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 2025  maggio 09 Venerdì calendario

"Diversificare" dopo i flop negoziali: il tycoon cerca riscatto in Medio Oriente

Dai costi energetici agli accordi di sicurezza, dalla pressione nei conflitti regionali alla rivalità con la Cina, passando per la mediazione sull’Ucraina. La visita in Medio Oriente della prossima settimana offre al presidente Usa la possibilità di diversificare una politica estera rimasta impantanata negli inconcludenti negoziati sul cessate il fuoco in Ucraina e nelle vane promesse di Vladimir Putin. Il tour sta quindi assumendo i contorni di una manovra di potere che conferma la centralità degli Stati del Golfo nella strategia geopolitica statunitense.
Qatar, Emirati Arabi Uniti e Arabia Saudita non sono infatti solo pilastri della stabilità regionale, ma rappresentano la potenza americana in Medio oriente e offrono risorse che Trump è determinato a sfruttare, perlomeno nel breve termine. Ma per farlo, deve destreggiarsi fra la crescente influenza della Cina e il complesso ruolo della Russia. L’obiettivo principale di Trump per il viaggio resta, come sempre, la politica interna: deve tornare a Washington con vittorie tangibili.
Per dare sfiato alle pressioni inflazionistiche causate dalle sue politiche tariffarie, ad esempio, il capo della Casa Bianca vuole siglare impegni di investimento multimiliardari da parte di Riad, Doha e Abu Dhabi. (La scelta di snobbare l’Oman sarebbe infatti dovuta alla riluttanza di Muscat a promettere un forte allineamento economico con gli interessi statunitensi). Per lo stesso motivo, un’altra preoccupazione urgente di Trump è il prezzo del petrolio. Ma l’Arabia Saudita ha valide ragioni per mantenere prezzi elevati che sostengano il bilancio nazionale e giganteschi progetti infrastrutturali e, in generale, gli Stati del Golfo sono sempre più consapevoli che l’energia è una delle poche leve che possano garantire una certa parità nella partnership con Washington. Trump potrebbe dunque offrire maggiori garanzie di sicurezza o accordi sulle armi in cambio di concessioni sul petrolio, anche queste a breve termine. Trump ha bisogno delle monarchie del Golfo anche a livello diplomatico.
Con il tempo che stringe e impone al presidente Usa di mostrare qualche risultato sul conflitto fra Mosca e Kiev, i tre Stati alleati, in particolare Riad, sono diventati un prezioso canale di comunicazione con Mosca e Trump potrebbe spingere per una nuova iniziativa del Golfo verso un cessate il fuoco. La Cina, però, sarà l’elefante onnipresente in ogni stanza durante la visita del tycoon. Trump cercherà di fare pressione non solo su Emirati Arabi Uniti, Qatar e Arabia Saudita, ma su tutti i sei membri del Consiglio di cooperazione del Golfo, che negli ultimi anni si sono legati economicamente in “mood” sempre più stretto alla Cina pur rimanendo dipendenti dagli Stati Uniti per la sicurezza, affinché prendano le distanze da Pechino. Ciò richiederà motivazioni economiche e militari solide affinché il Golfo adotti questa decisione, in particolare nei settori della cooperazione in materia di sicurezza e del commercio di alta tecnologia. Una proposta controversa in questo senso è l’istituzione di una base militare Usa sull’isola saudita di Tiran, una posizione strategica nel Mar Rosso. Potenzialmente vantaggiosa per gli obiettivi di sicurezza sia statunitensi che israeliani, e anche per Riad, una simile mossa potrebbe scatenare una forte reazione, non solo da parte dell’Iran ma anche dell’Egitto. Il Cairo potrebbe considerare la base una minaccia per il Canale di Suez e il Sinai e cercare sicurezza nell’orbita di Pechino o Mosca. La normalizzazione dei rapporti con Israele è un altro punto fondamentale in agenda.
Trump spingerà l’Arabia Saudita ad aderire agli accordi di Abramo, anche se il costo politico di un avvicinamento allo Stato ebraico è aumentato enormemente nell’opinione pubblica araba in seguiti alle operazioni militari israeliane a Gaza.
Qualunque sia l’esito della visita, di certo è emblematica di un cambiamento nella politica estera dell’era Trump: un allontanamento dalle alleanze tradizionali e una preferenza per i risultati a breve termine.