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 2025  maggio 08 Giovedì calendario

Bambina incinta a 12 anni, l’accusa di violenza sessuale. La famiglia rom e lo sfogo della piccola: «Voglio piangere»

Arriva in tribunale il caso della “sposa bambina”, vittima di violenza sessuale e rimasta incinta ad appena 12 anni. La prima udienza preliminare è stata fissata il primo luglio davanti alla giudice Claudia Cortegiano. Sotto accusa quattro persone: i genitori della bambina abusata e quelli del suo “compagno”, anche lui minorenne all’epoca dei fatti, ovvero il periodo di giugno 2021. Tutti dovranno rispondere della pesante accusa di violenza sessuale ai danni di minorenne (609 bis e quater del codice penale) per non aver impedito che i rispettivi figli avessero «plurimi rapporti sessuali dai quali derivava lo stato di gravidanza, poi interrotto».
La vicenda ricostruita dagli investigatori è da brividi. Si tratta di una convivenza tra una 12enne e un 17enne culminata con un matrimonio celebrato secondo la tradizione rom, poi un aborto spontaneo e infine la nascita di una bambina. «Stanotte volevo piangere, non ce la faccio più: ho paura di quelli», diceva la ragazzina intercettata, parlando con la madre e la sorella.

La convivenza sembrava dunque forzata anche se, al momento dell’interrogatorio, gli indagati sostennero che tutto era avvenuto secondo le loro “tradizioni”. Una tesi ovviamente incompatibile con l’ordinamento giuridico italiano. E ora i genitori di entrambi i minorenni dovranno rispondere di violenza sessuale aggravata, così come ipotizzato dalla Procura di Latina. Nel capo d’imputazione si fa riferimento alla «violazione della posizione di garanzia che comporta per il genitore l’obbligo di tutelare la vita, l’incolumità e la moralità sessuale dei minori contro altrui aggressioni». E invece i genitori di lei, secondo la ricostruzione, non si opposero a quella convivenza della bambina a casa di lui dove vivevano anche gli altri due genitori. Tutto è accaduto tra il 2020 e il 2023. L’inchiesta del pm Giuseppe Miliano ha riguardato inizialmente Ferdinando Di Silvio, detto “Gianni”, e la moglie Laura De Rosa, detta “Puccia”, esponenti di due famiglie rom del capoluogo nonché genitori del ragazzo coinvolto in questa vicenda. Poi gli accertamenti si sono allargati coinvolgendo anche il padre e la madre della vittima, considerati consenzienti.
Inizialmente i carabinieri indagavano su una rete di spaccio di droga, attraverso appostamenti e intercettazioni arrivarono a un’abitazione usata come centrale dello spaccio. Ma osservando quanto accadeva è emersa una situazione ben più grave: in quella casa, infatti, vivevano il figlio 17enne della coppia proprietaria dell’abitazione e la sua “fidanzatina” appena 12enne. Nell’agosto 2021 la ragazzina rimase incinta, ma alla 22esima settimana scoprì che aveva perso il bambino, così la giovane fu portata all’ospedale di Castellammare di Stabia, in provincia di Napoli, dove la famiglia aveva delle conoscenze. Qui i sanitari effettuarono l’intervento, a quanto emerso senza segnalare il caso.
Ad aprile 2023 nacque una bambina, la mamma non aveva neanche 14 anni. Il 4 febbraio scorso gli arresti di Ferdinando Gianni Di Silvio e Laura De Rosa per violenza sessuale aggravata, stessa accusa contestata ai genitori della ragazzina, che però non sono stati arrestati. La giovane mamma oggi vive in una località protetta con la figlia e continua ad essere seguita costantemente dai servizi sociali del Comune di Latina con un educatore. Nel frattempo ha ricominciato a studiare e ha ultimato le scuole medie. Il tribunale dei Minori di Roma ha nominato un tutore legale per monitorare in maniera costante la situazione. Il Comune di Latina ha annunciato la volontà di costituirsi parte civile nel processo che inizierà a luglio in fase preliminare.