corriere.it, 9 maggio 2025
Quasi sette donne su dieci, in Italia, hanno paura a tornare a casa la sera (e una su quattro ha subito...
Quasi sette italiane su dieci – il 67,3%, per la precisione – hanno paura a tornare a casa di sera o di notte. Inoltre l’81% afferma che «negli ultimi cinque anni girare per strada è diventato più pericoloso». Nulla comunque di cui stupirsi se si pensa che le violenze sessuali perpetrate da Nord a Sud – ben 6.587 nel 2024 –, sempre dal 2019 sono aumentate del 34,9%. Non bastasse, circa una nostra connazionale su quattro ha anche dichiarato di aver subito molestie sessuali (25,6%) e uno scippo o un borseggio (23,1%), mentre a quasi una su tre (29,5%) è capitato di essere seguita da uno sconosciuto. È il (desolante) quadro emerso mercoledì dal primo rapporto Univ-CensisLa sicurezza fuori casa, stilato sulla base delle risposte fornite da mille persone rappresentative della popolazione adulta nazionale.
«Problema culturale»
«I dati di questa rilevazione testimoniano come le donne, per strada, si sentano minacciate da un elemento maschile che è lo stesso che le opprime all’interno delle famiglie, nella vita privata – commenta al Corriere Cristina Carelli, neo presidente di D.i.Re – Donne in Rete Contro la Violenza –. Un maschile che si concepisce ancora come predatore e che si sente legittimato da una cultura che non cambia e che condiziona ancora fortemente la nostra società». Approccio da seguire per cambiare le cose? Secondo Carelli, «non tanto pensare a una repressione in ottica securitaria – afferma –, bensì riflettere su quanto sia necessario cambiare la suddetta cultura. Perché sì: sono gli uomini che devono riflettere sulla loro mascolinità, ovvero su come si relazionano con le donne, comprese le estranee. Ripeto: purtroppo continuano a vederle come prede, il che ovviamente ci rattrista ma allo stesso tempo non ci sorprende. Noi che le accogliamo tutti i giorni, infatti, conosciamo bene questa loro esperienza. Anzi, questa nostra esperienza».
Reati in aumento
A proposito di uomini: secondo il rapporto, più di frequente rispetto alle donne hanno assistito a una rissa (52%), a uno scippo o a un borseggio (33,9%), hanno fatto a botte o sono stati coinvolti in una rissa (16,2%) e sono stati aggrediti da uno sconosciuto (13,1%). Risultato: anche loro ritengono a larga maggioranza (69,5%) che nell’ultimo lustro le strade siano diventate più pericolose, mentre la percentuale di chi ha ammesso di provare paura nel rientrare a casa con il buio non ha superato un comunque elevatissimo 46,5%. E se da un lato il problema sicurezza è reso ancor più allarmante dall’aumento dei reati denunciati rispetto sia al 2019 che al 2023 (+3,8% e +2%, per un valore assoluto di 2.388.716), dall’altro – spiegano gli autori dell’indagine – «siamo però ancora molto lontani dai 2.812.936 reati del 2014, ed è ancora presto per dire se la crescita a cui stiamo assistendo sia solo una piega congiunturale o sia, invece, foriera di un vero e proprio cambio di ciclo».
Roma e Milano da record (negativi)
Capitolo province (o città metropolitane): a Roma il maggior numero di reati denunciati – 271.033, l’11,3% del totale nazionale –, ma è Milano a detenere il primato di quelli consumati in rapporto alla popolazione residente: 69,7 ogni 1.000 abitanti, per un valore assoluto di 226.230. Seguono Firenze (65,3) e la stessa Capitale (64,1), con Bologna (60,9) e Rimini (60,3) a completare la ben poco lusinghiera top five. Il tutto ovviamente al netto dei reati commessi ma non denunciati: un «sommerso» per sua stessa natura non quantificabile in maniera precisa. «Se, come dice Freud, “l’umanità ha sempre barattato un po’ di felicità per un po’ di sicurezza” – recita il documento –, bisogna allora adoperarsi affinché l’insicurezza e il conseguente senso di allarme non prendano il sopravvento e non originino comportamenti quotidiani ispirati alla rinuncia e alla chiusura». Purtroppo però è quanto sta già accadendo, se si pensa che il 38,1% degli italiani ha rinunciato almeno una volta a uscire «per paura che gli capitasse qualcosa di grave» (con un picco del 52,1% nella fascia 18-34 anni). «Con il risultato – viene evidenziato – di avere una società forse meno allarmata, ma sempre più triste e sempre più isolata»