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 2025  maggio 17 Sabato calendario

Il pacco Gentiloni

Quando, nel 2016, Gentiloni detto Er Moviola subentrò a Renzi come premier dopo la disfatta referendaria, una nota conduttrice televisiva mi confidò divertita: “Per il nostro talk show è una perdita inestimabile. Non come prima scelta: come panchinaro. Quando un ospite ci dava buca all’ultimo, telefonavamo a Gentiloni e lui rispondeva all’istante a qualunque ora e si presentava in studio nel giro di cinque minuti. Come se fosse già nei paraggi in attesa di una chiamata”. Il tempo di svegliarsi momentaneamente dal letargo esistenziale ed era subito lì. Paolo Gentiloni Silveri, conte di Filottrano, Cingoli, Macerata e Tolentino è stato maoista, verde, portavoce di Rutelli, democristiano margheritico, ministro delle Comunicazioni di Prodi perché piaceva a Confalonieri, infine pidino. Nel 2013 provò a fare il sindaco di Roma, ma alle primarie arrivò terzo su tre col 15% (dietro a Marino e a Sassoli). Tutti pensarono che la sua carriera politica fosse finita senza essere iniziata. Ma mai disperare: divenne renziano, dunque ministro degli Esteri al posto dell’altro ectoplasma Mogherini. Infine premier al posto di Renzi e da quel momento, con gran sorpresa sua e di chi lo conosceva, non si fermò più: presidente del Pd e commissario europeo agli Affari Economici grazie a Conte, che infatti detesta e contribuì a rovesciare nel 2021 per regalarci Draghi.
Cinque mesi fa finì il lungo pisolino europeo e rientrò in Italia fra i rulli di tamburi e le trombette dei giornaloni, che rischiarono di svegliarlo proponendolo come “federatore del Campo Largo”, qualunque cosa significhi. Poi si scoprì che il Campo Largo era come l’Agenda Draghi – una creazione fantasy – e che nessuno ambiva a farsi federare da lui. I giornaloni, ansiosi di trovargli una collocazione (ha appena 70 anni e non sia mai che vada in pensione), lo proposero come candidato premier, per la gioia dei bradipi e dei ghiri, un po’ meno degli elettori. Infatti non se ne parlò più, anche se Rep e Corriere ci sperano ancora: essendo un ottimo anestetico locale, potrebbe rappresentare la via ipnotica al progressismo. Lui, nell’attesa, iniziò a scrivere per Rep, ma ovviamente nessuno se ne accorse. E ora si dà al lobbismo, come speaker della società di consulenze aziendali European House Ambrosetti. Le regole europee vietano per due anni agli ex commissari di fare lobbying nel proprio settore. Ma il cosiddetto Comitato etico della Commissione gli ha dato il via libera dopo soli cinque mesi. E dal Pd e dai media non s’è levato neppure un pigolio per commentare l’ennesimo caso di commistione incestuosa fra politica e affari. C’è chi può e chi non può. E Gentiloni può. Oppure, essendo in letargo prima, si presume che ci resti anche dopo.