Avvenire, 17 maggio 2025
Il robot di Amazon sa toccare e ragionare Ma gli serve ancora l’aiuto degli umani
Un robot intelligente può battere un campione di scacchi, ma se deve muovere fisicamente i pezzi sulla scacchiera, spesso si blocca. È l’esempio usato da Aaron Parness, responsabile della robotica di Amazon, per spiegare perché Vulcan, il nuovo braccio robotico presentato recentemente presso il Last mile innovation centre di Dortmund, segna un cambiamento radicale. Non solo vede gli oggetti, ma li tocca. Li sente. Li afferra con la delicatezza di una mano esperta, grazie a sensori di pressione capaci di valutare la forza da applicare. In ambienti affollati e disordinati come i magazzini logistici, dove servono più sensibilità che forza, è un passo in avanti decisivo. Il robot opera grazie a una combinazione di visione artificiale e tecniche di machine learning che permettono di creare rappresentazioni tridimensionali dell’ambiente e di prendere decisioni basate su ciò che “vede”. Ma Vulcan va oltre: «Utilizza l’intelligenza artificiale per ragionare, decidere dove collocare un oggetto, come riorganizzare un contenitore già pieno, e infine per gestire il movimento stesso, in risposta al contatto fisico diretto con l’oggetto», spiega Parness. Già operativo nei centri di Spokane (Usa) e Amburgo (Germania), Vulcan è in grado di prelevare e riporre circa il 75% dell’inventario in modo autonomo, e rappresenta un tassello chiave della nuova visione di Amazon: una logistica integrata, dove robotica, intelligenza artificiale, sostenibilità e formazione delle persone collaborano per costruire un sistema più efficiente, più umano e più vicino al territorio. Durante l’evento Delivering the Future, Amazon ha mostrato anche una macchina made in Italy capace di impacchettare da sola ogni articolo su misura in pochi secondi, senza sprechi di carta. Questo macchinario – che sarà presto distribuito in tutta la rete europea – rientra nel più ampio investimento da oltre 700 milioni di euro per una nuova generazione di tecnologie di logistica intelligente e sostenibile nei depositi di smistamento europei. Sostenibilità, però, per Amazon significa anche ridisegnare i flussi: non è più il cliente a cercare il prodotto, ma il prodotto a muoversi verso il cliente prima ancora che l’ordine venga effettuato. La sfida, infatti, è duplice: ridurre le emissioni e accelerare le consegne. Il nuovo modello si basa su un sistema predittivo alimentato dall’intelligenza artificiale: i prodotti vengono stoccati in anticipo nei magazzini in base alla loro probabilità di essere acquistati. «Abbiamo modelli che iniziano a lavorare tre mesi prima dell’acquisto reale», spiega Susan Rhoads, vicepresidente per la sicurezza sul lavoro di Amazon. L’obiettivo è chiaro: avvicinare il prodotto al cliente, fino al chilometro zero. Stop quindi al delivery selvaggio e attenzione (e investimento) per elettrificare la flotta, spingere sulla micro- mobilità e sulle consegne dell’ultimo miglio. Grazie a un’architettura logistica distribuita, supportata da oltre 60 micro-hub urbani, infatti, Amazon può già oggi effettuare milioni di consegne a piedi o in bicicletta elettrica in diverse città di diversi Paesi.
Oltre agli investimenti in macchinari e alla sfida ambientale, ha ricordato Rhoads, ci sono le persone. E anche qui il colosso americano prova a cambiare passo. A partire dalla sicurezza: «Con l’automazione e l’intelligenza artificiale, abbiamo ridotto del 65% gli incidenti gravi a livello globale negli ultimi cinque anni», sottolinea la manager. Un risultato che incide sulla qualità del lavoro quotidiano, in una rete che movimenta milioni di pacchi ogni giorno. A questo si aggiunge la costante richiesta di specializzazione e di nuove figure che stanno cambiando il volto dei magazzini e della logistica. «Negli ultimi tre anni, oltre 20mila dipendenti sono stati formati per lavorare con le nuove tecnologie e sono nati nuovi profili: tecnici dell’automazione, manutentori di sistemi robotici, ingegneri del software. In Europa, Amazon ha già creato oltre 750 ruoli ingegneristici, 50 dei quali solo nel team di supporto alla robotica», spiega Rhoads.
Amazon è consapevole delle critiche che spesso le vengono mosse, ma con le tecnologie presentate a Dortmund, vuole mostrare un volto diverso: quello di un’infrastruttura che si evolve, che mette al centro la sostenibilità ambientale, la dignità del lavoro e la collaborazione uomo-macchina. Un progetto ambizioso che, in teoria, non riguarda solo la velocità del servizio, ma il modo stesso in cui immaginiamo l’e-commerce del futuro.