Il Messaggero, 8 maggio 2025
Conclave, congregazioni senza donne (ignorate alle riunioni): il Vaticano post Bergoglio è ancora al maschile, e il nuovo Papa?
Chiuso il pontificato di Bergoglio e valutati i segnali negativi di queste giornate conclavarie, la domanda che serpeggia è cosa sarà dei (pochi) passi in avanti intrapresi in questi dodici anni di pontificato a favore delle donne: con il nuovo Papa continueranno oppure si tornerà indietro? Eppure risuonano ancora le raccomandazioni di Bergoglio: «Il maschilismo è una realtà contraria al Vangelo, la direzione giusta è la valorizzazione di donne e uomini» aveva più volte ripetuto a vescovi e cardinali chiedendo di avviare un percorso virtuoso teso alla «smaschilizzazione» delle strutture ecclesiali. Lui poi aveva chiamato persino diverse teologhe a tenere lezioni ai cardinali di curia su quanto fosse opportuno rendere effettivo il cammino tracciato dal Vaticano II sulla valorizzazione dei laici. Una volta aveva persino incaricato una vescova luterana a parlare (sempre ai cardinali), sollevando non pochi mal di pancia. Malumori che si sono acuiti in seguito con la nomina – ai vertici di due importanti dicasteri – di due suore titolatissime, da una parte suor Petrini, economista e presidente del Governatorato, dall’altra suor Brambilla, pro prefetta al dicastero dei religiosi assieme al cardinale salesiano Artime. Nonostante Francesco avesse sbarrato la strada al diaconato femminile (come del resto i suoi predecessori) le sue timide aperture non erano affatto gradite, erano viste come strappi. E adesso?
Il primo segnale
Le avvisaglie del cambiamento che è nell’aria – certamente non in favore dell’emancipazione – sono arrivate durante le Congregazioni Generali. Il primo segnale è arrivato con gli oltre 160 interventi che si sono ascoltati in aula. Quasi tutti i cardinali hanno volutamente ignorato la grande questione femminile nel mondo. È così mancata totalmente una riflessione generale sulla strisciante cultura patriarcale che, come si sa, resta alla radice di troppi fenomeni di violenza, di abusi e di sopraffazione nelle società. C’è poi stato un cardinale, Beniamino Stella, che avrebbe criticato certi azzardi di Bergoglio avendo dato spazio, anche in ruoli di governo, ai laici e alle donne.
Le associazioni cattoliche tedesche facendo un bilancio su quello che i cardinali hanno ascoltato in questi giorni sono deluse. Non solo è mancata una riflessione generale ma è risultata carente pure la voce delle donne medesime. In questo frangente è poi suonata anomala l’assenza nelle congregazioni generali di alcune figure femminili di governo, quasi una discriminazione. Durante le prime fasi delle riunioni, al collegio cardinalizio è stata esposta la relazione economica dello stato di salute della Santa Sede. Un compito che sarebbe dovuto spettare a suor Raffaella Petrini, sia per competenza che per posizione, visto che è anche Presidente della Pontificia Commissione dello Stato della Città del Vaticano. Sul suo tavolo, ogni giorno, transitano tutti i conti economici e nessuno meglio di lei poteva avere il quadro completo. Invece la religiosa non è nemmeno stata invitata e la relazione sulle finanze d’Oltretevere l’ha tenuta il cardinale Marx di Monaco, che tra l’altro è uno dei pochi che spicca per essere uno dei cardinali più liberal e progressisti, e da tempo in Germania in prima linea per l’ammissione delle donne al diaconato femminile. Così le immagini che si sono viste in questi giorni di pre-conclave hanno fatto affiorare intere sessioni al maschile, praticamente dei “manel”. La cosa non poteva far storcere il naso alle diverse e influenti associazioni femminili tedesche da tempo sul piede di guerra per l’immobilismo romano.
Le posizioni dei 133 cardinali elettori su temi come il sacerdozio e il diaconato femminile variano significativamente e influenzano le dinamiche conclavarie. Il tema della condizione femminile resta l’elefante nella stanza: più del 50% del popolo di Dio è donna, le religiose sono in maggioranza, così come quelle che vanno ancora alla messa. Sono poi la stragrande maggioranza dei catechisti, degli animatori del canto e della liturgia. Solo alcuni cardinali in passato hanno espresso apertamente il loro sostegno al diaconato femminile. Una rarità. Per esempio cardinale brasiliano Leonardo Ulrich Steiner, arcivescovo di Manaus, che ha sottolineato che nella sua diocesi molte donne svolgono già funzioni equivalenti a quelle di un diacono, tanto vale prenderne atto e sanare la situazione. Anche il cardinale francese Jean-Marc Aveline, arcivescovo di Marsiglia, ha mostrato di avere una certa apertura verso il diaconato femminile, pur mantenendo però una posizione cauta. Aveline, annoverato tra i papabili, ha sottolineato l’importanza di un dialogo inclusivo. A suo parere vi è la necessità di una maggiore partecipazione delle donne nella vita ecclesiale.