la Repubblica, 16 maggio 2025
Londra, svolta sui migranti. Ma l’Albania respinge Starmer
Per capire la caratura della trasferta, ieri Keir Starmer è stato il primo premier britannico in visita ufficiale in Albania, dove oggi si svolge il vertice della Comunità Politica Europea. Obiettivo: strappare a Tirana, come ha già fatto l’Italia, la concessione di spedire migranti e richiedenti asilo indesiderati. Ma il leader albanese Edil Rama ha gelato Sir Keir: «Quell’accordo con Roma è una tantum, dovuto alla nostra storia e al rapporto particolare che abbiamo con l’Italia. Non firmeremo altre intese di questo genere».
«Umiliazione», attacca il Daily Mail. «Che imbarazzo», commenta il tory Chris Philp. E pure un giornale “vicino” come il Guardian parla di «Sir Keir che si sta scavando una fossa». Londra con l’Albania ha già un memorandum d’intesa per il rimpatrio di cittadini delinquenti oltremanica. Ma il primo ministro britannico voleva di più da Tirana: un hub per “dirottare” i migranti che nel Regno Unito hanno esaurito ogni via legale per ottenere l’asilo politico, ma che alla fine riescono a rimanere, mettendo su famiglia o «con altre tattiche per impantanare il processo di espulsione», come ci spiega un portavoce di Downing Street. Tutto inutile.
Ma Starmer i suoi non demordono e parlano di altri Paesi europei pronti ad accogliere i richiedenti asilo respinti dai tribunali di Londra. Probabilmente Serbia, Bosnia e Nord Macedonia. Si tratta di un piano più soft delle deportazioni immediate e con biglietto di sola andata in Ruanda, ideate da Boris Johnson e dai precedenti governi conservatori, e cassate da Starmer un anno fa. Quello del governo di Sir Keir sarebbe un progetto ancora più moderato dell’Italia, che invece ha deciso di processare in Albania le richieste di tutti coloro che sbarcano, o almeno in teoria. Perché sinora sono stati trasferiti a Tirana solo in 40, dopo tanti ostacoli legali.
Ma Starmer e i suoi hanno deciso: bisogna essere spietati sull’immigrazione, a ogni costo, che sia legale o meno. Vedi la stretta annunciata lunedì scorso dal premier contro tutti i migranti regolari non qualificati, mentre proprio nelle stesse ore dalla Manica sbarcavano 600 persone. E in questo 2025 lo hanno già fatto in 12mila, per quello che si appresta a essere un anno record di sbarchi. Dunque, per il governo, dopo i sondaggi e il recente trionfo del sovranista Nigel Farage alle amministrative, non c’è tempo da perdere.
Ma certo fa discutere questa metamorfosi politica del premier. Uno che fino a qualche tempo fa lodava pubblicamente i benefici dell’immigrazione. Secondo il Mail, Starmer è solo il ventriloquo del suo guru elettorale Morgan McSweeney, «che gli mette in bocca slogan intolleranti», lodati persino da Farage ai Comuni. E ancora inquieta la conferenza stampa a Downing Street di lunedì scorso, in cui il primo ministro laburista ha evocato lo spettro di «un’isola di stranieri». A molti a sinistra ha ricordato la retorica sanguinaria del deputato tory razzista Enoch Powell nel 1968. Ma in un tale spirito del tempo populista e sovranista, secondo Starmer e i suoi, questo è il male minore. Purché si spranghi la porta del 10 di Downing Street a Farage.