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 2025  maggio 07 Mercoledì calendario

«Matteo Bassetti è stato ucciso», il video fake del Tg1 creato con l’IA. La rabbia del virologo: «Denunciare? L’ho fatto tante volte, non serve a nulla»


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«Matteo Bassetti è stato ucciso in un agguato a colpi di arma da fuoco mentre era in auto in un incrocio trafficato a Roma». Inizia così un video circolato sui social che sembrerebbe riproporre un servizio del Tg1. Nel filmato si sente la voce, clonata, della giornalista Valentina Bisti, che dice: «Si è trattato di un attacco pianificato. Il giorno prima della sua morte aveva rivelato al nostro corrispondente informazioni scioccanti sul sistema sanitario, che forse gli sono costate la vita».  Si tratta di un fake clamoroso, elaborato con l’intelligenza artificiale. E a chiarire tutto è stato lo stesso Bassetti, che ha scelto di pubblicare un messaggio diretto per rassicurare chi lo segue.
«L’impunità della Rete fa perdere la voglia di denunciare. È inutile muovermi con i legali, io l’ho fatto decine di volte ma non è servito assolutamente a niente», ribadisce il direttore Malattie infettive ospedale policlinico San Martino di Genova all’Adnkronos Salute. «Spendi soldi, investi in avvocati e poi il risultato finale è zero». Ma per Bassetti è un danno anche a una scoperta fondamentale per il futuro come l’Ai. «Rimango ancora convinto che l’intelligenza artificiale sia una grandissima e straordinaria conquista per tutti. Proprio per questo bisogna colpire chi la usa per scopi diversi da quelli per cui è nata, cioè aiutarci anche nel campo sanitario ad andare più avanti. Lasciare questa gente impunita fa sì che l’immagine dell’intelligenza artificiale venga offuscata».
«Prendere certi tipi di decisioni per certi comportamenti varrebbe la pena per dare un segnale sul fatto che la Rete non è il ’far west’, ma ci sono delle regole che tutti devono seguire», continua la riflessione dell’infettivologo. «Io credo che su questo tema sia necessario un intervento da parte della politica con leggi speciali, specifiche che regolino in maniera differente la Rete, perché oggi è diventata appunto un far west. Sembrano due mondi che viaggiano in maniera parallela con regole diverse, quello della vita reale dove ci sono le regole che vengono in qualche modo fatte rispettare dalla forza pubblica, dalla magistratura, dalla società civile. E poi c’è la Rete dove puoi fare qualunque cosa e sai di essere completamente impunito, perché purtroppo mentre per la società reale si è fatto molto in questi anni lì non si è fatto abbastanza, quindi i mezzi tecnologici a disposizione anche della Polizia postale probabilmente non sono adeguati per risalire ai responsabili di tutto questo e quindi è inutile denunciare». Su «una situazione così grave», incalza, «non si dovrebbe neanche ricorrere alla denuncia del singolo. Ripeto, si sono impadroniti del Tg1, di una giornalista, di un medico per vendere un prodotto. Dovrebbe essere quasi perseguibile d’ufficio. Io di denunce ne ho fatte centinaia, ma ad oggi mi pare che non si sia arrivati assolutamente a niente. Lascia tanta amarezza, perché dimostra come in questo Paese – anche nella giustizia e anche in questo – ci siano evidentemente due velocità. A me personalmente dispiace, e mi disturba».