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 2025  maggio 08 Giovedì calendario

La Spagna riduce l’orario di lavoro a parità di stipendio: l’Italia non se lo può permettere, ecco perché

Passo finale del governo spagnolo su uno dei principali punti del suo programma politico: la riduzione del monte orario settimanale di lavoro ordinario da 40 a 37,5 ore senza abbassamento dei salari, una misura approvata dal Consiglio dei ministri. «Oggi aiutiamo a far sì chi le persone siano un po’ più felici», ha dichiarato  la vicepremier e ministra del Lavoro, Yolanda Diaz, dicendo di pensare, ad esempio, a tutte le persone «che non riescono quasi a stare con i loro figli semplicemente perché non hanno tempo». La norma comprende anche un «registro» digitale per tenere il calcolo in modo efficace delle ore effettive di lavoro, così come il diritto alla «disconnessione digitale» dei dipendenti al di fuori dell’orario professionale.
L’opposizione degli imprenditori
Tecnicamente, il provvedimento approvato è un «progetto di legge», che ora inizierà l’iter parlamentare. Al momento, dai gruppi politici rappresentati non sono tuttavia arrivate al governo garanzie per appoggi sufficienti alla norma, già osteggiata, durante la lunga fase di dibattito pubblico di cui è stata oggetto negli ultimi mesi, dalle principali associazioni degli imprenditori.
Il nodo della produttività
In Italia la discussione sulla riduzione dell’orario di lavoro è in stallo. Nel 2023 alcune aziende hanno fatto il passo con accordi aziendali: è il caso di Intesa Sanpaolo, Lamborghini, Luxottica. Ciascun gruppo con formule diverse studiate su misura. Il contratto dei bancari ha poi previsto la riduzione dell’orario settimanale di 30 minuti. Ma la riduzione dell’orario di lavoro a parità di stipendio non si sta imponendo come una soluzione per tutti. E il motivo è molto semplice: la produttività, cioè il prodotto per ogni ora lavorata, in Italia aumenta al rallentatore, meno degli altri Paesi europei. E per potersi permettere una riduzione dell’orario di lavoro a parità di stipendio servirebbe un aumento di produttività.
E quello delle retribuzioni
Ma non è solo questo. A remare contro la riduzione dell’orario di lavoro c’è anche la riduzione dei salari reali, oggi dell’8% più bassi rispetto al 2021. Se i salari sono bassi e si fatica ad arrivare alla fine del mese le persone tendono a chiedere piuttosto qualche ora di straordinario per arrotondare. Senza contare gli orari ridotti. I part time involontari sono circa il 60%: anche in questo caso i dipendenti (donne comprese, nonostante i maggiori carichi di lavoro gratuito a casa) chiedono di lavorare di più. Tirando le somme: la riduzione dell’orario di lavoro a parità di stipendio bisogna potersela permettere. Indispensabile avere, di partenza, alta produttività e buoni salari. E gli spagnoli su questo negli ultimi anni hanno fatto passi avanti.