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 2025  maggio 16 Venerdì calendario

“Dai flop sul palco all’Europa: ma la musica non è una gara”

Era un locale sotterraneo, umido. Dalle parti di Napoli, 2015. Mentre stavamo suonando, un signore entrò ed uscì subito.
Pubblico zero, Lucio Corsi.

Eravamo io, il tastierista Giulio Grillo e il batterista Marco Ronconi, che sono con me dai tempi del liceo. Più il proprietario del posto. Concerti terribili, un casino, giravamo da soli in auto. Vediamola così: quella sera rimediammo una session di prove. Tutto fa esperienza.
La dura scalata verso il successo.
In un’altra data dello stesso tour avevamo tirato giù un pezzo prog. Nessuno applaudì.
Dai flop del passato ai milioni di telespettatori della finale dell’Eurovision Song Contest, domani.
Della classifica non mi importa nulla. Amo lo sport, ma la musica non può essere una competizione.
Preferirebbe vincere l’ESC o nella Motogp?
Scelgo la moto. Una Ducati o una Yamaha, oggi vanno fortissimo. Però io sono per il motociclismo del passato. Le corse avevano un’estetica incredibile.
Nel tour dei club indossava una maglietta del mitico Barry Sheene, campione della 500 negli anni 70.
Me l’ha regalata Gianni Rolando, figura straordinaria.
Si autoproclamò principe di San Bernardino, un’isola del Mar Rosso.
Prima di correre nel motomondiale Rolando era un chitarrista amico del Gallo, il bassista di Vasco. La maglietta, da usare come pigiama, gliela regalò proprio Sheene.
Gara o meno, a Basilea si gioca molto.
L’importante è che porti sul palco una cosa che non inganni me stesso. Ho voluto dei sottotitoli semplici in inglese, perché tutti potessero cogliere il senso di Volevo essere un duro. L’italiano è una lingua meravigliosa per le canzoni. Purché, come a Sanremo, non se ne confezionino ad hoc. Altrimenti il contenitore si ribella.
In quel tripudio di effetti e ridondanze kitsch, baderà all’essenziale.
Faremo della strumentazione il nostro focus. Alle nostre spalle enormi amplificatori, un omaggio al Neil Young di Rust Never Sleeps. Poi le chitarre mia e di Tommaso Ottonello, le Rock Oval create dal liutaio Wandré. Ogni esemplare diverso, il corpo disegnato col fumo di candela. Guccini diceva: ‘Le Oval sono magiche. Se le imbracci ti perdi e non ti ritrovi più’.
E il trucco dell’armonica live, per aggirare il regolamento.
Visto che le chitarre sono costrette al playback, la userò passando dal microfono.

Sui social ha pubblicato un video in cui fa musica con un filo d’erba.
Un trick maremmano. La musica è ovunque.

A proposito di Maremma: lei è un Elfo. Ha mai visto suoi consimili nascosti nella macchia?
Non posso svelare tutti i segreti. La mia terra è matrice di incantesimi. Popolata da animali fantastici e da una vegetazione che ha influenzato la mia musica e lo sguardo da porre sulle cose, un’altra prospettiva da cui inquadrare vita e divertimento.
Preferirebbe essere un animale o una pianta?
Un albero. Vai verso il cielo, intanto sbirci attorno.
Domani incontrerà di nuovo Topo Gigio, in collegamento per i voti dall’Italia.
Ci chiamiamo spesso, ma è sempre molto impegnato.

Verdone?
Non l’ho ancora sentito. Carlo è un grande bluesman.
Mettiamo che le nuove generazioni, grazie a lei, scoprano Graziani, Gaetano, Dalla, Conte.
Ne sarei orgoglioso. Amo trarre ispirazione dai grandi cantautori del passato, è stata una fortuna averli. Col loro modo di raccontare magistralmente storie e personaggi senza tempo. Vorrei portare avanti quel tipo di canzone.
Non so se lei fosse un ragazzino taciturno. Però dei terapeuti hanno parlato di un bimbo di 9 anni, affetto da mutismo selettivo, che ascoltandola a Sanremo avrebbe trovato la forza di superare i propri incagli.
Sarebbe una cosa incredibile. Tuttavia sono molto attento a consigliare chi è più giovane di me. Anzi, dovrebbero essere gli adulti a specchiarsi nei ragazzi. I miei genitori mi hanno insegnato a riporre fiducia in chi viene al mondo dopo: i giovani hanno i piedi nel presente e l’occhio sul futuro.