Avvenire, 16 maggio 2025
Cittadinanza limitata, dal Senato il primo sì
Via libera del Senato al dl sulla cittadinanza: 81 i voti a favore, contrari 37. Il provvedimento passa all’esame della Camera, dove dovrebbe approdare già martedì in aula. Il provvedimento stabilisce alcune preclusioni allo ius sanguinis, cioè alla sua acquisizione per i nati all’estero discendenti d’italiani, in possesso di cittadinanza di un altro Stato anche prima dell’entrata in vigore della norma (di fatto la cittadinanza sarà automatica solo per 2 generazioni). Alcune eccezioni vengono, tuttavia, previste: la norma fa salvi, ad esempio, «i casi in cui lo stato di cittadino sia riconosciuto o sia accertato giudizialmente» in seguito a domanda presentata prima del 27 marzo 2025», data in cui il decreto è stato approvato. Prevede inoltre come eccezioni «il caso in cui uno dei genitori o degli adottanti, o dei nonni» di chi è nato all’estero «possieda (o possedesse al momento della morte) esclusivamente la cittadinanza italiana» o il caso in cui «uno dei genitori o degli adottanti sia stato residente in Italia per almeno due anni continuativi dopo l’acquisto della cittadinanza italiana e prima della data di nascita o di adozione del figlio».
Il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, rivendica lo spirito del provvedimento. «È un decreto che stabilisce che essere un cittadino italiano è una cosa seria. Pone fine a una serie di illeciti e traffici per costruire cittadinanze italiane false – dichiara -. Restituisce dignità a un diritto, non esclude ma responsabilizza». E rassicura gli italiani all’estero, fra cui serpeggia non poco malumore: «Nessun rischio per loro». Concorda Fdi. «Accade purtroppo che la cittadinanza si svenda, un mercimonio che non deve continuare. Ecco perché era necessario intervenire con una legge: la cittadinanza non si regala, ma si conquista», ha dichiarato in Aula il senatore, Roberto Menia nella dichiarazione di voto a nome del suo gruppo.
Qualche dubbio serpeggia ancora nella Lega, come emerso l’altroieri. «Gli italiani all’estero sono un grande valore. Sono italiani e su questo non si discute. E chi lo dice è un nipote di un cittadino nato il 5 maggio 1896 a San Paolo in Brasile», dice il governatore del Veneto, Luca Zaia. «Noi siamo quelli di Leonardo, Michelangelo... Poi, bisogna capire se vogliamo le doppie cittadinanze oppure no, ci sono Paesi che noi riteniamo civilissimi e nostri amici che non accettano il doppio passaporto. Prima bisogna chiarire questi aspetti, il resto viene da sé».
Duro è il Pd. «Vengono spezzate le le radici degli italiani all’estero», replica a Tajani il vicecapogruppo Toni Ricciardi. «Come, trovandosi in giro per l’Europa, potrà spiegare ai nostri cittadini residenti in Belgio, Germania, Svizzera, Francia e Regno Unito che non sono più italiani per la cieca lungimiranza del suo governo? Invece di esultare, spero Tajani rinsavisca velocemente prima che il provvedimento arrivi alla Camera». E per M5s «il governo procede spedito sulla via più sbrigativa, anziché su quella più giusta», ha detto in aula il senatore Roberto Cataldi.
Di «tradimento» e «delusione» si parla tra i discendenti italiani in Argentina e Brasile, dove vivono le comunità di origine italiana più numerose al mondo. In Argentina, dove gli iscritti agli schedari consolari sono 1,2 milioni, emerge dalle stime che vi sia un potenziale tra i 12 e i 20 milioni di discendenti interessati dalle nuove disposizioni, mentre in Brasile sono in 30 milioni ad avere origini italiane, di cui 20 milioni solo nello Stato di San Paolo. Il provvedimento «deteriora i legami, perché circoscrive lo ius sanguinis solo a figli e nipoti», spiega il presidente del comitato degli italiani all’estero (Comites) di Buenos Aires, Dario Signorini.