La Stampa, 7 maggio 2025
Luca Marinelli: “Siamo tutti vittime del sistema patriarcale, dobbiamo imparare dai nostri figli”
Si sono conosciuti nel 2012 sul set della miniserie Maria di Nazaret, dove, diretti da Giacomo Campiotti, interpretavano Giuseppe e Maria. Da allora Luca Marinelli, nato a Roma nel 1984, vive a Berlino con Alissa Jung, nata a Munster nel 1981, attrice e adesso per la prima volta regista di Paternal leave, in cui dirige suo marito nella parte di Paolo, un padre in fuga dalle proprie responsabilità: «Volevo trovare una formula – spiega Jung – per esplorare il rapporto che si instaura tra padre e figlia e capire meglio come possa fare un genitore ad abbandonare un figlio senza rimorsi». Accanto ad Alissa Jung, madre di due ragazzi, Lenius e Julina, nati dal primo matrimonio con il conduttore tv Jan Hahn, scomparso nel 2021, Marinelli torna ad essere un ragazzo un po’ impacciato, pronto a cedere la parola alla compagna, ad annuire, a dire che lei spiega tutto meglio di lui e quindi è inutile aggiungere altro: «Mi sembra la risposta perfetta». Eppure, ancora una volta, al centro del film (nei cinema dal 15 dopo l’anteprima alla Berlinale e la presentazione al 43° Bellaria Film Festival) c’è il tema del momento, ovvero la paternità, esperienza che, finora, Marinelli ha vissuto solo in quanto figlio. Girato su una riviera romagnola grigia e ventosa, Paternal leave descrive, tra fughe, scontri e incomprensioni, il processo che porterà Paolo a combattere le sue paure e guardare finalmente negli occhi Leo (Juli Grabenhenrich), la ragazzina che non ha mai voluto conoscere.
Perché oggi è così difficile essere padri?
«Sottoscrivo quello che dice Alissa. Credo anche che, dentro questo film, ci sia un tema di cui si parla molto. Non sappiamo bene cosa sia accaduto al protagonista nel passato, ma avvertiamo che, probabilmente, c’è una responsabilità della società che spinge ad essere in una certa maniera, anche chi, magari, vorrebbe essere in un’altra».
Nella serie fenomeno Adolescence si parla molto degli errori dei genitori. L’ha vista?
«No, ma so che devo vederla. Posso dire che in Paternal leave il padre che scappa da tutto e grazie all’incontro con la figlia che aveva rifiutato, alla fine decide di fermarsi. Capisce di non poter andare oltre, perché questa ragazza giovane e insieme più adulta di lui, gli impone di concentrare lo sguardo su quel che sta facendo».
Paolo compie errori e soprattutto teme di farne altri. Che ne pensa?
«Il protagonista non è empatico, non si rende conto di ritrovarsi davanti a una figlia con cui ha sbagliato tutto. Fa giri complicati, non vuole smettere di fuggire, ha una grande paura di sbagliare e continua a farlo, come spesso accade».
Quale pensa che sia la cosa più importante per essere bravi padri?
«Vivendo nella nostra famiglia, con Alissa che ha due figli dal suo primo marito, ho imparato che la cosa più importante è ascoltare i figli e, soprattutto, imparare da loro. Anche perché loro, rispetto a noi, sono più collegati al presente, lo vivono più consapevolmente».
Che rapporto ha con i suoi?
«Ho avuto genitori meravigliosi».
Ha mai pensato che il loro fosse un mestiere difficile?
«Si, assolutamente, essere genitori non è semplice. All’inizio, quando noi siamo piccoli, i padri e le madri sono genitori e basta. Poi, quando si cresce, ci si rende conto che loro, in fondo, sono dei ragazzi diventati grandi, uguali a te, ma anche con più esperienza».
Tra lei e i suoi genitori c’è sempre stata comunicazione?
«Valuto molto il rapporto che ho con loro, è basato su grande scambio, grande dialogo e anche grandi argomenti. Credo di essere stato molto fortunato».
Il patriarcato è un’istituzione in via di sparizione ?
«Grazie al femminismo stiamo tentando di rovesciare un patriarcato che è sempre stato, per uomini e per donne, un problema gravissimo. Siamo tutti, fortemente, vittime sofferenti di un sistema patriarcale che non si sa a chi abbia fatto bene, penso a nessuno. Stiamo facendo grandi rivoluzioni in questo campo, dobbiamo andare avanti, questo è semplicemente un inizio, ma io sono fiducioso, le cose cambieranno».
Recita per la prima volta diretto da sua moglie. Com’ è andata?
«È stato entusiasmante, ma siamo anche stati molto professionali. Ho incontrato una grandissima regista che mi ha dato la possibilità di esplorare qualcosa di più di me stesso e di questo lavoro. Le ho detto che avrei fatto il film se mi fossi sentito utile, è stato emozionante essere testimone della nascita dell’intero progetto».
Qual è il significato profondo del film?
«Credo che Paternal Leave ci aiuti a comprendere quanto sia stratificata la vita, con le sue difficoltà e con le sue meraviglie, e anche quanto la vulnerabilità appartenga a ognuno di noi e a quanto sia sempre necessario lo scambio tra esseri umani».