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 2025  maggio 17 Sabato calendario

Perché a Merz serve la sponda di Roma

Si vedranno oggi a Roma e in giugno a Berlino, perché Meloni e Merz avranno bisogno l’una dell’altro. Che poi è quanto la premier italiana e il cancelliere tedesco si sono detti nei colloqui riservati, avvenuti già prima che la Cdu vincesse le elezioni.
Lo dimostra l’intesa di massima che i due leader hanno di fatto raggiunto sui temi fissati in agenda per l’incontro di Palazzo Chigi. E che spazza via la polemica della vigilia: la storia cioè che durante le trattative per la formazione del governo tedesco, i socialisti avrebbero chiesto di togliere l’Italia dalla lista dei Paesi con cui tenere un «partenariato speciale». È vero che l’Spd ha smentito la notizia pubblicata dalla Welt, ma c’è un motivo se il ministro degli Esteri Tajani aveva voluto immediatamente intervenire per stigmatizzare l’atteggiamento «anti europeista» dei socialisti: l’indiscrezione era nota da giorni al gabinetto italiano, e le manovre al Bundestag dei franchi tiratori tedeschi durante il voto di fiducia erano state considerate un «avvertimento» a Merz.
Il fatto è che il cancelliere – come risulta da un dispaccio diplomatico – ha una «genuina volontà di lavorare proficuamente» con Meloni, con la quale «esistono molti punti in comune». Sull’immigrazione, per esempio, la linea adottata da Berlino per un aumento dei respingimenti alle frontiere coincide con la posizione di Roma. Raccontano persino che, al termine di alcune conversazioni informali con partner europei, la presidente del Consiglio abbia confidato a un suo ministro: «Ho dovuto frenarli io. Sono diventata la più moderata di tutti. Chi doveva dirmelo...». I motivi della svolta rigorista in Germania (e non solo), si possono leggere in una nota dell’intelligence, dalla quale risulta che «Russia e Bielorussia hanno intensificato l’uso politico dei flussi migratori come strumento di pressione sulle opinioni pubbliche dei Paesi europei limitrofi».
Dal versante italiano «Meloni ha forte interesse a costruire un rapporto stretto con Merz, perché – spiega una fonte di governo – sarà determinante nella trattativa a Bruxelles e nella gestione dei rapporti internazionali». La tesi del cancelliere sulla necessità di «fare tutto il possibile affinché gli Stati Uniti rimangano al fianco dell’Europa», è condivisa dalla presidente del Consiglio. E i due stanno collaborando per offrire una soluzione all’Ue, sbloccando così «lo stallo sui dazi», come dice Meloni. Nel comparto dell’automotive è allo studio una soluzione che accomuna i due leader: «Trump – aveva riferito la premier al rientro da Washington – ha una fissa su questa cosa. Dice che l’Europa non compra le auto americane. Sarà pure una questione di scelte no?». Traduzione: è il mercato, bellezza.
Ma Germania e Italia, che hanno forti interessi nel settore, si sono messe a elaborare una forma di deregulation da offrire come «contributo» a Bruxelles: un meccanismo che agisca sul fronte regolatorio e che possa andar bene all’Europa, oltre che agli Stati Uniti. «Altrimenti – conferma una fonte autorevole – non possiamo lamentarci se poi le società si trasferiscono Oltreoceano». Gli indizi portano a ipotizzare un intervento sul contestato progetto del Green deal varato dall’Ue nella passata legislatura.
Una cosa è certa: Meloni ha ben compreso che Merz si prepara alla tattica del «doppio forno» in Europa, dove all’«alleanza formale» con Parigi farà seguire su precisi punti «accordi sostanziali» con Roma. E in certi casi le mosse della premier saranno obbligate. Al vertice di oggi il cancelliere ribadirà i massicci investimenti tedeschi nel settore Difesa e sosterrà che «i Paesi dell’Ue devono cooperare, perché in questo momento è una spesa necessaria. Per la nostra tutela, non per un atteggiamento ostile verso altri Stati». Sull’accesso ai fondi europei per il riarmo la presidente del Consiglio si prenderà del tempo, in attesa di verificare se e come muoversi. Ma su un punto è stata realistica fino alla crudezza durante un vertice di governo: «La filiera delle aziende italiane è collegata alle loro industrie. Allora, o ci agganciamo o siamo morti. Se qualcuno la pensa diversamente, vada a dirlo ai nostri imprenditori».