Il Messaggero, 15 maggio 2025
Rai, mossa di FI: presidente a maggioranza semplice
Un nuovo disegno di legge depositato, e un altro ancora che arriverà presto. Se in Vigilanza Rai prosegue lo stallo sulla nomina di Simona Agnes, la commissione Lavori pubblici del Senato fa passi avanti sulla riforma del sistema radiotelevisivo. Ai ddl già presentati negli scorsi mesi – sette – si aggiunge quello firmato dagli azzurri Maurizio Gasparri, Roberto Rosso e Adriano Paroli. Ma neppure questo sarà l’ultimo. La prossima settimana si aggiungerà una proposta di Fratelli d’Italia. Poi, via al comitato ristretto per trovare una quadra su un possibile testo unico. Mentre a disposizione della maggioranza restano meno di tre mesi per attuare le norme previste dal Media Freedom Act. Senza, scatterà la procedura di infrazione.
IL TESTO
Non è una novità che il partito di Antonio Tajani punti a ridare centralità al Parlamento nelle nomine dei vertici Rai. Un’impostazione simile si ritrova nei testi già depositati in passato dal capogruppo azzurro a Palazzo Madama. Ma questo non è l’unico punto su cui Forza Italia ha deciso di intervenire. In base al testo preso in visione, sarà sufficiente la maggioranza semplice – e non più dei due terzi – dei componenti della commissione Vigilanza per l’elezione del presidente del Cda. Un ritocco che permetterà di evitare che in futuro si finisca nello stesso impasse di oggi, con le opposizioni indisponibili a convergere sul nome di Agnes e la maggioranza che, di risposta, diserta le sedute fissate. Nel mirino poi, la composizione e la durata del consiglio di amministrazione. Due anni di mandato in più (da tre a cinque) per i consiglieri di amministrazione Rai. Alla Camera e al Senato spetterà eleggerne rispettivamente tre (e non più due), sopprimendo la disposizione che affidava la designazione di due membri anche al governo. Il Cda, composto dai membri di derivazione parlamentare e da quello designato dall’assemblea dei dirigenti Rai, sarà chiamato a nominare l’ad – con un mandato sempre di cinque anni – su proposta del presidente. Per quest’ultimo, così come per l’ad, verrà meno il «limite retributivo massimo». Il freno all’azione del governo scatta anche sul fronte della definizione degli indirizzi del contratto di servizio, competenza che passerà completamente in seno all’Agcom. Paletti pure sul fronte del canone, con la previsione che l’ammontare non possa subire una riduzione superiore al cinque per cento, se non in presenza di condizioni «eccezionali debitamente motivate. Non solo Rai. Il ddl di FI interviene anche sulle definizioni contenute all’interno del Testo unico per la fornitura di servizi di media audiovisivi, affiancando a quelle di piattaforma per la condivisione di video e audio, anche una inedita di influencer: «Soggetti che esercitano un’attività analoga o comunque assimilabile a quella dei fornitori di servizi di media audiovisivi» e quindi, allo stesso modo, «sottoposti alla giurisdizione nazionale» secondo i criteri definiti «con apposito provvedimento adottato dall’Autorità in conformità alla normativa europea».
LA PROPOSTA DI FDI
Alcuni degli elementi presenti all’interno del ddl di FI potrebbero rientrare anche nel testo di Fratelli d’Italia, su cui il riserbo è massimo in via della Scrofa. Dopo il deposito, atteso entro la prossima settimana, il presidente dell’ottava commissione, Claudio Fazzone, convocherà il comitato ristretto che avrà il compito di definire una soluzione di mediazione a partire dalle proposte avanzate da tutti i gruppi. Sperando – a differenza della Vigilanza – di scrivere anche la parola “fine”.