Corriere della Sera, 14 maggio 2025
La «bolletta» Nato per l’Italia: 4 miliardi per sette anni
Donald Trump ha ottenuto con una certa facilità che i Paesi della Nato si impegnino a spendere per la «sicurezza» il 5% del prodotto interno lordo.
La percentuale è divisa in due parti.
Il 3,4-3,5% rappresenta l’esborso per le forze armate: ordigni, mezzi militari, stipendi per soldati e ufficiali.
Il restante 1,5% verrà raggiunto conteggiando altre voci non strettamente legate all’assetto bellico, per esempio la protezione delle infrastrutture strategiche (centrali di energia, cavi sottomarini eccetera) e tutto il capitolo della «cyber security».
In questi giorni i ministri stanno discutendo sui meccanismi concreti per far funzionare il nuovo schema. Un passaggio importante è in calendario per il 14 e il 15 maggio, ad Antalya, in Turchia, dove si riuniranno i ministri degli Esteri. Per gli Stati Uniti è atteso il Segretario di Stato, Marco Rubio.
Il confronto partirà da uno schema ormai largamente condiviso e articolato sostanzialmente in due punti.
Primo: il nuovo obiettivo del 3,4-3,5%, quello strettamente militare, dovrà essere raggiunto entro il 2032, cioè 7 anni a partire dal prossimo vertice dei leader Nato che si terrà all’Aja, in Olanda, il 24 e 25 giugno. È una tabella di marcia più serrata rispetto a quella fissata nel 2014, a Galles, sempre dai capi di Stato e di governo dell’Alleanza. Allora, con Barack Obama alla Casa Bianca, si decise di lasciare dieci anni per raggiungere la soglia del 2%. Oggi ancora nove Paesi, tra i quali l’Italia, sono sotto quella percentuale.
Il secondo punto è altrettanto delicato. L’idea è di aggiungere delle scadenze annuali all’interno del percorso in sette anni. Ogni dodici mesi, quindi, ogni Stato dovrà spendere lo 0,2% del prodotto interno lordo.
Quanto costerà all’Italia la «bolletta» della Nato? Se consideriamo i valori attuali del prodotto interno lordo, possiamo rispondere: circa 4,3 miliardi di euro per sette anni. Il totale è pari ad oltre 30 miliardi di euro. L’ultima manovra di bilancio ha stanziato 31,2 miliardi per la Difesa (anno 2025), pari all’1,57% del pil. Il governo conta di arrivare al 2% includendo capitoli finora non calcolati, come le uscite per la Guardia Costiera, parte dei Carabinieri e della Guardia di Finanza.
I nuovi parametri saranno presentati agli uffici della Nato nel summit di giugno. Poi da lì comincerà un altro percorso, molto impegnativo per il nostro Paese.
La Commissione europea offre la possibilità di sforare i vincoli previsti dal patto di stabilità, in particolare il tetto del deficit, ora fissato al 3% del pil. Bruxelles consente di arrivare fino al 4,5% per finanziare la spesa per gli armamenti. Sedici Paesi Ue hanno già attivato questa clausola di salvaguardia. Il governo guidato da Giorgia Meloni non ha ancora deciso. I ministri degli Esteri, Antonio Tajani, e della Difesa, Guido Crosetto, chiedono di cogliere l’opportunità offerta dalla Ue. Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, teme che il debito dell’Italia sia già troppo alto per aggiungerne ancora.