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 2025  maggio 16 Venerdì calendario

La disinformazione russa e cinese ora alza il tiro sull’Unione europea

L’Unione europea è stretta nella morsa della disinformazione russa e cinese e se la situazione è destinata a diventare sempre più seria e strutturale. A dirlo è il terzo rapporto dell’Eeas (Servizio Europeo per l’Azione Estera), uscito qualche settimana fa e che prende periodicamente in considerazione l’evoluzione del fenomeno ormai noto agli addetti ai lavori come “Fimi”, ossia Manifestazione e Interferenza straniera dell’Informazione. L’obiettivo è la destabilizzazione delle società occidentali, influenzare i processi elettorali e minare la fiducia nei confronti delle istituzioni e dei media indipendenti. Stando al rapporto, fra novembre 2023 e novembre 2024, sono state rilevate 505 minacce Fimi in 90 Paesi. Circa 38mila account, divisi su 25 piattaforme sono stati osservati per mesi, mentre diffondevano campagne di disinformazione con vari metodi. Si tratta di una rete imponente, diffusa e strutturata, che fa capo soprattutto alla Russia e alla Cina. Un programma di propaganda sofisticato, pervasivo, che sfrutta eventi reali, sentimenti di protesta, fenomeni sociali e che ormai non si limita più solo alle fake news. D urante il periodo di tempo analizzato, la guerra in Ucraina è stato il bersaglio preferito dei disinformatori: attribuzioni di massacri commessi invece dalla Russia, descrizione di una situazione sul campo ampiamente amplificata a favore di Mosca, oltre naturalmente alla sistematica diffamazione del presidente Volodymyr Zelensky. Ma non è stato il solo. Tutti gli appuntamenti elettorali o i fatti di cronaca più importanti sono stati oggetto di episodi Fimi. Le elezioni in Francia e Moldova, nonché le Olimpiadi hanno fatto scatenare i troll russi con una potenza di fuoco potenzialmente devastante. Sono stati posti dubbi sulla trasparenza delle operazioni e i candidati vicini o comunque simpatizzanti di Mosca, hanno potuto contare su campagna di diffamazione degli avversari e spinte alla loro popolarità virtuale. In Moldavia, in particolare, gli attacchi si sono contentati sul referendum per l’ingresso del Paese in Unione europea e sulla demonizzazione della presidente della Repubblica, Maia Sandu, europeista convinta.
I l presidente francese, Emmanuel Macron ha dovuto fronteggiare attacchi di infowar sia per le elezioni amministrative, sia in occasione delle Olimpiadi di Parigi. Gli attacchi sui social riguardanti la mancanza di sicurezza, i lavori in ritardo e i disagi creati alla popolazione era tutti volti a minare l’autorità dell’Eliseo, che stava già attraversando una fase delicata a causa dell’esito delle elezioni che si sono tenute poche settimane prima e dopo le quali il destino della Francia appariva in bilico a causa della difficoltà di formare un esecutivo. Proprio Parigi è stato il bersaglio contro cui la disinformazione russa e cinese si è accanita maggiormente. Questo si spiega con il fatto che, fino a prima dell’inizio della guerra in Ucraina, la infowar e più in generale la penetrazione dell’influenza di Mosca erano concentrate sugli Stati Uniti e sul Regno Unito. I primi perché considerati il nemico storico e il secondo per le posizioni assunte a favore dell’Ucraina e delle sanzioni, che hanno comportato anche la fuga di capitali degli oligarchi dalla borsa nazionale. Le posizioni di Macron su Kiev hanno comportato l’aumento degli attacchi, che non si sono fermati alla Francia. I n Africa, dove Parigi ha avuto per lungo tempo una grande influenza su molti Paesi a causa del passato coloniale, sono state orchestrate vere e proprie campagne di destabilizzazione dell’ordine pubblico, che hanno portato a un cambio di regimi, dove, senza sorpresa, chi è subentrato ha l’appoggio di Mosca. Quasi a mettere il suggello a un cambio di passo, i video divenuti virali sui social, grazie a campagne orchestrate ad arte, con i manifestanti che mostravano immagini del presidente Putin, accolto come un liberatore e toni anti francesi e, più in generale, antioccidentali.
L a vera novità di questo terzo rapporto dell’Eeas è il fatto che anche la Cina sta iniziando a colpire con logica di guerra non lineare sempre più frequenti e strutturate, spesso avvalendosi dell’Intelligenza Artificiale. Proprio questa tecnologia, se utilizzata in modo sbagliato, può ampliare a dismisura la potenza di fuoco della guerra di informazione. Pechino, in particolare, oltre all’utilizzo di media ufficiali come Cgtn e Global times, si avvale di reti di influencer, agenzie di comunicazione private, ma ovviamente possedute da imprenditori vicini al governo e piattaforme indipendenti solo sulla carta. Fra gli obiettivi di Pechino ci sono le elezioni presidenziali a Taiwan e quelle negli Stati Uniti. E questo non rappresenta una sorpresa. Interessante il fatto che la Cina abbia deciso di intervenire anche sul referendum per l’ingresso in Unione europea che si è tenuto in Moldavia.
S egno che, anche in un mondo multipolare e con nuove potenze che si affacciano sulla scena mondiale, Bruxelles, con tutti i suoi limiti viene ancora considerata un attore importante e temibile. Ma il Dragone fa sentire la sua presenta anche in Africa, continente in cui è presente in modo massiccio, con il controllo di miniere e infrastrutture che spesso è stato considerato una vera e propria forma di neo colonialismo, non meno predatorio di quello occidentale. Per questo, Pechino sta cercando di ripulire la sua immagine, creando un ecosistema informativo favorevole alla narrazione di una Cina che investe nel continente, promuovendone lo sviluppo. Per raggiungere questo obiettivo promuove programmi di cooperazione, ma soprattutto di formazione di giornalisti locali. T ante minacce e sempre più sofisticate, in grado di rappresentare un pericolo concreto per le democrazie. L’Unione europea è sempre più consapevole di questo rischio e per questo si sta organizzando per porre un argine a tutte le minacce che rientrano nella categoria Fimi. Nel corso del 2024 ha dato vita a un Fimi toll box, ossia un insieme di strumenti che include azioni diplomatiche, regolamenti per le piattaforme digitali, misure legali e naturalmente anche la sensibilizzazione e il supporto alla società civile. L’alfabetizzazione digitale, la ricerca indipendente e il coinvolgimento attivo della cittadinanza sono considerati elementi fondamentali per e il primo antidoto per resistere alla distorsione della realtà da parte di chi tenta di minare le democrazie.