaggero, saltano due articoli che avevano fatto storcere il naso agli uffici del Colle e allo stesso ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, rispettivamente per stanziare fondi extra da destinare alle Olimpiadi di Milano-Cortina e per trasformare la società Stretto di Messina Spa – che costruisce il Ponte sullo Stretto – in una stazione appaltante. Andiamo con ordine. Risale a mercoledì mattina, si diceva, lo stallo in Cdm. Nella riunione preparatoria emerge uno stallo sul decreto legge limato per settimane dal ministero delle Infrastrutture di Matteo Salvini. Anzi, più di uno.
LA TRATTATIVA
Già, perché nel testo fiume che tratta i temi più disparati, dal Gran Premio di Formula 1 in Emilia-Romagna alle concessioni autostradali, ci sono passaggi poco chiari, o comunque che impongono un chiarimento politico. Il primo, il più ingombrante, tocca da vicino l’attività del Genoa Port Terminal (gruppo Spinelli, partecipato al 49% dalla tedesca Hapag Lloyd). Il terreno è politicamente delicatissimo perché lo stesso gruppo è finito nel mirino delle inchieste della Procura di Genova sugli appalti al porto che hanno travolto l’anno scorso la giunta di centrodestra guidata da Giovanni Toti (arrestato, poi ha patteggiato) e innescato le elezioni anticipate. In sostanza, la norma inserita nella bozza iniziale del decreto – attenzionata dal viceministro delle Infrastrutture, il leghista Edoardo Rixi – serviva un assist alla società di Spinelli. O meglio al suo socio forte, il colosso tedesco Hapag -Lloyd, a cui una sentenza del Consiglio di Stato dello scorso ottobre ha annullato la maggiore concessione di Spinelli nel Porto di Genova, ottenuta dal presidente del porto Signorini nel 2018 e motivo del maxi-investimento della multinazionale tedesca nella società dell’imprenditore genovese (250 milioni di euro). Il cavillo infilato nella prima versione del decreto, che di fatto metteva in stand-by la pronuncia del Consiglio, ora non c’è più. Sbianchettato in una riunione del Dagl (Dipartimento affari giuridici e legislativi di Palazzo Chigi) del 16 maggio con il via libera del sottosegretario Alfredo Mantovano. Ma i ritocchi, si diceva, non finiscono qui. Viene meno anche la norma che trasformava la società del Ponte in una stazione appaltante. In grado dunque di gestire autonomamente le procedure di gara per l’affidamento di appalti di lavori, servizi e forniture. Ed ecco quel comma sparire nell’ultima versione. Resterà invece l’adeguamento dei costi dei contratti per la realizzazione dell’opera, con il limite massimo di un aumento del 50 per cento previsto dalla normativa europea. Taglia e cuci. L’incidente del Cdm saltato, in contemporanea allo showdown di Giorgia Meloni in aula mercoledì e del viaggio del presidente della Repubblica Sergio Mattarella in Portogallo, a Cohimbra, ora dunque rientra. Domani nuova riunione dei ministri, con un testo sminato, nonostante il pressing di Salvini e del suo ministero su alcuni dei punti più dibattuti del decreto. Fra questi il nuovo maxi-finanziamento alle Olimpiadi di Milano-Cortina: 828 milioni di euro fino al 2032. Qui a tirare il freno è stato Giorgetti: bisogna andarci cauti. È un monito che il Mef, ultimamente, gira di continuo ai ministeri, per ultimo in una circolare che chiede di tagliare le spese in vista della Manovra del prossimo anno e di un contesto internazionale difficile. Se ne riparlerà più avanti, forse.