Sky Tg24 Insider, 7 maggio 2025
Demografia dei frequentatori di luoghi di culto
In Italia sempre meno persone frequentano i luoghi di culto. Secondo i dati Istat relativi al 2023, quasi un italiano su tre (il 31,5%) non lo ha mai fatto nei dodici mesi precedenti allo svolgimento della rilevazione, mentre solo il 17,9% frequentava un luogo di culto almeno una volta alla settimana.
Quest’ultimo dato è in costante calo da vent’anni a questa parte: dal 35,4% del 2003 è passato al 30,5% del 2013, fino a toccare il dato minimo attuale. Negli anni più recenti il declino è stato ancora più pronunciato, con la pandemia da Covid-19 e i lockdown a dare un duro colpo alla partecipazione religiosa degli italiani, che non si è mai ripresa. Nel 2019 frequentava un luogo di culto almeno una volta alla settimana un intervistato su quattro (il 25,1%), percentuale che è scesa al 21,2% nel giro di un solo anno e al 19,2% nel giro di due.
Nel 2023, la percentuale più alta di persone che frequenta un luogo di culto almeno una volta alla settimana si registrava tra i bambini di età compresa tra i 6 e i 13 anni (32,4%). Un dato che declina rapidamente con l’entrata nella pubertà fino a toccare il 5,8% nella classe di età 18-19 anni, e poi torna ad aumentare, toccando il 28,1% tra gli anziani di età superiore ai 75 anni.
Tuttavia, tra il 2013 e il 2023 la classe d’età 6-13 è anche quella che ha registrato il maggiore declino della partecipazione religiosa (-22,2 punti percentuali), seguita dalla fascia 65-74 anni (-19,3) e da quella 14-17 anni (-17,3).
Per quanto riguarda il titolo di studio, i più religiosi sono di gran lunga gli italiani che hanno una licenza di scuola elementare o nessun titolo di studio: il 26,7% di loro frequenta almeno una volta a settimana un luogo di culto. Non ci sono grandi differenze tra le altre categorie relative al grado di istruzione, ma il dato minore si registra tra chi è in possesso di un diploma di scuola superiore (15%), mentre è leggermente più alto tra i laureati (16,8%).
Anche in questo caso, tra il 2013 e il 2023 il declino più pronunciato si è registrato tra la classe che registra il dato più alto, ovvero quella di chi ha una licenza di scuola elementare o nessun titolo di studio (-16,2 punti percentuali).
Guardando alle regioni, quella più religiosa è la Calabria: oltre un quarto dei suoi abitanti (il 25,5%) si reca in un luogo di culto almeno una volta a settimana. Seguono altre due regioni del sud – Campania (24,1%) e Sicilia (22,7%), mentre le tre meno religiose sono la Toscana (12,1%), la provincia autonoma di Bolzano (12,2%) e il Friuli-Venezia Giulia a pari merito con la Liguria (13,1%).
In generale, la pratica religiosa è molto più diffusa nel mezzogiorno (22,4%) rispetto al centro (16,3%) e al nord (15,3%). Il declino maggiore tra il 2013 e il 2023 si è registrato in Veneto (-18 punti percentuali), mentre quello minore in Valle d’Aosta (-7,3).
Nei centri delle aree metropolitane, la quota di persone che frequentano un luogo di culto almeno una volta a settimana è passata dal 27,8% nel 2013 al 17,6% nel 2023, una diminuzione di 10,2 punti percentuali. Un calo simile si osserva anche nelle periferie metropolitane, dove la percentuale è scesa dal 29,1% al 17,8% (-11,3 punti percentuali).
Tuttavia, è nei comuni più piccoli che la riduzione risulta più marcata. Nei centri fino a 2.000 abitanti, il tasso di frequentazione settimanale di luoghi di culto è crollato di ben 18,1 punti percentuali, passando dal 33,6% al 15,5%. Anche nei comuni tra i 2.001 e i 10.000 abitanti si osserva una flessione rilevante, pari a 13,8 punti percentuali (dal 31% al 17,2%). Nei centri medi e medio-grandi (tra i 10.001 e i 50.000 abitanti e oltre i 50.000 abitanti), il calo è stato rispettivamente di 13,2 (dal 31,5% al 18,3%) e 11,4 punti percentuali (dal 30,5% al 19,1%).