Corriere della Sera, 7 maggio 2025
Il Papa bambino dei fratelli Grimm
La letteratura ha sempre avuto molto da dire sul Papato. Dante incontrò nella terza bolgia Giovanni Gaetano Orsini, pontefice tra il 1270 e il 1280 con il nome di Niccolò III: i simoniaci, colpevoli di aver fatto compravendita di beni sacri, vengono collocati a testa in giù dentro i fori che tappezzano la bolgia. Sui loro piedi, che fuoriescono dai buchi, guizzano le fiamme dello Spirito Santo (ecco il contrappasso). Così grottescamente capovolto, Niccolò preannuncia a Dante la discesa all’Inferno di Bonifacio VIII e di Clemente V. Nel Paradiso, San Pietro dirà che Bonifacio ha fatto del soglio pontificio una cloaca di «sangue e puzza».
Gli scrittori non fanno sconti alla curia, in genere descritta come luogo di corruzione e di loschissimi intrighi. Machiavelli ricorda il più dissoluto, Alessandro VI, emblema di lussuria e di nepotismo nonché padre di diversi figli, tra cui Cesare Borgia, la cui fortuna precipitò insieme a quella del genitore (morto avvelenato). Nel filone satirico contro il Vaticano, spicca Giuseppe Gioachino Belli, che si diverte a sfottere il magna magna der Papa, der Zagratario de Stato, der Camerlengo, der Tesoriere eccetera. Ma soprattutto, nel sonetto L’upertura der Concrave, Belli si chiede come sarà il nuovo pontefice. Risposta: «O ppiù o mmeno, la solita canzona. / Chi vvòi che ssia? Quarc’antra faccia amara, / Compare mio, Dio sce la manni bbona».
La Roma apocalittica di Guido Morselli rimane invece orfana del Santo Padre (Roma senza papa, scritto tra il 1966 e il ’67, fu pubblicato nel 1974, un anno dopo il suicidio dell’autore). Protagonista un giovane prete svizzero che, in attesa di un’udienza, si ritrova, con sua moglie, precipitato nel clima di sfascio generale del Vaticano proprio quando il papa, un benedettino irlandese divenuto Giovanni XXIV, decide di trasferirsi a Zagarolo, dove alleva serpenti e studia un accordo tra Stati Uniti e URSS per la spartizione della Luna.
Prima venne però il più francescano dei papi, quello raccontato dai fratelli Grimm nella fiaba Le tre lingue. In Svizzera (sempre la Svizzera) un ragazzino viene giudicato un inetto dal padre, un vecchio conte, e mandato presso tre maestri famosi perché sia educato per bene: il risultato è che la prima volta impara la lingua dei cani, la seconda volta quella degli uccelli e la terza quella delle rane. Tutte cose giudicate inutili dal padre, che deluso lo caccia di casa. Dopo varie disavventure, il ragazzo si ritrova a Roma nei giorni di un conclave talmente incerto che i cardinali decidono di eleggere papa colui il quale mostrerà un segno divino. In chiesa il ragazzo viene avvicinato da due colombe bianche come la neve che si posano sulle sue spalle parlando con lui. I religiosi vi riconoscono la volontà del cielo e ne fanno senza indugi il Santo Padre. Sarebbe il successore ideale di Bergoglio.