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 2025  maggio 09 Venerdì calendario

Il nome e tanto altro

Si parlava di un conclave diviso come non mai, tra cardinali freschi di nomina che neppure si conoscevano, di veleni e controveleni, di veti e controveti fra conservatori, centristi e progressisti. Invece, con la fumata bianca delle 18.06, solo 17 giorni dopo la morte di papa Francesco e 21 ore dopo la prima fumata nera, la Chiesa si conferma l’istituzione più solida su piazza, anche se ha il sistema elettorale più antico e strano del mondo. E, altro paradosso, quella più al passo con i tempi. L’eterno presente dell’èra liquida e il mordi e fuggi dei social trovano una risposta fulminea proprio da una congrega di vecchietti che si parlano in latino e seguono rituali bimillenari: quanto di più distante dalla modernità secolarizzata si possa immaginare. La Chiesa ha i tempi biblici dell’eternità, ma ha eletto il nuovo papa in tempi assolutamente umani: 2 giorni e 4 scrutini. Un voto-lampo che eguaglia quelli di Luciani nel 1978 e di Ratzinger nel 2005: aveva fatto meglio solo Pio XII, eletto al terzo tentativo nel 1939 alla vigilia della guerra mondiale. Ma questo è un record assoluto di brevità, se si pensa che il corpo elettorale non era mai stato così numeroso (133 cardinali), nuovo (110 debuttanti) e globalizzato, dunque eterogeneo (da ben 71 Paesi). E poi c’è il colpo di scena, che conferma il detto “chi entra papa esce cardinale”: un papa non italiano o nero o asiatico, ma statunitense di Chicago.
Ora che i porporati hanno riavuto i loro cellulari, sapremo quanti hanno votato Robert Francis Prevost e gli altri candidati. Di lui conosciamo la biografia uscita sui media in queste due settimane e mezza di Totopapa e Fantapapa: frate agostiniano, missionario in Perù, quindi nordamericano ma anche sudamericano, le polemiche su due preti suoi amici accusati di abusi. Ma quando un cardinale diventa papa non cambia soltanto nome (che pure è splendido, Leone XIV, sulla scia del XIII, il Papa sociale della Rerum Novarum): cambia molto altro. Chi si aspettava da Ratzinger un gesto rivoluzionario come le dimissioni? E quando fu eletto il 76enne Bergoglio, che stava facendo le valigie per ritirarsi in un pensionato, molti elettori pensavano di aver issato al Soglio un vecchio conservatore di transizione, come si era detto anche di papa Giovanni. E furono clamorosamente smentiti. Prevost è ritenuto “il meno americano dei cardinali americani”, anche se Trump non esiterà a metterci il cappello (anzi la mitria) sopra. È certo più riservato e prudente di Francesco, che però lo nominò cardinale e prefetto del Dicastero dei Vescovi, quindi se ne fidava ciecamente. Lui ieri l’ha citato e ringraziato commosso. Ma soprattutto ha ripetuto per ben cinque volte una sola parola: “pace”. “Disarmata e disarmante”.