Corriere della Sera, 11 maggio 2025
«Mamma mi donò il mio primo 45 giri. Era una roccia, la sogno ancora»
L’ ultima immagine di sua madre?
«Una roccia con i capelli grigi».
La prima?
«Una roccia con i capelli neri».
Un ricordo d’infanzia?
«D’estate andavamo sempre dai suoi parenti a Livorno. Un anno venne con noi mia zia. Ricordo che io e lei eravamo già al binario, alla stazione, mentre la mia mamma era andata ad acquistare i biglietti. Ma mi assalì la paura che il treno partisse senza aspettarla, così cominciai a strillare».
Carlo Conti non ha mai mancato di rendere omaggio alla madre Lolette, la donna che si è dedicata totalmente a lui da quando morì il padre Giuseppe, per un tumore ai polmoni, e il figlio aveva appena 18 mesi. Durante una conferenza stampa dell’ultimo Festival di Sanremo, tre mesi fa, il conduttore-velocista non è riuscito a trattenere la commozione quando ha ricordato tutti i sacrifici fatti dalla mamma per dargli un futuro. E oggi come allora ammette: «Non so se sarei quello che sono, se fosse successo il contrario e ad allevarmi fosse stato mio padre».
Qual è stato il suo insegnamento più grande?
«L’onestà e il rispetto per gli altri, oltre che guardare sempre chi sta peggio di te, non chi sta meglio. E quando ero piccolo le garantisco che perfino i nostri vicini di casa stavano meglio di noi...».
Lolette ha fatto più lavori per poterla seguire.
«La notte faceva assistenza in ospedale, per poter stare con me di giorno, ma già la mattina andava a fare le pulizie a casa di altri, e sotto Natale aiutava una cartoleria come commessa. Non si lamentava mai».
E apparecchiava sempre la tavola, a pranzo e a cena, nonostante foste solo voi due. Il suo piatto preferito?
«La mia mamma non era una grande cuoca, ma faceva un roast beef eccezionale, oltre al budino al crème caramel, ma quello vero, non la polvere nella bustina».
Il primo regalo?
«Non è che ci fossero i soldi per i regali, per anni ho sognato un paio di jeans nuovi e invece indossavo quelli che non metteva più mio cugino, oppure usavo le scarpe che erano state di qualcun altro. Il primo mangiadischi lo ebbi quando una vicina decise di buttare il suo, ma la mia mamma mi aiutò a comprare il primo 45 giri dall’elettricista: a quei tempi in quel negozio trovavi di tutto, dalle lampadine al tostapane».
Cosa scelse?
«Venus, degli Shocking Blue. Mentre il mangiadischi arancione che vedevo in vetrina e che sognavo, me lo sono regalato per i miei 50 anni, acquistandolo online».
La prima auto la comprò da solo o l’aiutò sua madre?
«Me la comprò lei, una 127 usata arancione. Avevamo un patto: non avrei chiesto il motorino, ma avrei avuto l’auto diventato maggiorenne».
Farà lo stesso con suo figlio Matteo?
«Ho già iniziato il discorso delle moto e dei motorini pericolosi. Ma oggi ci sono le macchinine che si possono usare dai 16 anni».
Le chiede mai della nonna?
«Quando era piccolo e non aveva ancora il senso della morte mi chiedeva dove fosse andata. Ogni tanto andiamo a salutarla al cimitero, dove il mio babbo e la mia mamma sono insieme. Gli ho raccontato che era una donna molto forte, che ha fatto tanto per me».
È riuscita a godere anche lei un po’ del suo successo?
«Mi aveva fatto studiare perché mi diplomassi e trovassi il posto fisso. Ma questo figlio che faceva radio, lavorava nelle tv locali, andava a far serate in piazza non la faceva stare tanto tranquilla. Però dopo che feci In bocca al lupo, nel ’98, ho capito che sarebbe morta tranquilla: da quel momento per fare la spesa cominciò a impiegarci un’ora, un’ora e mezzo, perché la fermavano tutti per farle i complimenti per me».
Qualche volta la sogna?
«Sì, ogni tanto capita. Ha sempre intorno ai 50 anni, è contenta, la trovo serena».
Alla festa della mamma cosa le regalava?
«Fiori e cioccolatini, era golosa di cioccolata».
Quando sua moglie Francesca è diventata madre, che effetto le ha fatto, da figlio?
«In alcuni battibecchi tra lei e Matteo rivedo me con la mia mamma. Francesca è molto materna, è generosa, ha una marcia in più. Se il buon Dio avesse dato anche a noi maschi la possibilità di partorire, credo che forse non saremmo così numerosi al mondo, ma di sicuro più rispettosi verso le donne».