Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2025  maggio 07 Mercoledì calendario

La squadra di calcio della Scala (che vince spesso)

Quando a far battere il cuore non sono le luci della ribalta ma i goal: dentro l’ufficio di Andrea Vitalini ci sono coppe, gagliardetti, foto d’antàn. Gli occhi gli si illuminano quasi come quando parla di Toscanini, di Maria Callas, Mario Del Monaco. O forse di più. Perchè è lui, responsabile dell’archivio storico del Teatro La Scala, l’anima della squadra di calcio del teatro. Una delle tradizioni più belle e meno conosciute del Piermarini. Presidente dal 2000 e navigato portiere, onusto di gloria dopo la quarta vittoria al 55esimo torneo europeo di calcio dei teatri che ha appena colto a Vienna in finale con gli sloveni del Teatro di Maribor.
Quando nasce la passionaccia per il pallone?
«Il calcio arriva alla Scala in modo sistematico alla fine degli anni ’60, soprattutto grazie a Claudio Abbado, grandissimo direttore, ma anche tifoso e giocatore di calcio, promotore di numerose sfide internazionali, organizzate in occasione di tournée e ospitalità, come quelle con il Teatro Bol’šoj di Mosca».
E quando iniziate a misurarvi con le altre squadre?
«Nel 1974 la Scala partecipa per la prima volta al Torneo Europeo di Calcio per Teatri d’Opera, che diventerà un impegno costante. Negli anni Novanta diventa più concreta anche l’attività in Italia e nel 2000 si disputa la prima Coppa Italia di Calcio per Teatri, che la Scala vincerà in due occasioni. Dal 2000 l’attività calcistica scaligera acquisisce regolarità, con la partecipazione ad un campionato amatoriale e quindi un impegno settimanale costante. Nel 2002 la Scala vince per la prima volta il Campionato Europeo. Si ripeterà nelle edizioni 2022 e 2023, portando a tre le vittorie nella massima competizione per Teatri».
La squadra della Scala partecipa al Torneo europeo dal 1986. Questa è la vostra quarta vittoria. Com’è andata?
«La squadra che ha organizzato il torneo si chiama FC Wojtyla, dal nome di un parco di Vienna. In tutto eravamo in 14 team: c’erano i teatri di Roma, una squadra che raggruppa musicisti di Santa Cecilia, dell’Opera, la squadra dell’associazione Gaspare Tirincanti di Riccione, il cui capitano è Mario Marzi, sassofonista della Scala. Poi c’erano i nostri storici avversari sloveni, i tenacissimi del Teatro di Maribor, gli svizzeri di Losanna, la squadra del teatro di Graz, la Wiener Staatsoper e i musicisti e attori del Burgtheater di Vienna. Abbiamo poi creato una squadra All european stars per raccogliere musicisti che non sono riusciti a organizzare un team nel loro teatro, che aveva per capitano Luca Infante del Teatro Regio di Torino. Per la prima volta ha partecipato anche il Teatro Municipal di Saragozza. Dopo una partita molto combattuta contro il teatro di Graz finita ai rigori, abbiamo avuto la meglio sulla squadra del Teatro di Maribor per 2 a 0. Ma ci hanno fatto penare, sono tosti anche se è il terzo anno consecutivo che perdono la finale»
Quanto vi allenate?
«Non è facile perchè l’attività alla Scala è continuativa. Il giorno migliore è il lunedì, quando orchestrali e coristi sono di riposo. Diciamo che i campionati sono l’allenamento per tener viva la squadra in vista del torneo internazionale. Il gruppo conta in tutto circa sessanta iscritti. Abbiamo anche colleghi di altri teatri che vengono a giocare con noi»
Com’è assortita la squadra?
«In genere molti orchestrali, macchinisti e amministrativi. Quest’anno abbiamo anche diversi coristi, e ci fa molto piacere. Gli unici a cui è proibito partecipare sono i ballerini. E per ovvi motivi»
Per la prima volta avete un capitano millennial.
«È il violinista Indro Borreani, classe 2000, il primo millennial assunto dalla Scala. Appena gli impegni glielo consentono, viene a giocare»
Oltre ad Abbado, c’è qualche altro direttore che ha manifestato interesse per il pallone?
«Daniel Harding. È un appassionato, tifoso del Manchester. Durante un torneo in Giappone aveva giocato con noi, poi nel 2005 quando è venuto in Scala lo abbiamo coinvolto nel trofeo Piermarini, e ha fatto goal. Era felicissimo»
In tourneè giocavate?
«Io cercavo sempre di portare le maglie. Ricordo in Kazakistan un torneo rivincita allo stadio in cui abbiamo sfidato la squadra del governo e del ministero della cultura. Hanno vinto loro, ma il ministro della cultura mi ha dato la coppa come miglior giocatore»
C’è un sancta sanctorum delle vostre vittorie?
«Ci sono due luoghi: il mio ufficio, dove conservo tante coppe. E poi il bar interno, la cosiddetta cambusa, dove ci sono le cose più prestigiose»
C’è una squadra cui siete particolarmente legati?
«Dire quella della Fenice. C’è una tradizione e per tanti anni c’è stato un rapporto privilegiato. Per anni l’anima è stato il violoncellista Mauro Roveri, poi è arrivato Enrico Graziani che oggi gestisce la squadra dei Teatri di Roma. La Fenice ad esempio ci ha battuto a San Siro al primo trofeo La Scala del calcio. Poi l’anno dopo al Penzo di Venezia ci siamo rifatti però con un bel 5 a 3»
Chi sono le ragazze scaligere?
«Nel 2017 nasce anche la squadra di calcio femminile grazie ad alcune lavoratrici del Teatro. Il 27 novembre 2021 le ragazze scaligere hanno partecipato e vinto il torneo “Un gioco da ragazze”, organizzato dal Comune di Milano in occasione della Giornata mondiale per l’eliminazione della violenza contro le donne, e nel 2022 si sono ripetute a San Siro vincendo un triangolare con la squadra del Comune di Milano e della Polizia Penitenziaria».
C’è un ricordo particolare?
«Nel 2019 avevamo una tournèe in Finlandia. Io mi ero fatto male ad un dito. Giuseppe Bellanca, tenore del coro molto bravo e poliedrico mi aveva convinto a portare le maglie. Purtroppo due giorni prima di partire ha avuto un terribile incidente in moto ed è morto. A quel punto ci siamo sentiti in dovere di organizzare un memorial. I finlandesi sono stati incredibili, hanno capito il senso perfettamente e ci hanno organizzato una partita memorabile, con inni nazionali, marcia trionfale dell’Aida e tanto di telecronaca (ancora visibile su FB)».