Avvenire, 13 maggio 2025
«L’obbligo di corsivo a scuola penalizza gli alunni dislessici»
«Nelle scuole del primo ciclo di istruzione la scrittura è fondamentale e va curata con particolare attenzione, a partire dall’apprendimento del corsivo e della calligrafia». Quando sono arrivati a questo passaggio delle nuove Indicazioni nazionali per la Scuola dell’infanzia e il primo ciclo d’istruzione, pubblicate dal Ministero dell’Istruzione e del Merito, gli specialisti dell’Associazione italiana dislessia (Aid) sono sobbalzati sulla sedia e hanno seriamente cominciato a preoccuparsi. La preoccupazione è diventata allarme una volta approdati alla sezione dei “Risultati attesi”. «Gli studenti – si legge a pagina 131 delle nuove Indicazioni nazionali – sapranno: riconoscere e applicare il ductus e le proporzioni del corsivo; sviluppare una scrittura fluida e leggibile con uno stile personale». Un’enfasi che, si sono chiesti, «porterà alla necessità di una certificazione diagnostica per permettere ai bambini che presentano difficoltà nell’area grafomotoria o disgrafia di non scrivere in corsivo?». E come staranno a scuola, questi bambini con Disturbi specifici dell’apprendimento? «Saranno tormentati e costretti ad imparare ed applicare il ductus e le proporzioni del corsivo?», si sono interrogati all’Aid. Mettendosi nei panni di alunni e genitori su cui, all’improvviso, è caduta in testa questa novità. «Usare le mani è sempre positivo, ma “corsivo per tutti” è una follia, una suggestione passatista che vuole tornare a una scuola severa e ordinata», sbotta Dario Ianes, già docente di Pedagogia e didattica dell’inclusione all’Università di Bolzano e co-fondatore del Centro Studi Erickson di Trento. Con cui ha dato alle stampe un instantbook che raccoglie i contributi di diciassette esperti chiamati a ragionare sulle nuove Indicazioni nazionali per gli alunni dai 3 ai 14 anni. Il titolo Credere, obbedire, insegnare è anch’esso una suggestione intrigante e rimanda a una scuola del “tempo, che fu” e che Ianes e il gruppo di esperti coinvolti non vorrebbero tornasse.
«Questa scelta di porre enfasi sull’utilizzo del corsivo e della bella scrittura può avere un forte impatto psicologico su tutti i bambini in generale, ma soprattutto sui bambini con Disturbi specifici dell’apprendimento», sottolinea il professor Ianes, ospite di un
webinar promosso dall’Aid proprio per indagare a fondo le ricadute delle nuove Indicazioni nazionali sulla vita scolastica del 6% di alunni con Dsa che abita la scuola italiana. «Non siamo contro il corsivo», mette le mani avanti Lucia Iacopini, pedagogista, docente, membro del Consiglio direttivo e del Comitato scientifico di Aid. «Ci preoccupa, però, come queste Indicazioni nazionali possano essere acquisite dagli insegnanti e recepite dalla scuola. Si arriverà a temi scritti al computer e ricopiati a mano? Scrivere in corsivo può anche essere divertente e rilassante, ma per un alunno disgrafico non lo è affatto», ricorda l’esperta. «Così si rischia che gran parte delle risorse cognitive del bambino siano concentrate sulla scrittura in corsivo e non sul contenuto di ciò che scrive», avverte Luciana Ventriglia, docente specializzata in pedagogia clinica e formatrice Aid. «I bambini vogliono imparare a scrivere per comunicare pensieri ed emozioni, non per scrivere in corsivo né in bella calligrafia – aggiunge Ventriglia –. Trovandosi di fronte a quest’obbligo saranno per lo meno disorientati e non capiranno il motivo di tale imposizione». E, magari, cominceranno a vedere la scuola sotto una luce diversa, meno brillante.
«Quello che si sta costruendo è un percorso formale potenzialmente costellato di errori – aggiunge Ianes –. Se un bambino, fin dalla prima elementare, è bersagliato da giudizi negativi, questo crea una barriera all’apprendimento e imparare, per lui, diventerà pauroso. A scuola bisogna essere contenti di ciò che si scrive e non avere paura di non scrivere bene in corsivo».
Questo approccio «rigido e autoritario», riflette sempre il professor Ianes, non fa bene nemmeno all’inclusività della scuola stessa. «Nelle nostre classi ci sono alunni provenienti da culture diverse e con scritture diverse, che l’obbligo di utilizzo del corsivo renderà ancora più fragili e ai margini. Purtroppo, l’apertura all’altro e alla mondialità non sono la cifra di queste Indicazioni nazionali», conclude Ianes. Lanciando una proposta al Ministero che suona anche un po’ come una sfida: assumere almeno il 5% di insegnanti con Dsa alla scuola primaria: «Nessun docente con Dsa si sognerebbe di imporre il corsivo ai propri alunni» è la categorica conclusione.