il Fatto Quotidiano, 15 maggio 2025
Big Pharma, utili da 90 miliardi di dollari nel biennio ’21-’22
La pandemia è stata una miniera d’oro per Big Pharma. Tra il 2021 e il 2022 vaccini e farmaci contro il Covid hanno generato utili per 90 miliardi di dollari per quattro delle sette maggiori aziende farmaceutiche globali, secondo una ricerca del Centro di ricerca sulle multinazionali (Somo), una Ong olandese, uno dei pochi, autorevoli studi indipendenti sul lato finanziario del contrasto alla pandemia. Un vero diluvio di profitti per gli azionisti, propiziato dal fatto che la quota principale dei costi della ricerca sul settore è stata sostenuta in gran parte da investimenti pubblici, tra miliardi di sovvenzioni statali e decine di miliardi erogati attraverso gli Accordi di acquisto anticipati (Apa), come quelli tra l’Unione Europea con la Pfizer. Non a caso proprio Pfizer, la società farmaceutica guidata da Albert Bourla, è stata quella che ha realizzato il risultato più alto: 35 miliardi di utili nel biennio considerato, poco meno del 40% del totale. Alle spalle di Pfizer si sono piazzate BioNTech e Moderna, ciascuna delle quali ha realizzato utili per 20 miliardi di dollari, poi Sinovac con profitti per 15 miliardi di dollari.
Nel solo 2021, secondo Somo, i vaccini contro il Covid hanno generato un fatturato di 86 miliardi di dollari e un utile netto di 50 miliardi. Con uno stellare margine di utile netto del 57%, i vaccini hanno superato la redditività media della già redditizia industria farmaceutica, tra i settori più profittevoli al mondo. Per le quattro multinazionali analizzate da Somo, cioé Pfizer BionTech Moderna e Sinovac, i margini di utile netto del 2021 si sono attestati addirittura tra il 62% e il 76%. Il motivo è semplice: i primi sette produttori di vaccini per il Covid hanno ricevuto finanziamenti governativi totali per almeno 5,8 miliardi di dollari. Il governo di Washington è stato il maggiore finanziatore pubblico con 5 miliardi di dollari.
Pfizer ha affermato a lungo di non aver accettato finanziamenti governativi per sviluppare il suo vaccino, ma la realtà è che invece ha ottenuto indirettamente fondi per 400 milioni da parte del governo tedesco e hanno ricevuto dalla Ue un numero imprecisato di miliardi per lo sviluppo e la produzione attraverso gli accordi di acquisto anticipati della Ue. Secondo i dati ricostruiti da Somo, in totale tramite gli Apa le aziende hanno ricevuto erogazioni anticipate per 86,5 miliardi, ma la somma potrebbe essere molto più alta per la mancanza di trasparenza da parte di aziende e governi. I mercati principali sono stati, com’era facile prevedere, i Paesi più ricchi del mondo, ovvero gli Stati Uniti e l’Unione Europea. In queste due aree, a ottobre 2022, il vaccino di Pfizer-BioNTech aveva una quota di mercato complessiva del 67% e quello di Moderna del 26%.
Nonostante i finanziamenti pubblici allo sviluppo urgente dei vaccini Covid, le aziende non hanno rivisto al ribasso i loro listini. Al contrario, tra il 2020 e il 2022 Pfizer-BioNTech e Moderna hanno addirittura aumentato i prezzi dei vaccini. Una pratica commerciale consentita dall’emergenza e dall’urgenza di offrire una soluzione sanitaria alla pandemia, che traspare dagli accordi pubblicati sul sito web della Ong statunitense Biomedical Advanced Research and Development Authority (Barda) e dai documenti secretati che sono stati fatti trapelare. Documenti richiesti per lungo tempo anche dal Parlamento Europeo, ai quali però la Commissione di Bruxelles ha sempre apposto una estesissima serie di sbianchettature che ne hanno quasi completamente omissato i testi. L’ultimo capitolo di questo scontro è quello relativo agli scambi di sms tra la presidente dell’Esecutivo Ue, Ursula von der Leyen, e il Ceo di Pfizer, Albert Bourla. Sul quale ieri è arrivata l’ultima censura del Tribunale Ue per la mancata trasparenza della presidente della Commissione.