repubblica.it, 9 maggio 2025
Alla Camera i parenti delle vittime del terrorismo delusi: “Ignorate le stragi di matrice fascista”
“È dovere delle istituzioni porre in essere ogni azione utile affinché le vittime e i loro familiari ottengano giustizia: il Parlamento c’è”, assicura il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, aprendo la cerimonia del Giorno della memoria dedicato alle vittime del terrorismo. Il presidente del Senato Ignazio La Russa cita Sergio Ramelli, lo studente del Fronte del Gioventù ucciso a Milano nel 1975 da giovani di sinistra, e Fausto Tinelli e Lorenzo “Iaio” Iannucci, i due ragazzi del centro sociale Leoncavallo assassinati nel 1978, e su cui la magistratura ha appena riaperto l’inchiesta che porta dritto ad esponenti del neofascismo. “Una notizia che ho accolto con favore”, dice La Russa.
Montecitorio. Quarantasette anni dopo l’uccisione di Aldo Moro. Ci sono il presidente Mattarella, che ha deposto una corona di fiori in via Caetani, dove venne ritrovato il corpo del presidente dc, la premier Meloni, che in una nota ha ricordato Moro e Peppino Impastato, uccisi lo stesso giorno. Ex presidenti delle Camere. I ministri Valditara, Tajani, Piantedosi. Il sottosegretario Mantovano. Aula gremita di familiari, pochi i parlamentari. Ex presidenti delle Camere come Violante e Fini. La leader del Pd Elly Schlein (gli studenti la cercano per un selfie). Giuseppe Conte dice che di Moro e Impastato “l’esempio guida sempre più delle parole”. Modera Bruno Vespa (contestato alla vigilia dalle associazioni delle vittime) che parla di sé stesso e di tutte le volte che in 56 anni di tv ha raccontato le tragedie italiane da piazza Fontana in poi. “Un Paese può conoscere la polemica ma non l’odio che purtroppo ricompare a tratti, che non succeda mai più”, chiosa alla fine.
Le associazioni delle vittime si erano lamentate per l’assenza dello stragismo fascista nella scaletta. E alla fine il riequilibrio lo hanno fatto gli studenti del liceo Tommaso Gullì di Reggio Calabria, ricordando la strage del treno di Gioia Tauro del luglio 1970 (era pieno di pellegrini siciliani verso Lourdes), “un laboratorio della destra eversiva con la criminalità organizzata”. Interviene con misura e commozione Bruno D’Alfonso, il cui papà, l’appuntato dei carabinieri Giovanni D’Alfonso, perse la vita nel giugno 1975 nel conflitto a fuoco con le Brigate Rosse, nel tentativo riuscito di liberare l’industriale Vittorio Vallarino Gancia. Morì anche la fondatrice delle Br, Mara Cagol. Si deve a D’Alfonso se si sta facendo un nuovo processo a distanza di mezzo secolo.
Ambra Minervini, la figlia di Girolamo Minervini, il direttore generale degli Istituti di prevenzione e pena, pure lui ucciso dalle Br, racconta di un magistrato che non volle la scorta perché avrebbe significato mettere a rischio la vita di giovani agenti. Venne ucciso alla fermata del bus, nel quartiere Trionfale, a Roma. Nell’Italia del 1980 un magistrato con responsabilità così delicate non veniva protetto dallo Stato. E poi è toccato a Luciana Milani, la madre di Valeria Solesin, che ha raccontato con parole bellissime la curiosità profonda che animava sua figlia, ricercatrice a Parigi, morta per mano del terrorismo islamico al Bataclan dieci anni fa. “Voglio fare mio l’appello di Valeria: forza ragazze, al lavoro!” ricordando la sua battaglia affinché le donne avessero uguale dignità degli uomini nel mondo del lavoro.
Quando una studentessa del Giosuè Carducci e Dante Alighieri di Trieste ha ricordato gli attentati neofascisti nella sua città, a cavallo degli anni Sessanta e Settanta, rimarcando più volte sull’origine fascista dei protagonisti, dalle tribune si è notato il mancato applauso di La Russa.
“Sono deluso” ha detto alla fine Paolo Bolognesi, presidenti delle vittime della strage di Bologna, una delle anime delle associazioni che avevano polemizzato alla vigilia. “Hanno saltato le stragi della strategia della tensione. Non si è parlato di Bologna, Italicus, piazza Fontana, Peteano. Non si è voluto citare i Nar. Ma ci sono state due vittime delle Br. È mancato ogni inquadramento storico. Per fortuna che c’erano gli studenti. Hanno riequilibrato un po’, grazie ai lavori fatti a scuola”.