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 2025  maggio 08 Giovedì calendario

"Sì al piano dei Paesi arabi". Meloni stoppa Netanyahu

Giorgia Meloni si presenta in Senato per il cosiddetto premier time 469 giorni dopo l’ultima volta, quando – era il 24 gennaio del 2024 – fu nell’aula della Camera che rispose alle interrogazioni dei parlamentari. Allora come ieri a tutto campo, dalla politica estera alle questioni interne.
La crisi in Medio Oriente
Uno dei passaggi chiave è sicuramente quello sul conflitto tra Israele e Gaza. Questione complessa e scivolosa, sia per ragioni diplomatiche che geopolitiche. Un tema su cui non a caso Meloni si è sempre mossa con grande prudenza. Facendo ieri, però, un passo avanti. Interpellata sull’argomento dalla senatrice Michaela Biancofiore, la premier dice infatti di «appoggiare il piano dei Paesi arabi». «In Medio Oriente – spiega – continuiamo a lavorare per la fine permanente delle ostilità e appoggiamo il lavoro dei Paesi arabi, che sono la chiave di volta nella soluzione permanente del conflitto. C’è un piano di ricostruzione per Gaza credibile che hanno portato avanti per tracciare un quadro generale di pace e sicurezza, quadro che a nostro avviso deve includere anche la prospettiva dei due Stati». Insomma, per quanto giocando sul filo dell’equilibrio ed evitando di prendere pubblicamente le distanze da Benjamin Netanyahu, il segnale diplomatico è chiaro. Perché il sottinteso delle parole di Meloni è, evidentemente, la sua contrarietà a un’ulteriore escalation del conflitto e all’annunciata invasione della Striscia di Gaza da parte di Israele.

Il sostegno all’Ucraina
La premier, poi, ribadisce che l’Italia «è sempre stata e continuerà ad essere a fianco di Kiev». E auspica «una pace giusta e duratura» che «non può prescindere da garanzie di sicurezza efficaci per la nazione aggredita». È sempre più urgente, aggiunge, «un cessate il fuoco immediato e incondizionato», con «l’auspicio che la Russia voglia dimostrare concretamente la volontà di costruire la pace, perché l’Ucraina lo ha già fatto».
Spese militari al 2% del Pil
Meloni conferma inoltre l’obiettivo di arrivare al 2% del Pil per le spese in difesa. Perché, spiega, «l’Italia e l’Europa devono rafforzare le proprie capacità difensive per rispondere alle responsabilità cui sono chiamate anche in ambito Nato». Un impegno che la premier ribadisce «con la coerenza di chi da patriota ha sempre sostenuto che libertà ha un prezzo e se fai pagare a un altro la tua sicurezza non sei tu a decidere pienamente del tuo destino». E «si perde la possibilità di difendere appieno i propri interessi nazionali».
Riforme e legge elettorale
Sul fronte interno, invece, la presidente del Consiglio nega che ci sia stata una frenata sulle riforme. «Il premierato – dice – sta andando avanti e continuo a considerarla la madre di tutte le riforme. Non dipende da me ma dal Parlamento, ma la maggioranza è intenzionata a procedere spedita su questa riforma esattamente come sulla riforma della giustizia». E contigua al premierato è l’eventuale modifica della legge elettorale. Meloni non entra nel merito, ma a chi gli chiede se sia ancora favorevole alle preferenze risponde senza esitazioni: «Confermo di essere favorevole all’introduzione delle preferenze nella legge elettorale».
Sanità e liste d’attesa
Poi la premier si appella alle regioni sull’annoso problema delle liste d’attesa, perché «ogni anno stanziamo risorse che però vengono gestite dalle regioni». Insomma, «abbiamo fatto un decreto per intervenire con dei poteri sostitutivi» ma «le regioni su questo non sono d’accordo» ed è bene che «gli italiani sappiano che abbiamo queste difficoltà».
Migranti e modello Albania
Infine, Meloni rivendica la strategia del governo sull’immigrazione che «ha abbattuto gli ingressi irregolari» e «ha ridotto il numero di morti in mare». Per questo l’esecutivo andrà avanti «con determinazione» con il protocollo Italia-Albania.