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 2025  maggio 14 Mercoledì calendario

La nuova Norimberga che aspetta Vladimir Putin

Sul banco degli imputati potrebbero finire Vladimir Putin, Sergei Lavrov, ma potenzialmente anche il presidente bielorusso Alexsandr Lukashenko e il leader nordcoreano Kim Jong-un. In presenza e, se non sarà possibile, persino in contumacia. Chiamati a rispondere del “crimine di aggressione” commesso nei confronti dell’Ucraina davanti a un tribunale internazionale istituito ad hoc, proprio come quello di Norimberga che dopo la Seconda guerra mondiale processò i responsabili dei crimini di guerra commessi dal regime nazista. Mentre in Turchia la macchina diplomatica lavora a un incontro tra Russia e Ucraina, a Lussemburgo oggi verrà approvata ufficialmente l’istituzione del Tribunale speciale che dovrà giudicare i leader politici e militari responsabili del crimine di aggressione perpetrato nei confronti dello Stato presieduto da Volodymyr Zelensky.
La cornice sarà quella dell’assemblea annuale dei ministri del Consiglio d’Europa, l’organizzazione (estranea all’Ue) che promuove la difesa dei diritti umani. Dopo l’adozione della Dichiarazione di Leopoli, sottoscritta venerdì da una trentina di Paesi, l’Ucraina consegnerà al segretario generale Alain Berset una lettera per chiedergli di istituire formalmente il tribunale speciale e la decisione, con ogni probabilità, sarà adottata già oggi dai ministri dei 46 Stati che compongono l’assemblea del Consiglio d’Europa. Dopodiché serviranno alcuni mesi per sbrigare le formalità giuridico-amministrative, i singoli Stati procederanno con le ratifiche a livello nazionale e la nuova corte potrebbe diventare operativa alla fine di quest’anno o all’inizio del prossimo. Il tutto, secondo le intenzioni dei promotori, a prescindere dall’esito degli eventuali colloqui per porre fine al conflitto. «Mentre i negoziati di pace si concentrano sulla cessazione delle ostilità – spiega il Consiglio d’Europa –, meccanismi di giustizia come questo garantiscono che i responsabili dell’aggressione non rimangano impuniti. È uno sforzo a lungo termine per difendere lo Stato di diritto». L’iniziativa viene considerata «un investimento nella pace globale, nella giustizia e nella credibilità del diritto internazionale».
Il tribunale sarà chiamato a giudicare le azioni dei singoli leader con responsabilità politiche e militari, non la Russia in quanto Stato. Ma la necessità di creare una nuova istituzione ad hoc nasce dal fatto che la Corte penale internazionale non ha competenza sul crimine di aggressione commesso in Ucraina. La Cpi – che nel 2023 ha spiccato un mandato d’arresto nei confronti di Putin – può infatti giudicare i crimini di guerra, quelli contro l’umanità e il genocidio, ma in questo caso specifico non il crimine di aggressione, che consiste nell’uso della forza armata da parte di uno Stato in violazione della Carta delle Nazioni Unite. Il Tribunale speciale – che dovrà perseguire gli individui che hanno pianificato e ordinato l’invasione – sarà quindi “complementare” alla Corte dell’Aia e, come auspica il governo dei Paesi Bassi, potrebbe avere sede sempre all’Aia (ma la scelta della località non è stata ancora formalizzata).
Come spiega il Consiglio d’Europa, anche i leader di Bielorussia e Corea del Nord sono potenzialmente perseguibili qualora dovesse emergere che hanno giocato un ruolo decisivo. Ma la possibilità di portare effettivamente Putin o Lukashenko davanti al collegio giudicante si scontrano con una serie di ostacoli «giuridici, politici e pratici». In quanto capo di Stato, il presidente della Federazione russa gode dell’immunità diplomatica e quindi, finché rimarrà in carica, non potrà essere processato. Nel frattempo, però, si potranno avviare le indagini, raccogliere le prove e predisporre le accuse. Nel caso in cui il suo mandato dovesse finire, sarebbe necessaria una collaborazione della Russia per eseguire il mandato d’arresto, cosa che potrebbe non avvenire. Ma si è deciso di aprire alla possibilità di processi in contumacia.
La nuova corte nasce nel contesto del Consiglio d’Europa, ma sarà sostenuta (e finanziata) da tutti gli Stati che vorranno farne parte, anche se non membri del Consiglio d’Europa, come ad esempio il Canada e l’Australia. Al momento sono circa una quarantina. Anche gli Stati Uniti, durante l’amministrazione Biden, hanno partecipato alle riunioni preparatorie che vanno avanti da più di due anni, ma l’arrivo di Trump alla Casa Bianca ha portato a una netta frenata. Al momento la partecipazione di Washington non è prevista, «ma potranno sempre aggiungersi in un secondo momento» spiegano fonti Ue. Gli Stati che sosterranno il tribunale potranno proporre i loro candidati per il ruolo di giudice (un comitato indipendente ne selezionerà 15 che resteranno in carica per 9 anni) o per quello di procuratore (il quale resterà in carica per 7 anni).
Si applicherà la giurisdizione ucraina e verranno adottati gli standard giuridici internazionali, in particolare la Convenzione europea dei diritti dell’uomo, «per assicurare processi equi, il diritto alla difesa e l’indipendenza giudiziaria». I dettagli tecnici sono stati messi a punto da un gruppo formato dai giuristi di una quarantina di Paesi che in questi anni hanno lavorato a fianco del Consiglio d’Europa, dell’Unione europea e dell’Ucraina per mettere a punto il Tribunale speciale.