ilsole24ore.com, 13 maggio 2025
L’mRna sotto attacco: cosa sta succedendo in America
Cinque anni fa, il governo Usa spendeva miliardi di dollari per sostenere lo sviluppo, la produzione e la distribuzione di vaccini a mRna, che hanno avuto un ruolo fondamentale nel contenere la pandemia da Covid-19. Le aziende farmaceutiche stavano riversando capitali e costruendo ambiziosi progetti incentrati sull’mRna. La tecnologia è stata insignita del premio Nobel. La fiducia degli investitori era alle stelle. Ora, nel giro di pochi mesi, l’umore nel settore si è raffreddato da un clima politico nuovamente ostile.
Il futuro incerto
Il paradosso è che il giorno dopo il suo insediamento, Donald Trump ha celebrato alla Casa Bianca un investimento da 500 miliardi di dollari del settore privato nell’intelligenza artificiale (Ai). Al suo fianco, il magnate della tecnologia Larry Ellison ha presentato uno degli obiettivi più ambiziosi del piano: usare l’Ai per progettare vaccini mRna personalizzati contro il cancro. Un entusiasmo seguito da un brusco cambio di rotta con la nomina di Robert F. Kennedy Jr., noto oppositore dei vaccini mRna, a capo del dipartimento della Salute. Il risultato: licenziamenti di esperti, cancellazione di fondi per ricerca su Hiv e pandemie, e un clima ostile verso la tecnologia che durante la pandemia ha salvato milioni di vite. Alcuni legislatori locali hanno perfino proposto di vietare i vaccini a mRna per le malattie infettive, alimentando l’instabilità del settore, che oggi si ritrova in crisi.
Deborah Day Barbara, co-fondatrice dell’Alliance for mRna Medicines (Amm), parla di un “crollo” del sistema. Clay Alspach, direttore esecutivo dell’Amm, è più diretto definendola “una minaccia esistenziale”. L’associazione riferisce che quasi metà delle aziende del settore ha subito ridimensionamenti, tagli o delocalizzazioni. Alcune stanno valutando di spostare all’estero la sperimentazione clinica.
Le radici della demonizzazione
La demonizzazione dell’mRna ha radici profonde. Le teorie del complotto nate durante la pandemia – alterazioni del Dna, controllo della popolazione – circolano ancora online. Il dibattito politico ha trasformato i vaccini in simboli ideologici. Persino il termine “mRna” è diventato un bersaglio, tanto da spingere aziende come Moderna a rietichettare i propri trattamenti antitumorali come “oncologia” o “immunoterapie”.
Kennedy, che guida ora la sanità statunitense, continua a mettere in dubbio la sicurezza dei vaccini, ignorando i dati clinici a favore della tecnologia. Durante la sua audizione di conferma, ha ribadito tesi infondate contro la vaccinazione pediatrica. Intanto, centinaia di sovvenzioni per la ricerca rischiano il blocco. Le autorità federali, per molti, stanno contribuendo a un clima di sfiducia irreversibile.
Il paradosso è evidente. Mentre Trump e i suoi alleati rivendicano i successi dell’Operazione Warp Speed – che nel 2020 accelerò lo sviluppo dei vaccini Covid – oggi lo stesso governo sembra voler smantellare le basi di quella conquista. Alcuni, come l’esperto di Rna Jeff Coller, sperano ancora che Trump rivendichi il ruolo di innovatore e rilanci il sostegno all’mRna, soprattutto nei trattamenti oncologici.
A rischio la leadership
Ma la realtà è che gli Stati Uniti stanno rischiando di perdere la leadership globale. Paesi come il Giappone, pur affrontando la disinformazione, continuano a investire in produzione e sperimentazione. Le aziende americane, come Arcturus Therapeutics, cominciano a orientarsi verso mercati esteri più stabili. Il futuro della tecnologia mRna, simbolo della biomedicina del XXI secolo, potrebbe così realizzarsi lontano dai laboratori che l’hanno fatta nascere. Secondo Alex Wesselhoeft, del Mass General Brigham Institute, «vedremo questa tecnologia migrare verso i concorrenti internazionali». Per evitare questa fuga, alcune aziende stanno cambiando strategia: ridurre l’associazione con il termine “vaccino”, puntare su terapie genetiche e proteine terapeutiche, e ridefinire la comunicazione. Ma la sfida resta enorme. Perché, come ricorda il consulente David Mansdoerfer, «il problema non è la scienza. È la fiducia». E senza fiducia, l’innovazione rischia di restare senza patria.
Eppure, per più di 8 decenni, gli Usa sono stati leader mondiali nella scoperta scientifica e nell’innovazione tecnologica. Collettivamente, le università statunitensi scorporano più di 1.100 startup scientifiche ogni anno, portando a innumerevoli prodotti che hanno salvato e migliorato milioni di vite, tra cui farmaci per il cuore e il cancro e soprattutto, vaccini a mRna che hanno contribuito a portare il mondo fuori dalla pandemia. Ma ora i tagli in combinazione a una posizione anti-scientifica stanno smantellando l’infrastruttura che ha reso il Paese una superpotenza scientifica. Nella migliore delle ipotesi, la ricerca statunitense è a rischio a causa del fuoco amico; nel peggiore dei casi, si tratta di miopia politica.