il Fatto Quotidiano, 10 maggio 2025
Ora il governo confessa: “Vendiamo armi a Israele, ma non colpiscono civili”
L’Italia continua a importare armi da Israele perché gli obblighi europei e internazionali non prevedono un blocco sugli acquisti dopo il 7 ottobre 2023. E allo stesso tempo il governo di Giorgia Meloni ha bloccato le nuove licenze per esportare armamenti a Tel Aviv dopo quella data, ma ha continuato a inviare quelle relative alle vecchie licenze. Per la prima volta l’esecutivo ammette ufficialmente quello che era certificato dalle cifre dell’Istat: anche dopo il 7 ottobre 2023 sono state inviate armi italiane a Israele. Ma, assicura il governo, è stata fatta una valutazione sugli armamenti che non potessero “essere utilizzati contro la popolazione civile”. Una giustificazione che, però, secondo gli esperti del settore, non trova riscontri.
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L’ammissione arriva dal sottosegretario agli Esteri Giorgio Silli che mercoledì ha risposto a un’interrogazione in commissione Esteri della Camera presentata dal deputato del M5S Francesco Silvestri. Quest’ultimo, facendo leva sui dati relativi alle importazioni di armi da Israele nel 2024 certificati dalla relazione annuale al Parlamento della Farnesina, chiedeva al governo se avesse intenzione di modificare “il proprio approccio nel commercio di armi con Israele, alla luce dei nuovi obiettivi fissati dal Governo Netanyahu” che ha annunciato di voler occupare la Striscia di Gaza dopo la visita del presidente americano Donald Trump in Medio-Oriente.
Sulle esportazioni, la Farnesina spiega ancora una volta che il governo ha bloccato le nuove licenze dopo il 7 ottobre ed effettivamente è così. Ma sia i dati Istat che la relazione dell’Agenzia delle Dogane certificano che gli interscambi militari con Tel Aviv sono continuati anche dopo: risultano 212 operazioni di esportazioni per un valore di 4,3 milioni che riguardano licenze rilasciate in precedenza. E perché non bloccare anche questo? Il sottosegretario Silli non lo spiega, ma dice che sulle vecchie licenze è stata fatta una “valutazione caso per caso”: “Sono stati esaminati caso per caso gli impegni precedenti e, in base alle caratteristiche del materiale, sono stati inviati in Israele solo materiali che non potessero essere utilizzati contro la popolazione civile”, ha detto il rappresentante del ministero degli Esteri. E questo basta a Silli per poter dire che “quello adottato dal governo è un approccio particolarmente restrittivo”.
Una giustificazione che, però, solleva perplessità tra gli esperti del settore. La relazione del governo non permette di sapere esattamente che armi siano quelle che continuiamo a esportare ma, da fonti aperte, e in base alle inchieste giornalistiche di Altraeconomia, si scopre che l’Italia continua a mandare sicuramente pezzi di ricambio per gli elicotteri M-346 ma anche armi leggere e munizioni. Per Francesco Vignarca, coordinatore della campagna Rete Pace e Disarmo, quindi non è vero che queste armi non siano utilizzate contro la popolazione civile: “Fornire manutenzione e pezzi di ricambio a sistemi d’arma o pure munizioni a sostegno di un esercito come quello di Israele che poi effettua un continuo e massiccio attacco sulla popolazione non solo di Gaza significa sicuramente avere un impatto sui civili, anche se le nostre armi sono coinvolte solo indirettamente”, spiega. Inoltre, non è chiaro chi e come si possa controllare che questo non succeda. La risposta, infatti, non convince il M5S: “La mia interrogazione – spiega Silvestri – è servita a far emergere che attualmente le tasse degli italiani vengono usate per finanziare, con l’acquisto di armi, un governo che sta sterminando civili Palestinesi con l’intento di invasione totale. Nelle loro parole non esisteva vergogna ma solo la freddezza tipica dei ‘complici’”.
La Farnesina ha risposto anche sulle importazioni. Secondo la relazione su import ed export relativa al 2024, le importazioni di armi da Israele raddoppiano rispetto al 2023 passando dalla settima alla seconda posizione tra i Paesi da cui compriamo di più: nel 2024 sono state rilasciate 42 nuove autorizzazioni per importare armi da Israele per un totale di 154 milioni. Questo nonostante il governo israeliano da mesi stia portando avanti uno sterminio nei confronti della popolazione di Gaza. Il governo si giustifica spiegando che l’approccio italiano “è in linea con la normativa nazionale, europea e internazionale”, non viene fatta una valutazione sui materiali e non c’è alcun obbligo sull’importazione di materiali di armamento.