La Stampa, 12 maggio 2025
Trump bocciato da sei italiani su dieci. Ancora lontana la pace invocata da Leone
I primi 3 mesi di governo di un capo di Stato neo eletto sono considerati importanti non solo per ragioni simboliche. L’idea nasce con il presidente americano Franklin D. Roosevelt nel 1933, durante la Grande Depressione. Nei suoi primi tre mesi introdusse rapidamente un pacchetto di riforme e leggi per affrontare la crisi, stabilendo un modello di efficienza e determinazione. Da allora i primi 100 giorni di un leader e di un incarico istituzionale sono diventati una sorta di “prova del fuoco”. Così anche per Donald Trump è arrivato il momento del primo vero giudizio da parte del suo popolo e di quello dell’intero globo. Secondo la CNN il suo tasso di gradimento è il più basso mai registrato tra tutti i presidenti americani degli ultimi sette decenni (41.0%). Anche il popolo italiano si è espresso bocciando il suo operato nei suoi primi mesi di governo (62.2%). Si sa bene che nel primo periodo del mandato un leader gode spesso di un certo grado di consenso popolare, sostegno politico e attenzione mediatica. Questo diventa un tempo favorevole per facilitare e avviare l’approvazione di misure difficili o che potrebbero essere molto impopolari in seguito.
Secondo il sondaggio di Only Numbers per la trasmissione Porta a Porta le valutazioni politiche degli italiani sul presidente americano appaiono molto compromesse dalle sue affermazioni, ma soprattutto dalla politica dei dazi. Il suo approccio, fortemente divisivo e imperativo, ha mostrato al pubblico tutte le sue contraddizioni e i limiti della gestione iniziale. Sono questi i sentimenti rilevati tra l’elettorato italiano. Il suo avanzare nelle dichiarazioni, più spesso provocatorie che costruttive, è segnato da profonde divergenze su temi come la sovranità nazionale e le politiche commerciali. Tra gli elettori del Partito Democratico e di AVS – Alleanza Verdi e Sinistra- non si registra praticamente nemmeno una promozione sul campo, quasi come gli elettori di Azione che bocciano il suo inizio mandato per il 93.5%. Più “generose” e in linea con il dato nazionale è la disapprovazione dei sostenitori del Movimento 5 Stelle (66.1%) e di Italia Viva (61.5%). Tra le file dei partiti di governo i sentimenti e le emozioni espresse sono invece tutte differenti. Gli elettori di Forza Italia sono divisi a metà tra chi boccia (47.2%) e chi promuove (49.0%) il presidente americano. Quelli di Fratelli d’Italia sono in maggioranza più severi respingendo l’azione di Donald Trump per il 43.3% e accettandola come buona per il 35.9%. Forte approvazione (56.5%) invece tra i leghisti che in molti trovano una buona coincidenza nella retorica sovranista made in USA.
La condotta dei primi mesi di governo è una modalità per creare quello che si può definire il “momento fondativo” della narrazione. Un inizio debole o confuso può danneggiare la credibilità del leader e complicare l’attuazione dell’agenda futura, lasciando un’impronta importante nella memoria collettiva –anche se simbolica-. Durante la campagna elettorale Donald Trump ha ripetutamente dichiarato che, se rieletto, una volta insediato a fine gennaio, avrebbe risolto la guerra in Ucraina e in Medio Oriente in 24 ore. Tutto questo gli ha permesso di rafforzare la sua immagine di negoziatore e di criticare l’azione del suo predecessore Joe Biden, accusandolo di incompetenza o di alimentare il conflitto. Ora è vero che gli italiani hanno riconosciuto e apprezzato il tycoon americano per aver introdotto la parola “pace” nel dibattito mediatico, tuttavia siamo arrivati alla resa dei conti.
La pace rappresenta per lui una forte leva politica, non appare assolutamente come un obiettivo morale, anzi sembra leggersi in modalità contraddittorie: da una parte non in difesa dell’Ucraina come democrazia sovrana, mentre dall’altra, in Medio Oriente, una pace che dovrebbe coincidere con la sicurezza e l’agenda di Netanyahu. Trump non ha mai nascosto, anzi ha sottolineato in mondovisione, una certa freddezza nei confronti di Zelensky e dell’Ucraina, è stato anche accusato di voler giustificare Vladimir Putin a tal punto di avere l’intenzione di sottoscrivere un accordo anche a costo di importanti concessioni territoriali a Mosca.
Pace è anche la parola ripetuta per ben dieci volte nel discorso di saluto del neo eletto Papa Leone XIV. Ad oggi i cittadini italiani vedono il progetto di pace molto più lontano (54.5%), solo un elettore su due di Lega (50.0%) e Fratelli d’Italia (48.6%) lo interpreta più prossimo. Tutte le affermazioni del presidente americano riportano l’opinione pubblica a credere che le pressioni siano più uno strumento per ridurre gli impegni militari, risparmiare i fondi e rafforzare la propria immagine di leader pragmatico e “anti-establishment”. Anche la diffusione da parte della Casa Bianca della foto di Donald Trump vestito con abiti papali indica un cortocircuito culturale legato ai simboli e al potere, un eccesso costruito per raccontare al mondo che non esiste solo il Papa come figura internazionale che parla al mondo di pace ma che, – proprio nel momento in cui la sede papale è stata vacante – esiste anche una figura/immagine/incarico come la sua che può essere un’alternativa di riferimento.
A questo punto con l’elezione di Papa Leone XIV l’efficacia della politica trumpiana dipenderà solo da chi la guarda, perché potrà essere letta come una critica pungente all’egocentrismo e all’autoritarismo, oppure, in una chiave totalmente grottesca, come una glorificazione graffiante dell’ego. L’attenzione nei primi 100 giorni di pontificato di R.F. Prevost sarà proprio posizionata sul confronto tutto made in America della visione del potere, della società e del ruolo dell’individuo.