Avvenire, 16 maggio 2025
«Con i tagli è in bilico la sanità africana»
In tempi di crisi multiple globali e di tagli agli aiuti, settore pubblico e privato sono chiamati ad aumentare la loro collaborazione per evitare che la traiettoria disegnata nella strada dello sviluppo subisca devastanti sbandate. Mantenere la barra dritta, insomma, anche se i fondi calano, perché i risultati e gli esempi positivi finora non mancano. È questo il messaggio che arriva da Codeway – Cooperation Development Expo, la fiera internazionale dedicata alla cooperazione e allo sviluppo sostenibile, luogo d’incontro tra business e solidarietà globale organizzato da Fiera Roma e Internationalia, pensato per favorire le relazioni tra settore privato, istituzioni e attori della cooperazione internazionale. Di partnership tra settore pubblico e privato sul tema della salute globale e in particolare in Africa, anche in relazione al Piano Mattei, si è parlato due giorni fa in uno dei panel in programma e che ha visto, tra gli altri, la partecipazione di Roslyn Morauta, a capo del board del Fondo globale per la lotta all’Aids, alla tubercolosi e alla malaria.
Con i suoi interventi, il Fondo ha salvato 65 milioni di vite in oltre cento Paesi, investendo circa il 75% delle sue risorse in Africa e allocando 63 miliardi di dollari tra il 2002 e il 2023. In Africa le morti per tubercolosi sono diminuite del 38% e i contagi del 23% tra il 2015 e il 2022; il Fondo globale provvede anche al 62% dei finanziamenti internazionali dei programmi contro la malaria. «In Africa ci sono grandi opportunità di collaborazione con il settore privato e siamo direttamente coinvolti in finanziamenti e sovvenzioni – spiega Morauta ad Avvenire -. In Africa occidentale abbiamo un programma di successo finanziato dal settore privato per migliorare la capacità e il numero dei lavoratori sanitari di comunità. Abbiamo anche un fondo che supporta un sistema di laboratori in 17 Paesi africani che ha aiutato nella diagnosi e nella prevenzione della diffusione del virus Mpox. Il settore privato è coinvolto anche nella gestione della catena di approvvigionamento, mentre una Ong, creata da un gruppo di imprenditori del Sudafrica, Goodbye Malaria, sta supportando programmi contro la malaria in Mozambico. Inoltre, abbiamo programmi specifici rivolti alla prevenzione dell’Hiv per le giovani donne». Il volume degli approvvigionamenti consente al Fondo globale di svolgere un ruolo molto importante nella riduzione dei prezzi nei Paesi in via di sviluppo. «Prendiamo l’Hiv, per esempio – spiega Morauta -. Vent’anni fa, il costo dei farmaci per una persona affetta da Aids superava i 10.000 dollari, ora è di circa 37 dollari all’anno. E questo è dovuto esclusivamente al nostro enorme potere contrattuale. Ma lo stesso vale per la diagnosi della tubercolosi». Investire nei sistemi sanitari ha enormi benefici per i Paesi vulnerabili. «Una popolazione in salute è un fattore decisivo nella produttività e nella crescita economica di questi Paesi – continua Morauta –. Stimiamo che per ogni dollaro speso nel Fondo globale, il ritorno economico sia di 19 dollari. Quindi, investire in sanità garantisce un enorme potenziale per la società in generale, al di là dei ritorni per ogni specifica azienda del settore privato». Ma come impattano su questi scenari gli annunciati tagli al programma americano Usaid da parte della nuova amministrazione Trump? «Occorre adattarsi alla realtà attuale, non siamo ancora stati direttamente colpiti, anche se molti dei partner da cui dipendiamo lo sono stati, il che, ovviamente, causa gravi interruzioni dei servizi sanitari nei Paesi in cui investiamo – sottolinea Morauta –. L’attuale crisi genera incertezza nei finanziamenti per la salute globale e non ha precedenti, ma può anche essere vista come un catalizzatore per il cambiamento e l’innovazione. Come partnership, stiamo esplorando ogni modo possibile per evitare di perdere molte delle conquiste per cui abbiamo collettivamente lottato così duramente, tra cui il miglioramento dell’aspettativa di vita e i progressi verso la copertura sanitaria universale. Lo dobbiamo alle persone che aiutiamo». L’Italia, secondo la presidente del Fondo globale, ha «un ruolo speciale nella cooperazione, anche attraverso le Ong che lavorano in Africa. Non ha abbandonato gli aiuti e può avere un ruolo ancora maggiore, anche sostenendo di più il Fondo globale», che necessita di 18 miliardi di dollari per il suo prossimo ciclo di finanziamento (2024-2026). Tra le aziende che sostengono l’impegno del Fondo globale, tramite la partnership con la onlus (RED), c’è Piaggio. «Le aziende del settore privato hanno la responsabilità ed il dovere di fare qualcosa per la salute globale, anche se non sono direttamente coinvolte a livello di business nei paesi in via di sviluppo interessati dal problema – evidenzia Davide Zanolini, Executive Vice President, Marketing & Communication di Piaggio -.
La nostra partnership con (RED) e il sostegno al Fondo globale è una missione che consolida i valori del Gruppo Piaggio e allo stesso tempo rafforza la credibilità e l’equità di un marchio, Vespa, da sempre radicato nella cultura e vicino alla vita quotidiana delle persone, ovunque senza distinzioni».