Il Messaggero, 16 maggio 2025
Il disastro del Bayesian «Il marinaio faceva i video invece che lanciare l’Sos»
Il marinaio che era di guardia sul Bayesian, lo yacht inglese affondato il 19 agosto dell’anno scorso al largo di Porticello, in Sicilia, non ha dato subito l’allarme perché ha voluto prima riprendere in video la tempesta che si avvicinava con spettacolari lampi e tuoni, per postarla sui propri social. Nel naufragio morirono sei passeggeri, tra i quali il miliardario britannico Mike Lynch, e un membro dell’equipaggio. Se l’allarme fosse stato dato subito, forse la tragedia avrebbe avuto un bilancio meno pesante: ogni minuto, in simili drammatiche emergenze, può essere decisivo.
Gli eventi di quel naufragio sono stati minuziosamente ricostruiti in un rapporto del Marine Accident Investigation Branch, l’organismo del governo britannico che indaga sui disastri che coinvolgono imbarcazioni del Regno Unito. Sono stati interrogati i sei passeggeri e i nove membri dell’equipaggio sopravvissuti che hanno rievocato quanto accaduto fra le 00,30 e le 04,20, la notte più terribile della loro vita. Gli esperti inglesi hanno ricostruito la forza del vento e del mare e hanno indagato su eventuali vulnerabilità dell’imbarcazione in relazione alla sua stabilità.
LA RICOSTRUZIONE
Ecco dunque che cosa è accaduto quella notte. Il 18 agosto il comandante James Cutfield aveva ordinato di lasciare la baia di Cefalù perché il vento era cresciuto e aveva ancorato il Bayesian davanti a Porticello, in acque considerate più sicure. A poche centinaia di metri era ancorato un altro veliero, il Sir Robert Baden Powell. Il mare era calmo, il vento leggero. In lontananza, verso Ovest, si vedeva qualche lampo. Prima di ritirarsi in cabina, Cutfield aveva ordinato alle due vedette della guardia notturna, chiamate nel rapporto DH1 e DH2, di svegliarlo se il vento avesse superato i 20 nodi o se l’ancora avesse cominciato ad arare. Alle 00,30 l’ultimo passeggero si è ritirato in cabina e di guardia erano rimasti solo DH1 e uno steward. Alle 01,00 DH2 aveva rilevato DH1 e preso le consegne: il vento era a 8 nodi, l’ancora teneva bene. Nelle successive due ore non era accaduto nulla di rilevante: in lontananza c’erano sempre quei lampi e si sentiva qualche tuono. Alle 03,00 il mare e il vento erano ancora calmi, ma la tempesta era ora molto più vicina. Alle 03,30 due passeggeri, chiamati G1 e G2, si sono svegliati, ma sono rimasti nella loro cabina. Alle 03,55 DH2 osserva lo spettacolo di fulmini e tuoni ormai vicinissimi e invece di dare subito l’allerta lo filma con il telefonino per postarlo sui social. Comincia a piovere e DH2 chiude i boccaporti di prua e le finestre della cabina di pilotaggio. Il vento è già a 30 nodi e soffia di prua a babordo, l’ancora comincia ad arare verso Sud-Sud-Ovest. Alle 03,57 c’è un improvviso, drammatico peggioramento. Anche il Baden Powell comincia ad arare, il vento rinforza ancora. DH2 sveglia il comandante alle 04,00, mentre già tutto l’equipaggio è allarmato dal nuovo movimento della nave e dal rumore della tempesta. Il capo ingegnere prepara le macchine a manovrare, ma l’imbarcazione è già inclinata di 10-20 gradi a tribordo.
LA FUGA
Sono svegli anche i passeggeri: G3 e G4 vanno nel salone con la loro bambina (si salveranno tutti). Il vento è a 70 nodi, la tenda da sole in coperta si strappa e vola via. Alle 04,06, senza che ci sia stato il tempo di fare nulla di risolutivo, il Bayesian sbanda violentemente di 90 gradi in meno di 15 secondi. Forse l’ancora ha agguantato su uno scoglio, e tutto quello che a bordo non è assicurato a qualcosa cade: tavoli, sedie, mobiletti, vasellame ingombrano le cabine e le vie di fuga. I passeggeri sono costretti ad aprirsi un varco e a camminare sopra ai detriti. Non tutti ci riescono. Un membro dell’equipaggio racconta di avere camminato sulle pareti di una scala, tanto era inclinato il vascello. DH1 finisce in acqua per un’ondata, mentre le onde superano ormai il parapetto di dritta ed entrano nello scafo. Non c’è più niente da fare, anche i generatori di corrente si spengono. L’imbarcazione supera l’inclinazione di 70,6 gradi oltre la quale non può tornare in assetto e si adagia su un fianco, solo per pochi minuti, sulla superficie del mare. Il comandante nuota fino alla zattera di poppa, cercando di liberarla. Alle 04,24 si riesce a gonfiarla, e DH1 aiuta sei passeggeri a salirvi. Gli altri sei sono ancora a bordo.
I SOCCORSI
Dalla zattera i sopravvissuti guardano il Bayesian affondare: la prua è l’ultima a scomparire tra le onde. Qualcuno ha ancora il telefonino e con la torcia illumina le ferite dei passeggeri che si cerca di suturare alla meglio. Si sparano due razzi, ma dal Baden Powell hanno già visto tutto e calano il tender per mandarlo in soccorso ai naufraghi. L’imbarcazione torna poi a cercare altri sopravvissuti, ma non se ne trovano. Oltre ai sei passeggeri è annegato anche il cuoco di bordo, unica vittima dei dieci componenti dell’equipaggio. Il rapporto esamina anche la «vulnerabilità strutturale» dell’imbarcazione, che aveva un albero molto alto, e sostiene che nei manuali di bordo non c’erano informazioni sufficienti sul grado di sbandamento tollerato. Ricorda però anche che un’inchiesta è in corso da parte della magistratura italiana e che le conclusioni finora raggiunte potrebbero essere modificate da nuovi elementi che emergeranno dopo il recupero del relitto. Ma la ricostruzione di quella terribile notte già lascia intendere che tutto si è svolto così in fretta e in modo così violento che c’era ben poco da fare. Salvo forse rinunciare ai selfie e dare l’allarme prima che fosse troppo tardi.