corriere.it, 12 maggio 2025
Casini: «Mia madre mi ha insegnato tutto, quando le dissi della separazione aveva già capito. Ama Veltroni, mi ha fatto vedere tutti i suoi film e le presentazioni dei libri»
«Giovedì era il compleanno di mia mamma, 96 anni, sono corso a Bologna, e abbiamo festeggiato al Diana, il ristorante nel quale va da una vita. Prima abbiamo fatto un bel giro, poi compere in centro. Mia mamma è una grandissima estimatrice di Zuppi, sperava che il Papa fosse lui. Secondo lei non poteva farlo nessun altro.
Io mi sono limitato a dire che la questione era un po’ più complessa», dice Pier Ferdinando Casini. Il senatore bolognesissimo eletto nel collegio cittadino nelle file del Pd, un’istituzione delle istituzioni, in Parlamento dal 1983, ogni giorno chiama sua mamma. «La persona più importante. Ho quasi 70 anni, è un enorme privilegio averla ancora me», dice. Mirella Vai, 96 anni pochi giorni fa, quattro figli (due maschi e due femmine) e dieci nipoti è anche diventata due volte bisnonna.
Il Conclave non è andato come voleva mamma.
«Ma poi mi ha detto: sono già innamorata del nuovo Papa, si è riconciliata subito».
Che lavoro faceva?
«Prima la maestra, poi è stata direttrice della biblioteca del Provveditorato».
Dove iniziò a lavorare?
«A Pianaccio, il paese di Enzo Biagi, ci andava in Lambretta perché lei era di Lizzano in Belvedere. Durante l’inverno, però, dormiva a Pianaccio. Distava 5/6 chilometri ma con neve e ghiaccio anche i nonni preferivano così».
Come si sono conosciuti i suoi genitori?
«Mio padre era segretario provinciale della Democrazia Cristiana. Fece un comizio in paese e conobbe questa ragazza con un cappotto rosso. Le disse che il soprabito era orribile. Sarà stato anche vero ma alla fine quel cappotto ha fatto effetto. Sono grato al destino, alla Provvidenza di avere avuto una famiglia unita, genitori non superuomini ma che ti vogliono bene. Poi mai avrei pensato che mia mamma sarebbe stata viva quando io ho quasi 70 anni».
Passioni a parte il lavoro?
«Il bridge è la sua enorme passione. Da quando mio padre è mancato, l’ha esercitata con grande costanza, sette giorni su sette. Senza marito e con i figli grandi si è potuta dedicare a quella sua passione, anche un segno di grande autonomia».
Che cosa ha preso da lei?
«Ho ereditato un carattere molto estroverso, capace di familiarizzare, di una certa empatia con tutti. Lei è sempre stata così. Noi diciamo che parla con gli altri anche quando è da sola. Qualche anno fa ha avuto un piccolo intervento, dopo l’anestesia non ci siamo più fidati di lasciarla da sola ma lei non voleva nessuno in casa».
E come è andata?
«Abbiamo litigato, sono ricorso a un ricatto morale. Le ho detto che se le fosse successo qualcosa la gente avrebbe dato la colpa a noi che non le avevamo messo nessuno in casa. Ne ha bisogno perché il ragionamento non è più fluido come in passato».
È un modo diverso di essere figli
«Lei è molto spiritosa. L’altro giorno mi ha chiesto se ero suo figlio o suo marito. Poi quando ha capito la defaillance con il suo spirito luciferino ha detto: sei talmente affascinante che potresti essere mio figlio o mio marito e andrebbe bene lo stesso».
Come ha seguito la sua carriera politica?
«Ha conosciuto tutti. Da Forlani a Berlusconi, Martinazzoli e Renzi. Le manca solo la Meloni. Poi lei ha alcune passioni».
Quali?
«Uno è Walter Veltroni e l’altro Massimo Franco, legge tutti i suoi articoli sul Corriere. A causa sua sono un forzato di Veltroni, mi ha portato a tutto: tutti i film, tutti le presentazioni dei libri».
Prima ha parlato di Berlusconi.
«Con mia mamma era affettuosissimo e gentile che poi era il suo tratto umano. Negli ultimi tempi ci sentivamo per gli auguri per le feste, l’ultima volta mamma era di fianco a me, gliel’ho passata e hanno chiacchierato».
Il rapporto con la politica?
«La nostra è una famiglia autonoma, certo hanno piacere dei miei successi anche se poi non tutti condividono le scelte che ho fatto. Qualcuno, non dirò mai chi, a volte si è anche lamentato dei voti che gli ho imposto. Le mie tre figlie, per dire, hanno votato in tre modi diversi. Non mi dispiace, è un segno di libertà. Sono autonome, anche io sono stato educato cosi».
Cosa le ha insegnato sua mamma?
«Tutto».
Un ricordo particolare.
«La separazione da mia moglie fu un momento difficile. Ero molto preoccupato di dirlo a mia mamma. Ho chiesto consiglio a mia sorella, il vero capofamiglia, che ci ha invitato a pranzo. Io le ho detto che avrei comunicato una cosa spiacevole»
E sua mamma?
«Disse: ho già capito tutto, non ne parliamo».
Lei come ci rimase?
«Di sale, una mamma in grado di sorprenderti anche quando hai 60 anni. Lei per noi c’è sempre stata. E lo è ancora oggi».