Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2025  maggio 16 Venerdì calendario

Accuse su molestie e vacanze, anche l’ombra di un’inchiesta sul tramonto di «Mr. Davos»

Il suo regno è durato 55 anni, ha generato una struttura da 780 dipendenti a Ginevra, oltre alle sedi in Cina, in Giappone, a New York e a San Francisco. Ha portato mezzo miliardo di euro all’anno di ricavi, un patrimonio da quasi 800 milioni, ma soprattutto è divenuto un simbolo della globalizzazione trionfante dopo il crollo del Muro. Le settimane di Davos, con la loro densità di leader politici, della finanza, dell’industria, del Big Tech o delle grandi università americane sono un’invenzione senza precedenti.
Questo era il regno di Klaus Schwab, il piccolo professore di economia di Ravensburg che ha creato e fatto crescere il World Economic Forum (Wef). Fino al giorno di aprile scorso in cui il World Economic Forum lo ha costretto alle dimissioni. Su di lui ora si stende l’ombra di un’inchiesta per vacanze in giro per il mondo con la moglie Hilde a spese dell’organizzazione e decine di segnalazioni per presunti comportamenti abusivi contro dipendenti donne o di colore.
A dare il via all’inchiesta è stato il consiglio dei fiduciari del Wef, una trentina di personalità fra cui Christine Lagarde della Banca centrale europea, Kristalina Georgieva del Fondo monetario internazionale, David Rubenstein di Carlyle, l’italiana Fabiola Gianotti del Cern di Ginevra, Rania di Giordania, l’ex vicepresidente americano Al Gore e il fondatore di Blackrock Larry Fink. Quei nomi nell’organo di supervisione li aveva tutti scelti Schwab, uno a uno, così come fino a poco tempo fa governava ogni passaggio: dalle assunzioni a licenziamenti, spesso brutali.
Il crepuscolo di Schwab, che quest’anno compirà 88 anni, sarebbe arrivato comunque fra non molto. Il rapporto con il suo numero due Børge Brende, un ex ministro degli Esteri norvegese, si stava deteriorando. Poi sono arrivate in serie le inchieste del Wall Street Journal contro il vecchio fondatore, che l’anno scorso hanno fatto emergere le prime denunce anonime per il suo comportamento autoritario.
Ora le accuse muovono un passo più in là. Ci sono le presunte vacanze della moglie e sue a spese del Wef. C’è l’acquisto con ristrutturazione sempre con fondi dell’organizzazione di una villa sul Lago di Ginevra – un’operazione da 50 milioni di franchi svizzeri – gestita da Hilde Schwab, con un piano dell’immobile riservato ai due anziani coniugi. Quando nei giorni scorsi i fiduciari del consiglio del Wef erano sul punto di autorizzare un’inchiesta formale a carico dell’uomo che li scelti tutti, lui ha risposto con una email minacciando di denunciarli al tribunale penale di Ginevra.
Il suo problema è di non aver saputo scegliere il momento giusto per ringraziare e sfilarsi. E di essersi talmente identificato con la sua creatura, di cui solo di recente aveva lasciato le funzioni esecutive, da aver perso di vista la differenza tra ufficio e famiglia. La moglie Hilde è stata la sua prima dipendente, 55 anni fa. Il figlio Oliver ha guidato varie divisioni del Wef, fino alle recenti dimissioni forzate dagli organi di vigilanza per non essere intervenuto contro un sottoposto accusato di molestie sessuali in ufficio. La figlia Nicole si è appena dimessa dopo una carriera ai vertici di questa fondazione senza scopo di lucro, che tiene il suo evento annuale di quattro giorni a Davos il cui prezzo d’ingresso è – di fatto – di 250 mila dollari.
Ora Schwab è caduto e la globalizzazione che lui ha celebrato non si sente tanto bene. Si vedrà presto se il Forum di Davos sopravvivrà a entrambi, continuando a celebrare i potenti in un’altra stagione della storia.