Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2025  maggio 08 Giovedì calendario

La memoria «ingiusta» degli Anni di Piombo

Domani (9 maggio, ndr) è il giorno dedicato alla memoria delle vittime della stagione delle stragi e del terrorismo che insanguinò l’Italia. Ed è probabile che la ricorrenza sia sommersa da altri avvenimenti. Anzi da un altro Annuncio. La giornata di domani coincide con la data in cui si trovò il corpo senza vita di Aldo Moro. Sono passati 47 anni. Ma è anche la Festa dell’Europa. E mai, come in questo frangente della Storia, l’attenzione sarà riposta sulla celebrazione moscovita della vittoria sul nazismo nella Seconda Guerra Mondiale.
Dunque, ci portiamo avanti. Motivo del «Frammento»: una profonda ingiustizia nella nostra memoria collettiva. Spesso si ricordano più i nomi dei colpevoli, con le loro vite spericolate, mentre quelli delle vittime, con le loro vicende personali fatte troppo di dovere, sembrano caduti nel dimenticatoio della Storia. Da cronista di quegli anni trovo triste che vi siano politici che non abbiano idea di chi siano stati Lando Conti o Roberto Ruffilli (assassinati entrambi dalle Brigate Rosse, rispettivamente nel 1986 e nel 1988). O magistrati che non conoscono il sacrificio di Girolamo Tartaglione o Girolamo Minervini (caduti sempre sotto i colpi delle Br nel ‘78 il primo e nell’80 il secondo). Sono solo alcuni esempi.
Demoralizza constatare, parlando nelle scuole, come quel periodo rappresenti una sorta di «buco nero». Non solo per gli studenti. A volte anche per gli stessi insegnanti. Letteratura e cinema si sono occupati più degli assassini. C’è più romanzo. Era inevitabile. I colpevoli sono anche diventati gli storici del periodo che hanno reso così tragico. Non tutti hanno detto tutta la verità, l’unica che potrebbe alleviare la scia di dolore di tante famiglie. Resto poi convinto che se vi fosse una memoria più viva e consapevole la custodia dei valori repubblicani sarebbe meno incerta e fragile. E certi contrasti, penso a quelli tra politica e magistratura, verrebbero affrontati con uno spirito diverso.