repubblica.it, 12 maggio 2025
Il migrante beffato dalla legge. Fa arrestare un ladro, ma è senza documenti: “Va espulso”
«Io mi fidavo delle autorità – ripete Zakaria – ho fatto un bel gesto, non credevo certo che mi punissero, che mi mandassero via». E invece Zakaria Nagda, un ragazzo marocchino di 29 anni, dal sette maggio scorso si ritrova in mano un decreto di espulsione dall’Italia. La sua colpa è descritta in burocratese sulla manciata di verbali che gli hanno consegnato negli uffici in corso Vinzaglio. Arrivato a Torino meno di un anno fa dalla frontiera di Ventimiglia, Zakaria non aveva ancora presentato la richiesta del permesso di soggiorno. Però si è premurato subito di trovarsi un lavoro, seppur precario. E soprattutto, il sette maggio scorso, ha aiutato la polizia ad arrestare un ladro.
Arrivato in Italia otto mesi fa dopo aver attraversato la Spagna e la Francia, Zakaria si guadagna da vivere montando i banchi del mercato in piazza della Vittoria, nel quartiere Madonna di Campagna, alla periferia nord di Torino.
Alle tre del mattino del sette maggio la polizia è intervenuta all’angolo con via Vibò perché un ladruncolo straniero aveva appena fatto una spaccata al Carrefour. Quando sono arrivati sul posto, gli agenti hanno fermato subito Zakaria, scambiandolo per il ladro. Ma il ventinovenne stava lavorando. Ed è stato proprio lui a indicare ai poliziotti il ladro vero. «Gli ho detto: “Non sono io, il ladro è nascosto sotto la macchina, vedete?», ricostruisce. Gli agenti hanno seguito le sue indicazioni e hanno arrestato l’autore della spaccata, recuperando anche la refurtiva.
Il ladro è stato portato in questura. Due ore più tardi però, gli agenti sono tornati di nuovo in piazza. Perché la telecamera davanti al supermercato aveva ripreso i profili di due persone: quello del ladro vero, e Zakaria, che montava i banchi.
Grazie anche alla testimonianza di un altro lavorante italiano del mercato, il ventinovenne è stato scagionando da ogni ipotesi legata al furto. Ma gli agenti dopo averlo identificato l’hanno accompagnato all’ufficio immigrazione e gli hanno notificato il decreto di espulsione «entro sette giorni».
Zakaria non se l’aspettava. «Io voglio rimanere in Italia – dice – voglio lavorare e costruirmi un futuro onesto a Torino. Ho mia moglie ancora in Marocco, vorrei farla venire qui».
Il ventinovenne lavora ancora in prova, vive ospite di un collega. È impegnato due ore al mattino e due ore al pomeriggio, quando c’è da montare e smontare le postazioni di vendita. Senza un contratto di lavoro non può chiedere il permesso di soggiorno, per questo non aveva ancora presentato la domanda all’ufficio immigrazione.
Se quella mattina si fosse girato dall’altra parte, adesso non avrebbe un foglio di via sulla testa. «Aiutatemi – dice – sono una brava persona, voglio lavorare e vivere a Torino. Pensavo di aver fatto una buona azione, non voglio lasciare l’Italia».