corriere.it, 14 maggio 2025
Intervista a Lodovica Comello
«Ha recitato in Violetta, adesso cosa vorrebbe fare? Ho sentito commenti del genere e non è stato bello. Al ruolo nella serie Disney devo tanto, però ci sono stati momenti in cui mi ha creato difficoltà. Quando volevo fare cose mie è capitato che non venissi presa sul serio».
Lodovica Comello ha 35 anni. Chiacchiera prima di andare «on air»: conduttrice su Radio 105 e in tv (su tutti, Italia’s got talent per sette stagioni), è anche cantante e attrice. Ne è passata di acqua sotto i ponti da quando, ventenne, è partita per Buenos Aires con in tasca il contratto per la parte di Francesca nella telenovela teen campionessa d’incassi. Sei anni sul set e una notorietà internazionale conquistata cui oggi unisce il volontariato: Comello è da poco testimonial di Save the Children, lancia in resta contro la dispersione scolastica.
E Lodovica Comello che studentessa è stata?
«Secchioncella. Ho frequentato il liceo scientifico soffrendolo: l’ho scelto per indicazione di mamma e papà, studiavo, ma in verità sono molto umanistica. Ecco perché poi ogni attività extrascolastica creativa era mia: nel coro della parrocchia io c’ero, al gruppo di teatro c’ero, a danza c’ero. La vocazione era lo spettacolo: oggi è lavoro. Sono arrivata a Milano dal Friuli con la valigia di cartone, sbarcata in città un po’ come il topo di campagna, proprio per entrare in questo mondo».
Quanti anni fa?
«Settembre 2009, dopo la maturità allo scientifico di San Daniele del Friuli, paese di settemila abitanti. In classe eravamo 13. Tra la fine della scuola e gli esami ho fatto il provino per un’accademia che avevo trovato online: il M,A&S – Music, Arts & Show di via Meucci. Un’avventura alla “Saranno famosi”. Ho detto a papà: mi accompagni a Milano? Via in treno. Non credo pensasse che mi avrebbero presa. Invece: sorpresa. E mi sono trasferita».
Primo impatto?
«Ad agosto siamo sbarcate a Milano in quattro, tutte studentesse di San Daniele: cercavamo casa in zona Città Studi. Le agenzie ci hanno mostrato una serie impressionante di stamberghe, al limite del fatiscente. Ciondolavamo in strada pensando: davvero Milano per noi offre questo? Finché abbiamo visto l’annuncio di un appartamento in via Settembrini, bello e luminoso: colpo di fulmine. Tra noi quando parliamo di quel primo alloggio lo chiamiamo “l’Eden”».
Prezzo fatto alle quattro studentesse?
«Onesto. Trecento euro a testa al mese. Oggi il mercato immobiliare di Milano ha prezzi respingenti. Ho amici che hanno deciso di andarsene perché i costi sono troppo alti».
Ora dove vive?
«All’Isola. Nel 2017 ho comprato casa con mio marito Thomas Goldschmidt (produttore, si sono sposati nel 2015), il periodo era ancora favorevole. Poco dopo i prezzi si sono impennati».
Da mamma come giudica Milano?
«Sono affezionata alla città, non la lascerei mai. Tuttavia con Teo, nato 5 anni fa, ho fatto fatica ad abituarmi all’idea di frequentare sempre quei tre parchetti: sono cresciuta in un contesto campagnolo e vorrei più verde».
All’Isola però c’è la Biblioteca degli alberi.
«Bellissima ma ormai, purtroppo, la zona con il cerchio delle altalene è off limit: i bambini non hanno posto perché lo spazio è occupato da gang di ragazzi. Molti genitori hanno smesso di frequentarlo».
Tema sicurezza.
«In piazza Gae Aulenti passavo spesso. Ora con Teo evito. Non mi sento al sicuro, nemmeno al sabato pomeriggio che in teoria sarebbe un momento tranquillissimo. Poi certo: Milano è una grande città e offre tanto, lo so bene».
Ha chiamato il suo podcast più noto «l’Asciugona».
«Ci tengo molto. La gravidanza è sempre infiocchettata e io invece volevo parlarne senza filtri. Nel 2020 grazie a l’Asciugona io, che avevo un seguito di ragazzi, sono entrata in contatto con un pubblico più adulto».
Si sente asciugona?
«Il titolo l’ho tagliato su di me. Parlo molto, in libertà, di tutto».
Ha dovuto rinunciare a lavori da allora?
«Prima era più facile partire per lavoro, ora che c’è Teo ci penso due volte. Rinuncio se lo decido io, non mi sono sentita messa da parte se è ciò che mi chiede».
A che punto della storia arriva l’Argentina?
«Un anno dopo essere approdata a Milano. Ho fatto il provino, mi hanno scritturata, sono partita per Buenos Aires da sola. Giunta in quell’aeroporto gigantesco volevo piangere. Poi alla fine la Disney si è presa cura di noi: molti attori provenivano dall’estero. Ho studiato spagnolo prima di iniziare a lavorare. Sul set ho incontrato anche mio marito».
In radio conduce con Enrico Papi.
«Siamo diversissimi, lui all’inizio era piuttosto diffidente. Oggi ci stimiamo molto e abbiamo un bel rapporto».
Una cosa di cui è orgogliosa e una di cui è delusa nella sua carriera.
«Orgogliosa di avere trovato la mia strada in un ambiente, quello dello spettacolo, che amavo fin da piccola, e di essermi fatta valere».
Ora il rimpianto.
Ci pensa a lungo.
«Nessuno, o forse uno: vorrei una laurea, per avere un piano B. In questo lavoro “si sta come d’autunno sugli alberi le foglie”, non sai quanto durerà, se verrai scelta. È un messaggio che tengo a trasmettere anche a Teo: tieniti aperte più porte possibili».
E con Save the children a cosa lavora?
«Il mio pubblico comprende molti giovanissimi, dunque ho deciso di dedicarmi al progetto dei “Punti Luce”, spazi gratuiti nelle periferie di molte città (in Italia sono 26) nati per offrire opportunità educative a ragazzi che vivono in contesti complicati. È da quando sono diventata mamma che desideravo fare qualcosa per gli altri, qualcosa di benefico. Questi centri sono presidi anche contro la dispersione scolastica».
E ha debuttato a Quarto Oggiaro.
«La campagna è cominciata lì. È un centro importante. E poi è nella mia città o, meglio, nella città che mi ha adottato e ne sono stata orgogliosa».