Il Messaggero, 9 maggio 2025
Delpero, sette David per "Vermiglio" «Vincerli, da donna, è più difficile»
«Non sono piovuta dal cielo, per arrivare fino a qui mi sono fatta il mazzo», dice Maura Delpero, «e ho scontato il doppio handicap di essere donna e “periferica": non sono nata a Roma in una famiglia di cinema, il mio percorso è stato in salita». All’indomani dei sette David di Donatello che hanno incoronato Vermiglio, la regista di Bolzano, classe 1975, esprime la sua gioia, potenziata dal record di essere la prima regista femmina premiata nei 70 anni del riconoscimento.
L’interminabile diretta della cerimonia, durata su Rai1 fino alle 1.30 di notte, non ha certo sbancato l’auditel, fermandosi al 13 per cento di share e attirandosi molte critiche di essere noiosa, costellata di tempi morti e degli estenuanti discorsi dei premiati (ma una clessidra come agli Oscar, no?). Eppure il giorno dopo c’è posto solo per la gioia: Maura, molti documentari e un solo altro film alle spalle (il notevole Maternal, premiato a vari festival internazionali) ha sconfitto anche Parthenope del premio Oscar Paolo Sorrentino, 7,5 milioni incassati in sala, arrivato in finale con 15 nomination ed è rimasto sorprendentemente a bocca asciutta.
LA FOTOGRAFIA
Che effetto le fa? «Non provo nulla. Sorrentino non so nemmeno quanti premi abbia vinto e quanti ne vincerà ancora. Io sono felice per me, non contro gli altri. E mi fa piacere che siano stati premiati anche dei professionisti sconosciuti al grande pubblico come il direttore della fotografia, i responsabili del casting e i tecnici del sonoro». Prima regista incoronata ai David che quest’anno si sono colorati di rosa, premiando anche Margherita Vicario per Gloria! e Francesca Mannocchi per il documentario Lirica Ucraina: si aspettava di vincere? «Eravamo tre su cinque, oltre a me correvano anche Valeria Golino e Francesca Comencini, dunque le probabilità erano alte», risponde Delpero, «in tema di parità le cose stanno cambiando e finalmente arriverà il giorno in cui la vittoria di una donna non farà più notizia. Vincere è un punto d’orgoglio in più perché probabilmente quelle donne candidate hanno fatto più fatica. Nascere in una società patriarcale scatena un auto-boicottaggio ereditato da generazioni». Ambientato durante la Seconda Guerra mondiale in un paesino delle Alpi, Vermiglio «è un film profondamente antimilitarista», sottolinea il regista, «racconta la guerra senza toni adrenalinici, testosteronici: non ci sono eroi, i protagonisti sono uomini “rotti” che tornano dal fronte con gli occhi vuoti e senza più parole perché, come dice un personaggio femminile, la guerra rende stupidi tutti». La regista era già candidata ai David, in passato, con un documentario «ma non partecipai alla cerimonia perché non era aperta alla nostra categoria e noi mandammo una lettera di protesta. Per fortuna le cose sono cambiate e ora dobbiamo molto al cinema del reale perché ha aperto alle donne».
LA PRODUZIONE
Prodotto dalla stessa regista, il compagno argentino Santiago Fondevilla Sancet, Francesca Andreoli, Leonardo Guerra Serragnoli con la coproduzione di RaiCinema (che ai David ha collezionato 18 statuette), Vermiglio è attualmente su Sky ma forse tornerà nelle vendite. È il classico film d’autore: «E l’industria del cinema, rappresentata dai 1780 giurati del David, ne ha riconosciuto la qualità», dice Paolo Del Brocco, ad di RaiCinema. «Vermiglio ha incassato due milioni 550mila euro, più di Anora e di The Brutalist, ed è stato visto da 400mila persone», aggiunge Andrea Occhipinti di Lucky Red. Il futuro di Delpero? «Per ora sto fiutando molte offerte», risponde il regista, «ma sono aperta. Devo però concludere l’avventura di Vermiglio. Da Venezia, dove il film vinse il Leone d’argento, alla candidatura all’Oscar (entrò nella shortlist ma non nella cinquina, ndr), sono passati pochi mesi ma sembra una vita».