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 2025  maggio 12 Lunedì calendario

Madonna di Trevignano, chiuse le indagini. «Sulla statuina il Dna di Cardia e di un altro profilo femminile»

Chiuse le indagini sulla Madonna Trevignano. Il gip ha ritenuto di non concedere una proroga che pure il pm aveva sollecitato e così, ormai, i giochi sono fatti.
Tanto più alla luce della super-perizia – affidata al genetista forense Emiliano Giardina, lo stesso che si occupò del caso Yara Gambirasio – già depositata in Procura e che si discuterà il prossimo 17 giugno, giorno di udienza in Tribunale a Civitavecchia.
Le analisi di laboratorio avrebbero dovuto stabilire l’appartenenza del sangue della Madonnina lacrimante: escluso che si trattasse di pittura rossa, o di tracce ematiche di maiale, gli accertamenti hanno confermato che quel liquido non avesse nulla di soprannaturale attribuibile alla Madonna come voleva lasciare intendere Cardia nei suoi raduni religiosi ma che, al contrario, quel sangue fosse proprio della santona.
L’avvocata di parte: «Sangue anche di un’altra donna»
Ora, però, l’avvocato di Cardia, dice di avere notizie certe sulla perizia e aggiunge un tassello: «Sulla Madonna – rivela l’avvocata Solange Marchignoli, che sostiene di disporre della relazione finale del professor Giardina – non è stato trovato solo il Dna di Cardia, ma anche quello di un altro profilo femminile». Si tratterebbe, cioè, di una traccia non singola ma mista. Di più. In base alle informazioni in possesso dall’avvocata, non sarebbe neppure possibile isolare l’aspetto ematico: «Non è possibile – sostiene Marchignoli – discernere le tracce del Dna, capire cioè se provengono dal sangue, dal contatto o dalla saliva».
Prove, secondo la difesa, che scagionerebbero Cardia, che avrebbe più volte maneggiato e baciato la statuina lasciando così pure le sue tracce, sulla statuina di plastica. Il fatto che però ci sia anche un secondo Dna, dal loro punto di vista, cambierebbe tutto.
Come l’avvocata aveva già detto al Corriere, «se il profilo è singolo significa che è solo di Cardia e lo ha messo lei, quindi in questo caso si andrebbe a giudizio, ma se come ci si aspetta il profilo è misto vuol dire che il Dna trovato sulla statua contiene anche e non solo Dna di Gisella, cosa che noi ci aspettiamo perché lei ha utilizzato la statuetta, l’ha baciata e maneggiata». Marchignoli la dice con una battuta: «Non c’è solo il Dna di Cardia, ma chi conosce quello della Madonna, per poterlo escludere?»
Cardia perde al Tar
Questo aspetto, della traccia mista, diverrà ufficiale nel corso della prossima udienza. Intanto, a Trevignano il Comune deve capire cosa fare dell’ex «collina dei miracoli», dove la santona inscenava le sue messe. Orpelli e gingilli, e pure la Madonna nella teca di vetro bordata di azzurro, sono stati smantellati da tempo e, novità delle ultime settimane, anche il Tar ha confermato che i provvedimenti dell’amministrazione e dell’Ente parco, che avevano intimato all’associazione di Cardia e marito di ripristinare lo stato dei luoghi, illegalmente adibiti ad uso religioso, una finalità incompatibile con il piano urbanistico della zona.
Sul piano pratico, infatti, l’associazione ha perso la battaglia: nell’ultima pronuncia del 17 aprile i giudici amministrativi hanno valutato positivamente i provvedimenti e condannato Gisella e il compagno al pagamento delle spese processuali (3mila euro).
Il terreno risulta ormai acquisito al patrimonio comunale e, in teoria, il Comune di Trevignano potrebbe disporne a proprio piacimento. Sfida non semplice, visto il retaggio che ormai incombe sul luogo, ritenuto dai seguaci di Cardia «sacro» e, ogni tanto, ancora meta di pellegrinaggi.